Quattro mazurche per pianoforte, op. 6


Musica: Fryderyk Chopin (1810 - 1849)
  1. fa diesis minore
  2. do diesis minore
  3. mi maggiore: Vivace
  4. mi bemolle minore: Presto ma non troppo
Organico: pianoforte
Composizione: 1830 - 1832
Edizione: Kistner, Lipsia, 1832
Dedica: contessa Pauline Plater
Guida all'ascolto (nota 1)

Si deve a Chopin la trasfigurazione artistica della mazurka, un'antica danza polacca di origini contadine, che intorno al 1800 si era ormai diffusa anche nelle città. Secondo Belotti, «in nessun altro genere Chopin ha svelato l'ampiezza del suo genio, nessun altro si presta allo studio dell'insieme del suo stile musicale, nessun altro rivela l'intima connessione tra la sua musica e quella della sua terra». La mazurka accompagnò Chopin durante tutta la sua attività di compositore: la prima fu composta a circa dieci anni d'età, l'ultima rimase allo stato d'abbozzo perché la morte gli fermò la mano. Le prime (pubblicate postume, senza numero d'opera) erano state composte da Chopin quand'era ancora poco più che bambino, pensando ai salotti di Varsavia come loro naturale destinazione; invece quelle scritte in seguito, a partire dalle Mazurche op. 6, non erano più musica di danza, bensì una stilizzazione o piuttosto una specie di ricostruzione fantastica della danza. E riandando con la memoria a una realtà musicale legata alla sua infanzia e alla terra natia riaffiorava nel compositore il ricordo dei tratti tipici della musica popolare polacca, come scale e armonie che al pubblico dell'epoca sarebbero sembrate volgari e vietate, se non fosse stato l'idolatrato Chopin a proporle all'ascolto.

Le quattro Mazurche op. 6, le prime pubblicate da Chopin, furono probabilmente abbozzate a Varsavia, ma vennero portate a termine a Vienna tra la fine del 1830 e l'inizio del 1831, quando il musicista aveva da poco lasciato definitivamente la sua terra. Nella Mazurka in Fa diesis minore op. 6 n. 1 si può riconoscere un omaggio alla musica popolare polacca nel trattamento del primo tema e nei fortissimo e negli sforzato posti all'inizio delle quattro brevi frasi del secondo tema, che riproducono il grido che segnava i tempi forti delle danze contadine. Come in quasi tutte le mazurche di Chopin la forma è invece quella della danza cittadina, dove la sezione iniziale viene ripetuta con leggere varianti dopo un Trio centrale. La Mazurka in Do diesis minore op. 6 n. 2 è il gioiello della raccolta. Anche qui si trovano allusioni, alla musica polacca, ma si tratta appunto di allusioni o di personali ricreazioni di certi usi e certi stilemi, perché in Chopin non s'incontrano mai vere e proprie citazioni del repertorio popolare tradizionale. Questo sguardo retrospettivo ad usi antichissimi, come la modalità in luogo della tonalità, si traduce paradossalmente in risultati molto sorprendenti e audaci per l'epoca, come nel caso dell'ambiguità tonale, particolarmente forte nel Trio di questa mazurka, tanto che due manoscritti autografi di Chopin, pur senza cambiare nulla della musica, lo indicano in due diverse tonalità, Mi maggiore in un caso, La maggiore nell'altro. Con precisi riferimenti alla musica popolare - una rustica quinta vuota ripetuta continuamente dalla mano sinistra per dieci battute e l'alternanza tra ritmo binario e ternario - si apre anche la terza di queste danze, in Mi maggiore: sono da sottolineare, perché compaiono raramente nelle mazurche di Chopin, la sonorità velata, misteriosa e scura del primo tema e l'ampiezza del Trio. L'ultima Mazurka in Mi bemolle minore op. 6 n. 4 ha dimensioni più ridotte (manca il Trio) e un tempo più rapido e vivace, con un continuo gioco di spostamenti d'accento.

Mauro Mariani


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Olimpico, 22 ottobre 1998


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Ultimo aggiornamento 31 dicembre 2014