Mazurca in la minore per pianoforte "Il piccolo ebreo", op. 17 n. 4, BI 77, CI 63


Musica: Fryderyk Chopin (1810 - 1849)
Organico: pianoforte
Composizione: 1832 - 1833
Edizione: Pleyel, Parigi, 1833
Dedica: Lina Freppa
Guida all'ascolto 1 (nota 1)

La Mazurka in la minore op. 17 n. 4 (Lento, ma non troppo), reca come sottotitolo "Il piccolo ebreo" perché ispirata alle musiche udite durante un matrimonio ebraico. Essa fu scritta probabilmente tra il 1832 e il 1833 e pubblicata a Lipsia nel 1834. Il pezzo ha una chiara derivazione slava nella meodia e nel ritmo e presenta molte ornamentazioni caratteristiche di una danza contadina. La forma è d'impianto classico: introduzione, prima parte, seconda parte, ripresa abbreviata della prima parte, coda.

Guida all'ascolto 2 (nota 2)

La composizione delle Mazurke accompagna l'intero arco creativo di Fryderyk Chopin dalle due scritte a quindici anni nel 1825 alle quattro dell'op. 68 ultimate nel 1849 sul letto di morte. Mazurke e Polacche incarnano con pari intensità la nostalgia di Chopin per la sua patria infelice ma mentre la Polacca, vasta e fastosa, predilige accenti eroici e imperiosi, la Mazurka più breve e semplice, è la rievocazione affettuosa di lontani quadretti popolari rivisti in una dimensione intimistica molto diversa dalla retorica letteraria delle composizioni più ambiziose. Eppure il microcosmo della Mazurka chopiniana anziché ricordare l'incompletezza evocativa dello schizzo vive di una propria compiuta autosufficienza espressiva, in una personalissima cifra stilistica che concilia il tono familiare, il profumo di terra con una raffinata scrittura pianistica e un'arditezza armonica, forse giustificata dalla sua pretesa naiveté, spesso ancor più sorprendente che nelle opere maggiori.

Le quattro Mazurke op. 17, dedicate a Lina Freppa, furono composte nel 1834 e fanno parte del gruppo di quarantatre (le Mazurke sono in tutto cinquantotto) pubblicate col consenso di Chopin durante la sua vita. La piccola raccolta offre un esempio della varietà cangiante di sentimenti e immagini che si incontrano nel corpus delle Mazurke. Passiamo cosi dal piglio di marcia della prima in si bemolle maggiore (Vivo e risoluto) alla fascinosa irrisolutezza melodica della seconda in mi minore (Lento ma non troppo), dalla studiata fatuità della terza in la bemolle maggiore (Legato assai) alla tristezza cupa della quarta in la minore (Lento ma non troppo) di tutte la più celebre e stupendamente enigmatica. E proprio la natura misteriosa e introversa di questo piccolo capolavoro ha stimolato la fantasia dei primi commentatori che si sono sbizzarriti nell'inventare un titolo chiarificatore della particolare espressività della pagina. Tra questi il più noto è quello di Il piccolo ebreo (la Mazurka descriverebbe appunto un povero ubriacone impegnato ad annegare la sua malinconia nell'alcool) che per sciocco che sia rende abbastanza bene il carattere di abbandono fatalistico della melodia stagnante sull'immobile monotonia di una serie di accordi. Dopo una sezione centrale in la maggiore che interrompe l'afoso immobilismo con una danza popolaresca si ripresenta la terribile fissità dell'inizio fino a sospendersi e svanire nell'incompiutezza di un accordo di sesta.

Giuseppe Rossi


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia;
Roma, Auditotio di via della Conciliazione, 26 maggio 1989
(2) Testo tratto dal programma di sala del Concerto del Maggio Musicale Fiorentino,
Firenze, Palazzo Pitti, 12 luglio 1982


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Ultimo aggiornamento 18 maggio 2016