La Wally, op. 57
Opera in quattro atti
Musica: Alfredo Catalani (1854 - 1893)
Libretto: Luigi Illica
Ruoli:
- Wally (soprano)
- Stromminger, suo padre (basso)
- Afra (mezzosoprano)
- Walter, suonatore di cetra (soprano)
- Giuseppe Hagenbach di Sölden (tenore)
- Vincenzo Gellner dell'Hochstoff (baritono)
- Il Pedone di Schnals (basso)
- Cori di Alpigiani, pastori, borghesi, vecchie,
contadini, cacciatori, giovinotti, fanciulle di Sölden e dell'Hochstoff
Organico: ottavino, 2 flauti, 2 oboi, corno inglese, 2 clarinetti, clarinetto
basso, 2 fagotti, 4 corni, 3 trombe, 3 tromboni, basso tuba, timpani,
grancassa, piatti, triangolo, tam-tam, tamburo basco, arpa, archi
Fuori scena: 6 corni, 2 trombe, campane tubolari, organo
Composizione: 1889 - 1891
Prima esecuzione: Milano, Teatro alla Scala, 20 gennaio 1892
Edizione: Ricordi, Milano, 1892 (riduzione per canto e pianoforte)
Sinossi
Atto primo.
A Hochstoff, nell'alto Tirolo, verso il 1800. Si festeggia il
settantesimo compleanno di Stromminger, che si complimenta con Gellner
per avere vinto la gara di tiro al bersaglio in suo onore. Walter canta
una triste canzone composta con Wally, che parla di una fanciulla
travolta da una valanga ("Un dì, verso il Murzoll"). Giunge Hagenbach,
il miglior cacciatore di Sölden, con una preda appena uccisa. Il
racconto della sua impresa spinge Stromminger a ricordare le sue
antiche gesta; in breve gli animi si infiammano, ma giunge Wally che
riporta la calma. La fanciulla, contrariamente alle sue abitudini, si
mostra particolarmente arrendevole con Hagenbach, suscitando la gelosia
di Gellner, che non manca di farlo notare a Stromminger. Questi allora,
chiamata a sé Wally, le propone la mano del giovane. Gellner rivela i
suoi sentimenti ("T'amo ben io!"), ma poiché Wally li disprezza,
Stromminger la pone di fronte a una severa alternativa: o sposarsi o
lasciare la casa. La fanciulla, troppo fiera e orgogliosa per piegarsi
di fronte a una scelta così estrema, prende la via della montagna,
seguita da Walter ("Ebben, ne andrò lontana").
Atto secondo.
È passato un anno. Nella taverna di Afra, il giorno del Corpus Domini,
si fa festa. Si attende l'arrivo di Wally che, dopo la morte di
Stromminger, è tornata a vivere in paese e ha ereditato le sostanze
paterne. Mentre Gellner guarda con sospetto Hagenbach, perché sa che
Wally ha sempre un debole per lui, tutti notano che la fanciulla non ha
ancora concesso a nessuno il bacio che la legherà per sempre a un uomo.
Hagenbach, d'altronde, ostenta indifferenza e, benché messo in guardia
da Afra, sua promessa sposa, si vanta con i presenti annunciando che
inviterà Wally alla danza del bacio e la piegherà al suo volere. Giunge
Wally e conquista i presenti con la sua bellezza; poi, mentre tutti si
recano a messa, resta sola con Gellner. Alle rinnovate profferte del
giovane, Wally replica con ironico disprezzo ("Cantava un dì mia
nonna") e ammette di essere innamorata di Hagenbach. Quando Gellner le
rivela il legame di questi con Afra, Wally, ingelosita, provoca la
fanciulla e la offende. Hagenbach, sopraggiunto, invita tutti a danzare
e scommette che riuscirà a piegare Wally al bacio fatale. Tutti
danzano, ma l'attenzione generale è per Hagenbach e Wally. Questa gli
rivela i suoi sentimenti mentre il giovane, che finge di ricambiarli,
ottiene alla fine l'ambito bacio. L'allegria è al culmine, quando Wally
si accorge che il comportamento di Hagenbach non è dettato da un vero
sentimento nei suoi confronti ma solo dal desiderio di vendicare
l'affronto fatto ad Afra. Mortalmente offesa, promette a Gellner di
concederglisi in cambio della vita di Hagenbach.
Atto terzo.
Wally rientra a casa con Walter, in preda alla disperazione ("Né mai
dunque avrò pace"). Intanto Gellner ha saputo che Hagenbach è diretto
all'Hochstoff e lo attende presso il ponte sull'Ache, dove sa che il
rivale dovrà passare. Mentre Wally sente il suo animo in preda a
opposti sentimenti, Hagenbach, oppresso dal rimorso, fa per recarsi da
Wally ma si imbatte in Gellner, che a tradimento lo fa precipitare nel
burrone sottostante. Avvertita dell'accaduto, Wally accorre disperata
sul ponte con Gellner e, realizzando improvvisamente di aver provocato
la morte dell'uomo che ama, tenta di ucciderlo. Un lamento la riporta
in sé: Hagenbach è ancora vivo. Sopraggiungono da Sölden gli amici di
Hagenbach e Wally stessa, calatasi con una corda, porta in salvo
l'amato che affida, insieme ai propri averi, alle cure di Afra. Poi si
allontana sulle montagne del Murzoll.
Atto quarto.
