Toccata, op. 6

per pianoforte solo

Musica: Alfredo Casella (1883 - 1947) Organico: pianoforte
Composizione: 1904
Edizione: Ricordi, Milano, 1918
Dedica: Edouard Risler
Guida all'ascolto (nota 1)

La Toccata in do diesis minore op. 6 è una delle primissime musiche scritte da Alfredo Casella, essendo stata composta a Parigi nel dicembre 1904. «Rimasta inedita per quindici anni, ancora ineseguita per altri dieci.. un bel giorno, non si sa perché, divenne improvvisamente celebre», si legge nei Segreti della Giara. In quel «non si sa perché...» sembra di rivedere l'appena ammiccante sorriso del Maestro allorché parlava della «gloria mundi», e soprattutto della propria.

La Toccata si avvale di due elementi: l'idea ritmica di partenza con le ottave che successivamente fondano l'accordo perfetto do diesis-mi-sol diesis, e il motivo melodico do-re-fa-sol (sui tasti neri), avviato, questo, a una serrata circolazione lungo tutta la tastiera. La «terrestre allegrezza» - secondo la felice espressione di Fedele d'Amico per definire lo spirito che anima tanta musica di Casella - sembra però arrestarsi sbigottita sull'orlo di qualche ombra: siamo nell'episodio di transizione, fermo sul pedale di dominante. Poi, di nuovo il moto riprende, alerte, sicuro. In ciò questa giovanile Toccata tracciava in punta di penna il diagramma circolare che rimarrà quasi costante nella futura opera caselliana: la terrestre allegrezza, appunto, che bilanciava un sentimento ben diverso, quasi un segreto «dolore del mondo»; il neoclassicismo, per intenderci, che riscattava o rettificava le inclinazioni - che erano molte - verso il romanticismo e verso la sua più diretta creatura, l'impressionismo; o ancora, se proprio si vuole, uno spirito costituzionalmente italiano ma allevato e nutrito soprattutto al contatto dei Fauré, Debussy, Ravel, Strawinsky: che vuol dire «una ricerca del tempo perduto» condotta con ottimismo, o almeno con quel tanto di ottimismo da frustrare le malinconie, quelle troppo morbide, e da stroncare le ironie, quelle troppo corrosive.

Giorgio Graziosi


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Sala Casella, 2 aprile 1963


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Ultimo aggiornamento 5 ottobre 2016