Due notturni per pianoforte, op. 27


Musica: Fryderyk Chopin (1810 - 1849)
  1. do diesis minore: Larghetto
  2. re bemolle maggiore: Lento sostenuto
Organico: pianoforte
Composizione: 1835
Edizione: Breitkopf & Härtel, Lipsia, 1836
Dedica: contessa d'Appony
Guida all'ascolto 1 (nota 1)

Questi due Notturni furono pubblicati nel 1836, ma composti, forse, due anni prima. Essi costituiscono una specie di «dittico» nel quale l'uno è come l'antitesi dell'altro (già la tonalità di do diesis minore messa a fronte a quella di re bemolle maggiore richiama l'attenzione). Il primo Notturno, misterioso e, a tratti drammatico, evoca sentimenti di angoscia, di tormento in un'atmosfera armonica così ambigua e irrequieta da far dire a uno studioso i tra i più seri (F. Laurencin, autore di una Nuova armonia) che questa composizione era una «tromperie continuelle de sons».

Quanto il primo Notturno è misterioso e tormentato, tanto il secondo, in re bemolle maggiore è limpido e quieto, e suscita nell'ascoltatore un senso di calma e di serenità. Basato sopra una serie di lunghi arpeggi «il tema si dispone» ha osservato Zdislas Jachimecki «suggerendo una dimensione armonica che richiama l'arcaico carattere dell'antica modalità greca». Dopo di che l'autorevole biografo polacco precisa, senza del resto rischiare di essere contraddetto, il seguente giudizio sulle caratteristiche generali dei chopiniani Notturni: «Indipendentemente dallo sviluppo futuro della musica, i Notturni di Chopin conserveranno tutta la loro freschezza attraverso le lunghe tappe della storia musicale; essi costituiscono delle autentiche profezie per la nuova arte, tutt'oggi impegnata nella lotta per l'esistenza».

Domenico De' Paoli

Guida all'ascolto 2 (nota 2)

Se alle mazurche e alle polacche resta affidata l'immagine di Chopin compositore «nazionale», ai notturni e ai valzer resta affidata quella oggi forse meno accettabile, di Chopin compositore romantico per eccellenza e perfino salottiero, tutto turbamenti e venature sentimentali. Il notturno, messo in auge da Field, aveva certo trasferito sulla tastiera l'effusione dell'animo priva di qualsivoglia impennata razionale ed aveva anche trasportato al pianoforte l'arte, appresa dagli operisti italiani, di cesellare ed abbellire la melodia. E infatti altro elemento costitutivo del notturno è l'influsso italiano. Ambedue questi elementi sono avvertibili nei notturni dell'op. 27. Ma il primo, nello scavo compiuto su una sola cellula armonica, si pone a distanza non calcolabile rispetto agli stilemi della moda romantica mentre il secondo, nel recupero della cantabilità, non rinuncia alla magistrale varietà delle modulazioni e dell'armonia. Nell'uno e nell'altro sono pìccoli, ma importanti particolari che increspano il limpido specchio in cui dovrebbe riflettersi l'animo meditativo e «sombre» caro ad un certo tipo dì cultura e ad un certo momento storico. Così Chopin, uomo del suo tempo, piegava la moda alle sue esigenze interiori.

Bruno Cagli


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia;
Roma, Sala Accademica di via dei Greci, 22 marzo 1968
(2) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Olimpico, 15 dicembre 1976


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Ultimo aggiornamento 20 dicembre 2015