Wally vive in una capanna sulle montagne. La raggiunge Walter,
preoccupato per il pericolo rappresentato dalle valanghe, e la esorta a
fare ritorno al villaggio; ma la fanciulla è sorda a ogni sua
preghiera. Partito Walter, Wally riceve un'altra visita: è Hagenbach,
venuto a cercarla per dichiararle il suo amore. Wally è sorpresa e
commossa. Gli rivela che ella stessa ha incaricato Gellner di attentare
alla sua vita, ma a Hagenbach non importa. I due, l'uno nelle braccia
dell'altro, restano a lungo assorti nei loro progetti di vita futura
("Vieni, vieni, una placida vita...") e non si accorgono delle nubi
minacciose che si addensano preparando una tempesta. Quando Hagenbach
torna in sé si avvede del pericolo e cerca una via di scampo, ma una
valanga lo travolge. Wally, disperata, si precipita nel burrone.
I lunghi ma piacevoli soggiorni in Engadina per ragioni di
salute spinsero Catalani a familiarizzarsi con un mondo che avrebbe poi
trovato forma concreta nel soggetto di Wally. Il musicista
lo trovò in un racconto d'appendice su 'Perseveranza' e rimase ammirato
da una scansione narrativa che, evitando i consueti duetti, terzetti e
quartetti, si concentrava su una visione ampia, d'assieme. La stesura
dell'opera, iniziata nel 1889, fu terminata due anni dopo. La prima
rappresentazione, diretta da Edoardo Mascheroni e con Hericlea Darclée
ed Emanuele Suagnez nei ruoli dei protagonisti, mise in luce la
sostanziale incomprensione della critica nei confronti dell'opera e,
più in generale, della musica di Catalani. Di Wally fu in
sostanza lodata la costruzione drammaturgica, che fu trovata più
sapiente rispetto alle opere precedenti, ma nel contempo vennero
ribadite le accuse di scarsa originalità e inventiva.
A dispetto delle incomprensioni della critica dell'epoca, Wally ha il suo
autentico punto di forza proprio in un'effettiva novità di impianto
drammatico, ossia nel superamento di quelle formule melodrammatiche
della tradizione più legate ai 'pezzi chiusi' quali arie e duetti: ciò
a eccezione di quelle poche pagine impiegate da Catalani in funzione
coloristica (le canzoni dell'Edelweiss, della nonna, del pedone), ma
che di fatto restano marginali rispetto al nucleo del vero e proprio
impianto narrativo. Con quest'opera Catalani portò quindi a termine
quel progetto, già intrapreso nei suoi primi lavori, che intendeva
rinnovare la struttura dell'opera a numeri attraverso una cauta ma
significativa apertura agli orientamenti più arditi del teatro di
Wagner, senza per questo rinunciare a talune peculiarità della
tradizione italiana. Così facendo Catalani riuscì ad avvalersi dei
potenziali punti di forza delle due diverse tradizioni teatrali: quella
tedesca gli consentì di recuperare una certa urgenza e incisività di
narrazione (spesso qui affidata, come in Wagner, all'orchestra) talora
precluse al melodramma italiano in ragione del suo frequente ricorso
alle forme chiuse. L'eredità nazionale, d'altra parte, gli permise di
dar vita a una struttura narrativa nella quale alcuni numeri chiusi,
anche se più che altro brani di carattere, punteggiano e incorniciano i
momenti drammaticamente più importanti.
Pur essendo il suo capolavoro, in Wally il
compositore, forse eccessivamente assorbito dalle esigenze di un
progetto formale astratto, non sempre seppe avvalersi di un linguaggio
unitario ed espressivamente omogeneo. Significativa eccezione è la
famosa aria "Ebben, ne andrò lontana" (tratta dalla Chanson Groënlandaise,
composta da Catalani nel 1878 su versi di Jules Verne), che rappresenta
uno dei momenti più alti dell'intera partitura e che in effetti finisce
per far cadere eccessivamente l'attenzione sul primo atto a scapito dei
successivi, forse meno prodighi di idee e di novità. Si intende,
d'altra parte, che anche molte altre parti dell'opera contengono pagine
di primo piano, come il preludio al terzo atto (tratto da un brano
pianistico, A sera
, composto nel 1889 e pubblicato nel 'Paganini' di Genova) e il
successivo episodio, nel quale Wally si cala nel precipizio per salvare
Hagenbach.
Benché Wally
sia sempre stata ritenuta un'opera verista, in effetti, al di là di
certe caratteristiche esteriori, il suo clima espressivo dimostra una
piena continuità con i precedenti titoli di Catalani. Come quelli,
infatti, aderisce pienamente al genere fantastico e, a scapito delle
intenzioni stesse del musicista, che con quest'opera avrebbe voluto
creare la prima vera tragedia del suo teatro, rimane pur sempre un
lavoro che rientra nell'ambito di quello stile elegiaco così
caratteristico del compositore lucchese. Anche la scrittura
orchestrale, più leggera e lineare, non lascia dubbi sull'appartenenza
di Wally
al mondo discreto e delicato di Catalani. Certo di avere espresso in Wally la sintesi
più riuscita di due tendenze apparentemente inconciliabili, il
musicista fece di quest'opera lo strumento ultimo di riscatto da una
condizione di isolamento e di incomprensione da parte del pubblico e
della critica, che erano diventate per lui intollerabili. Invece,
almeno in un primo tempo, la sua fortuna si legò maggiormente a opere
come Loreley
o Edmea,
che egli sentiva appartenergli meno intimamente.
Antonio Polignano
(1)
Dizionario dell'Opera 2008,
a cura di Piero Gelli, edito da Baldini Castoldi Dalai editore, Firenze
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Ultimo aggiornamento 10 gennaio 2016