Ballata n. 1 in sol minore per pianoforte, Op. 23, BI 66, CI 2


Musica: Fryderyk Chopin (1810 - 1849)
  1. Introduzione: (4/4, sol minore) - Largo
  2. Sezione I: tema A (6/4, sol minore) - Moderato
  3. Sezione II: tema B (6/4, mi bemolle maggiore) - Meno mosso
  4. Sezione III: tema B (6/4, la maggiore) - Scherzando
  5. Sezione IV: tema B (6/4, mi bemolle maggiore)
  6. Sezione V: tema A (6/4, sol minore)
  7. Coda: (2/2, sol minore) - Presto con fuoco
Organico: pianoforte
Composizione: 1831 - 1835
Edizione: Breitkopf & Härtel, Lipsia, 1836
Dedica: barone von Stockhausen
Guida all'ascolto 1 (nota 1)

Quasi esclusivamente dedicata al pianoforte, la musica di Chopin, intrecciata di danza e di elegia, di lirismo soggettivo e di nostalgia della lontana patria polacca, impreziosita da accenti di aristocratica mondanità e di pariginismo, rappresenta la più perfetta incarnazione dell'anima romantica nella dimensione del suono pianistico.

Di origine squisitamente romantica, il titolo di «Ballata», dato da Chopin a quattro sue composizioni, era passato alla musica dalla poesia letteraria, offrendo un esempio di quella tendenza ai rapporti scambievoli tra le varie arti in cui si riflette uno dei maggiori ideali del Romanticismo. Nelle ballate, affini alle romanze (titolo anche questo ripreso dai musicisti), i poeti romantici evocano leggende d'amore, d'armi, di cavalleria, vagheggiate in un favoloso Medioevo, con ricchezza di elementi fantastici. Molte di esse furono poste in musica sotto forma dì «Lieder» per canto e pianoforte (un grande esempio: Der Erlkönig di Schubert). Ma la ballata puramente strumentale non rappresenta che un trasferimento, nei domini propri della musica, del mondo poetico caratteristico di quel genere letterario.

Donde il tono narrativo, leggendario e cavalieresco, appunto, delle Ballate per pianoforte di Chopin, d'altronde ispirate, nella loro ideale concezione, alle Ballate lituane del poeta polacco Adam Mickiewicz. Non si tratta naturalmente di musica legata a precisi «programmi», anche se di fronte ad esse ci è difficile sfuggire all'idea di ascoltare fantastici racconta in una lingua incantevole. Gli stessi arabeschi sono di un decorativismo spiritualizzato, facente tutt'uno con l'idea poetica. Un grandioso preambolo dà inizio alla Ballata in sol minore op. 23, che procede con un tono narrativo pieno di passione. Di un'inattesa drammaticità è la sua conclusione: una vera tempesta sonora che può paragonarsi alla paurosa fine dei fatti evocati in un racconto poetico.

Massimo Bruni

Guida all'ascolto 2 (nota 2)

Negli anni Venti e Trenta del XIX secolo, il repertorio del pianista virtuoso era abbondante di composizioni, tipiche del gusto Biedermeier, brevi e di grande effetto, fra le quali non mancavano certo delle pagine rapsodiche che, in qualche modo, potevano prefigurare quella che sarebbe divenuta la tipologia della ballata strumentale romantica. Tuttavia, prima che Chopin si accingesse, nel 1831, alla stesura della Prima Ballata, il genere che portava questo nome aveva trovato espressione, in ambito musicale, solamente in composizioni liederistiche, o all'interno di opere liriche; in sostanza in pagine che prevedevano l'impiego della voce umana e dunque di un testo poetico; Chopin fu dunque il primo ad attribuire il nome di "ballata" a un brano puramente strumentale. Ciò nonostante si pone ugualmente, per le quattro ballate del compositore polacco, il problema del rapporto con una fonte letteraria.

Già Schumann nel 1841 - nel periodo più intenso della sua attività di critico - affermava di aver appreso dallo stesso Chopin che questi «era stato ispirato per le sue ballate da alcune poesie di Adam Mickiewicz», il sommo poeta romantico polacco; da qui ebbe origine quella tradizione critica, viva ancora nel nostro secolo, che si sforzò di stabilire una correlazione fra alcune delle Ballate e Romanze di Mickiewicz (pubblicate nel 1822) e le ballate di Chopin, attribuendo perfino i titoli di alcune delle opere poetiche alle composizioni musicali. Certo Chopin avrebbe rifiutato questi titoli (come fece in altre occasioni), ma è indiscutibile che egli fosse affascinato dal carattere nazionalistico e insieme epico delle opere del poeta polacco. Il problema centrale della ballata pianistica, dunque, deve essere stato quello di attribuire un carattere narrativo a composizioni prive di un referente testuale, problema risolto da Chopin principalmente sul piano della forma. Le quattro ballate, infatti, hanno in comune, oltre all'adozione del metro fluido di 6/8 o 6/4, il contrasto fra due principali idee tematiche; esse si riallacciano così alla dialettica propria della forma-sonata dell'età classica; ma essendo prive quasi completamente di sviluppi tematici di tipo beethoveniano - reinterpretano l'opposizione bitematica in modo libero, assolutamente originale e specifico per ciascuna ballata.

I quattro anni di gestazione della Ballata in sol minore op. 23 - iniziata a Vienna nel 1831 e terminata a Parigi nel 1835; dunque nel periodo delle prime grandi esperienze all'estero - offrono testimonianza dell'interesse di Chopin per questo esperimento e della sua complessità. Brevemente introdotto da un Largo con un tema in ottava - la cui conclusione, aspramente dissonante, fu per lungo tempo corretta e impoverita da censori zelanti e ottusi - il brano presenta due gruppi tematici principali ben distinti, che si alternano con simmetria e senso delle proporzioni, con l'inserimento di brillanti elementi diversivi; l'aggressività della scrittura pianistica, specie nella coda, e l'inquietudine dell'armonia impiegata, ben giustificano l'appellativo di «opera selvaggia e caratteristica» che ne diede Schumann.

Arrigo Quattrocchi

Guida all'ascolto 3 (nota 3)

La gestazione della Ballata op. 23 costò al musicista alcuni anni di lavoro, probabilmente dal 1831 al giugno 1835, quando il manoscritto fu presentato all'editore. Il carattere favoloso delle poche battute introduttive, che si concludono su un accordo audacemente dissonante, talvolta 'corretto' da certi solerti revisori del passato, si collega perfettamente al primo tema in 6/4 (il tempo composto in sei è la caratteristica metrica comune a tutte e quattro le Ballate) che dà avvio alla fascinosa narrazione, mentre il secondo tema, dal carattere più lirico, è quello che subirà nel corso del brano le più vistose trasformazioni: dalla prima ripresa, di carattere eroico, alla seconda, appassionata e già avviata verso il tempestoso e sferzante Presto con fuoco che conclude drammaticamente la composizione.

Francesco Dilaghi


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Sala Accademica di via dei Greci, 7 novembre 1969
(2) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Olimpico, 11 marzo 1999
(3) Testo tratto dal programma di sala del Concerto del Maggio Musicale Fiorentino,
Firenze, Teatro Comunale, 21 maggio 1988


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Ultimo aggiornamento 30 marzo 2016