Mazurca in fa minore per pianoforte, op. 68 n. 4, BI 168, CI 99


Musica: Fryderyk Chopin (1810 - 1849)
Organico: pianoforte
Composizione: 1849
Edizione: Schlesinger, Berlino, 1855

Ultima mazurca di Chopin
Guida all'ascolto 1 (nota 1)

Sappiamo che Fryderyk Chopin morì a Parigi, nel suo appartamento al numero 12 di Place Vendòme, schiantato dalla tisi a soli trentanove anni, alle due del mattino di mercoledì 17 ottobre 1849. Quella morte poneva fine a una malattia che durava da decenni, che aveva conosciuto più volte momenti estremamente drammatici e che nell'ultimo anno si era trasformata in un'autentica agonia: già dal novembre del 1848, infatti, il compositore polacco era stato costretto quasi sempre a letto e quando, molto di rado, riusciva faticosamente a uscire, appariva curvo «come un temperino semiaperto», con le gambe gonfie, squassato dalla tosse («per quanto tossisco, a volte penso di stare per rendere l'anima») e per salire anche una sola rampa di scale doveva essere portato a braccia, perché non aveva più né le forze né il fiato sufficienti. Nel marzo del 1849 era sembrato «moribondo» a Delacroix che un mese dopo lo vide «trascinarsi» alla prima del Profeta di Meyerbeer in cui cantava l'amica Pauline Viardot.

Questa lenta e lunga agonia fisica non poteva non riflettersi sulla sua attività compositiva, giunta praticamente al termine già con la Sonata per violoncello e pianoforte, l'ultima opera da lui data alle stampe, nell'estate del 1847. «Mi sento sempre più debole, non posso comporre niente, non tanto per mancanza di desiderio, quanto per impedimenti fisici»; «non ho ancora cominciato a suonare, non posso comporre»; «suono sempre meno, non posso scrivere niente»: sono alcuni dei disperati appelli lanciati nelle sue lettere agli amici fra l'autunno del 1848 e l'estate del 1849.

Nei rari ed effimeri momenti in cui riusciva a sollevarsi da questo stato di prostrazione - e in particolare nell'estate del 1849 trascorsa grazie alla generosità degli amici, in un luminoso appartamento sulla collina di Chaillot, alle porte di Parigi - Chopin tentò ancora di fermare sul foglio alcune idee musicali, riuscendo però a lasciarci solo l'abbozzo quasi illeggibile di una Mazurka in fa minore. È altamente significativo che il brano al quale Chopin tentò disperatamente di lavorare con le sue ultime forze sia stato proprio una Mazurka, a conferma del fatto che questo genere squisitamente polacco che lo aveva costantemente accompagnato nel corso della sua breve vita - da quando a dieci anni, nel 1820, aveva firmato una Mazurka in re maggiore - rappresenta una sorta di autentico journal intime della sua esistenza. Tuttavia le Mazurke, ad onta di questa importanza e della particolare predilezione che Chopin nutriva per loro, essendo ancor meno adatte alle vaste sale da concerto e meno accattivanti rispetto ad altre pagine chopiniane e così indissolubilmente legate al melos polacco, non hanno mai goduto di un grande favore presso il grande pubblico e presso gli interpreti.

Occorre chiarire che la Mazurka in fa minore op. 68 n. 4, considerata generalmente «l'ultima composizione di Chopin», in realtà non è una vera e propria composizione di Chopin ma solamente una ricostruzione effettuata dall'amico Franchomme nel 1852 partendo da quell' abbozzo in fa minore quasi illeggibile dell'estate del 1849. Ce lo conferma una lettera scritta nel 1852 da Jane Stirling, allieva di Chopin, a Ludwika, sorella del compositore: «Vi mando per mezzo della signora Puslowska ciò che Franchomme è riuscito a decifrare dell'ultima Mazurka scritta a Chaillot e che tutti credevamo assolutamente illeggibile. Ma Franchomme vi è riuscito e l'ha trascritta su due fogli separati perché non osava riunire le due parti. Tuttavia aggiungendovi nel basso una nota (il mi), con il si le due parti fanno un tutto. So che ne sarete contenta».

Nella versione realizzata da Franchomme, pubblicata nel 1855 a cura di Julian Fontana presso Schlesinger a Berlino e Meissonnier a Parigi, la Mazurka op. 68 n. 4 è una pagina mesta e meditativa di appena 40 battute, formata da un episodio in fa minore e da uno in la bemolle maggiore-do minore seguito dalla ripetizione del primo. Uno studio dell'autografo di Chopin (conservato a lungo dalla famiglia Franchomme e acquistato nel 1958 dalla Towarzystwo im. Fryderyka Chopina di Varsavia) - scritto in una grafia incerta, irto di correzioni e cancellature, privo di qualsiasi segno di indicazione agogica e con le armonie talvolta appena accennate - rivela che esiste anche un terzo episodio in fa maggiore (talmente tormentato da aver indotto Franchomme ad espungerlo), e che i due episodi «decifrati» dal paziente revisore sono effettivamente stati scritti da Chopin, ma non uno di seguito all'altro, visto che i vari episodi sono collegati fra loro da indicazioni e segnì rimando non proprio chiarissimi. Pur trovandoci quindi davanti a un brano le cui melodie sono state indubbiamente concepite da Chopin, non possiamo proprio considerarlo la sua «ultima composizione» in quanto si tratta di un qualcosa da lui non finito e ricostruito da altri: cosa che avrebbe senza dubbio offeso profondamente il lucidissimo senso della forma del compositore polacco.

Carlo Cavalletti

Guida all'ascolto 2 (nota 2)

La Mazurka in fa minore op. 68 n. 4 è un Andantino composto nell'estate del 1849, rimasto incompiuto su un foglio quasi illeggibile e ricostruito in seguito da due studiosi chopiniani. È un canto dolente che riflette le terribili condizioni fisiche del musicista alla vigilia della morte. In un contesto cromatico molto inquieto e turbato affiora una melodia dolcissima e pura, espressione di una nostalgia del tempo felice e ormai irrecuperabile.


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Olimpico, 30 marzo 2000
(2) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia;
Roma, Auditorio di via della Conciliazione, 26 maggio 1989


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Ultimo aggiornamento 26 novembre 2014