Tre mazurche per pianoforte, op. 50, BI 145, CI 80-81-82


Musica: Fryderyk Chopin (1810 - 1849)
  1. sol maggiore: Vivace
  2. la bemolle maggiore: Allegretto
  3. do diesis minore: moderato
Organico: pianoforte
Composizione: 1841 - 1842
Edizione: Mechetti, Vienna, 1842
Dedica: Leon Szrnitkowski
Guida all'ascolto 1 (nota 1)

Le tre Mazurke op. 50, sono state composte tra gli ultimi mesi del 1841 e la primavera del 1842, e pubblicate nel settembre del 1842 con dedica all'amico Leon Szmitkowski. La Mazurka in sol maggiore op. 50 n. 1 (Vivace) è una pagina che, al di là dell'abituale ma intenso contrasto fra il brio della parte iniziale e la malinconia di quella centrale, presenta elementi dai forti caratteri innovativi: un'incredibile varietà armonica (nelle sole sedici battute del Trio vengono toccate almeno sette tonalità diverse) e la comparsa di un tema completamente nuovo nella ripresa della prima parte.

Nella Mazurka in la bemolle maggiore op. 50 n. 2 (Allegretto), invece, questa volta il contrasto è fra una prima parte più malinconica e il brio ritmico del Trio centrale. Di particolare interesse per la loro asimmetria ritmica le otto battute introduttive.

Con la Mazurka in do diesis minore op. 50 n. 3 (Moderato) siamo davanti a un capolavoro assoluto, in cui Chopin interviene sensibilmente sul modello originario inserendo nuovi elementi; si tratta infatti di una pagina assai ampia, ricca di molti temi diversi e caratterizzata da una notevole densità contrappuntistica.

Carlo Cavalletti

Guida all'ascolto 2 (nota 2)

Composte attorno al 1840 e pubblicate nel 1842, le tre Mazurche dell'op. 50 presentano già i tratti dell'ultimo Chopin, quei ripensamenti stilistici in cui pare si attutisca la meravigliosa capacità romantica di reinventare le forme. Almeno così si deduce da uno spoglio statistico della critica. Ma per verità mai come attorno al 1840 l'invenzione di Chopin era stata tanto incandescente. Il taglio netto della danza con trio sfuma ormai nel passato, e ciascuna per suo verso le Mazurche dell'op. 50 paiono suggerire precari e pertanto magici equilibri: incontri di reminiscenze, etniche e colte, cenni di danza o stilemi dotti, risolti tutti nella calligrafia più preziosa del secolo. La Mazurca in sol maggiore contraddice la movenza cavalleresca dell'esordio. Difatti l'afflato eroico si diluisce nell'insistenza di episodi lirici che lo riconducono nell'alveo di una eco elegiaca. La mazurca in la bemolle maggiore è l'unica regolarmente tripartita. Ma la melodia insiste sulle fioriture cromatiche, il lessico chopiniano del languore patetico, come già per Mozart, e l'episodio centrale a fanfare evita l'amplificazione del forte. La Mazurca in do diesis minore è rimasta celebre per la presentazione del tema in canone all'ottava. L'omaggio al Preludio nella stessa tonalità dal I volume del Clavicembalo ben temperato è evidente. Ma ciò non fa che arricchire nel procedimento dell'imitazione la tavolozza elegiaca del pezzo, la cui rassegnazione si delinea sottilmente nella scrittura armonica estremamente mobile, e nella elaborazione di singole cellule ritmico-tematiche, che distillano dalla danza le architetture dolenti.

Gioacchino Lanza Tommasi


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia;
Roma, Auditorio di via della Conciliazione, 15 dicembre 2000
(2) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Olimpico, 28 marzo 1973


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Ultimo aggiornamento 26 giugno 2015