Tre mazurche per pianoforte, op. 56, BI 153, CI 83-84-85


Musica: Fryderyk Chopin (1810 - 1849)
  1. si maggiore: Allegro non tanto
  2. do maggiore: Vivace
  3. do minore: Moderato
Organico: pianoforte
Composizione: 1843
Edizione: Schlesinger, Parigi, 1844
Dedica: Katharina Maberly
Guida all'ascolto (nota 1)

Le cinquantanove mazurke occupano l'intero arco creativo di Chopin, a cominciare dal 1820 sino a poche settimane prima della morte del musicista. La mazurka è una danza caratteristica di estrazione popolare della Polonia con il suo metro ternario in movimento moderato e accentato sul terzo tempo di ogni battuta. Chopin si richiama a questo linguaggio per motivi nostalgici e affettivi (si sa quanto egli abbia sofferto la lontananza e le sciagure politiche della sua terra natia), ma ciò non significa che l'artista abbia riprodotto, senza rielaborarli, i moduli del folclore musicale, almeno a cominciare dalle quattro mazurke dell'op. 17, in cui si può avvertire il progressivo straniamento dai modelli popolari. Del resto diversi studiosi sono concordi oggi nel dire che molte trovate tecniche ricorrenti nelle mazurke, come i pedali di quinte e le melodie di terze e seste parallele, erano già state assimilate dalla musica colta e arricchite dalle risorse della polifonia strumentale, tanto esaltata negli ambienti più evoluti della civiltà artistica parigina.

Le Tre mazurke op. 56 furono scritte nel 1843 e dedicate a mademoiselle Malerby; in un primo tempo non furono ben capite dalla critica, perché considerate come espressioni di un ripiegamento nostalgico verso il passato, ma oggi largamente apprezzate per alcuni risultati stilistici in esse contenuti, appartenenti allo Chopin maturo. Infatti la prima Mazurka, contenente anche accenni di valzer, racchiude inflessioni armoniche di raffinata fattura negli arabescanti accordi della mano destra. La seconda Mazurka, pur nel mosaico di una scrittura di diversa qualità, contiene un episodio di notevole effetto, determinato da un canone fra due parti, indipendenti fra di loro. La terza Mazurka è una pagina stupenda per quel senso di fantastica contemplazione in cui la forma sboccia con naturalezza, come un fiore ai primi tepori primaverili.


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia;
Roma, Auditorio di via della Conciliazione, 17 gennaio 1981


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Ultimo aggiornamento 1 dicembre 2013