Pupazzetti, op. 27

Cinque pezzi facili per pianoforte a quattro mani

Musica: Alfredo Casella (1883 - 1947)
  1. Marcetta - Allegro molto vivace, quasi presto
  2. Berceuse - Andantino dolcissimo
  3. Serenata - Allegro dolcemente mosso
  4. Notturnino - Lento amoroso
  5. Polka - Allegro molto vivace e grottesco
Organico: pianoforte
Composizione: 1915
Dedica: Vincenzo Tommasini
Guida all'ascolto (nota 1)

Parigi è un luogo di riferimento determinante per la formazione di Alfredo Casella (Torino 1883 -Roma 1947), che nella capitale francese visse dal 1896 al 1916, segnalandosi all'attenzione del mondo intellettuale come pianista e compositore, ma anche incentivando la conoscenza delle opere dei giovani musicisti italiani. Da Parigi, si può dire, inizia per Casella quell'impegno attivistico a favore dell'affrancamento della musica italiana dalla sua dimensione "operistica ottocentesca e veristica piccolo-borghese", e dunque del suo reinserimento nella corrente culturale internazionale ed europea in particolare.

Il periodo parigino di Casella è anteriore all'inizio di quel suo "terzo stile" che a partire dagli Undici pezzi infantili del 1920, secondo un'affermazione dell'autore troppo spesso assunta a parametro critico, segnerebbe per la prima volta l'approdo a un linguaggio autonomo e originale, modellato sul ripensamento dell'esperienza musicale italiana nel Sei e Settecento. In realtà, le composizioni realizzate in Francia da Casella rivelano in controluce soluzioni formali ed espressive che sarebbero tornate di continuo nelle sue opere mature e che talvolta presentano una forza intuitiva persino maggiore, colte come sono nel loro momento germinale, nella loro potenzialità ancora gravida di promesse. Con Pupazzetti, cinque pezzi per pianoforte a quattro mani composti nel 1915 e orchestrati proprio a ridosso della nuova fase stilistica, nel 1920, Casella consente anche di comprendere la qualità dell'influenza esercitata su di lui dall'ambiente musicale parigino. Non c'è traccia di quel "debussysmo" di maniera che era diventato una delle caratteristiche dominanti della vita musicale francese, ma si trovano invece sottilmente rielaborati quei moduli geometrici, quel contrappunto stilizzato e quel gusto per la melodia ironica e antiespressiva che aveva in Ravel il suo rappresentante. Casella riprende un motivo caro ai decenni che presero coscienza di vivere l'inizio di un'età della tecnica di qualità nuova - il tema della marionetta, variamente rivisitata dal simbolismo e dall'espressionismo - sottolineandone con sarcastica arguzia non solo gli aspetti propriamente meccanici, ma anche quelli magici ed emozionali che dei primi costituiscono quasi il riscatto, come avviene nello Strawinsky di Pétrouchka. E il riferimento a Strawinsky è particolarmente stretto non solo per l'affinità del tema prescelto. Casella infatti raccoglie dall'ambiente parigino i fortissimi stimoli prodotti dalle esaltanti stagioni dei "Ballets Russes" e costruisce così pagine dall'articolazione secca, molto nitida, che riportano in forma stilizzata l'ambiente infantile a cui allude la sequenza dei cinque pezzi. Il contenuto ritmico e il taglio dei temi si avvicina molto a Strawinsky, ma nei movimenti di danza Casella raggiunge un livello di astrazione ancora maggiore, prescindendo dal movimento reale della marionetta e iscrivendo i suoi gesti nel quadro di un'ironia che svela la familiarità del giocattolo meccanico e guarda ad esso con divertimento e speranza più che con timore.

Stefano Catucci


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Olimpico, 4 aprile 1991


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Ultimo aggiornamento 2 maggio 2014