Nel libro autobiografico I Segreti della Giara Alfredo Casella definisce il posto che gli Undici pezzi infantili op. 35 (1920) occupano nella evoluzione della sua arte: «essi segnano la liberazione ultima dalle incertezze e dagli esperimenti e l'entrata sicura e consapevole in una fase creatrice ormai personale e chiarificata». Quella fase donde nasceranno molte delle più felici musiche caselliane, dalla Giara alla Partita, al Concerto romano, alla Scarlattiana, alla Serenata. «E' un gioco di mutanze, se si vuole», ne scriveva Gastone Rossi-Doria «di trovate, di partiti, di trucs (che non è "trucchi"); ognuno di questi pezzi sfrutta un suo singolar partito musicale adocchiato dall'esperto compositore in noci che ad altri avrebbero rotto i denti. Così la españana del Bolero, con le sue giravolte modulatorie a equilibrio perso e ripreso "a torso immobile" (come - del resto - vuole la stessa coreica tradizionale di questa danza!). Denominatore pressocché comune dall'uno all'altro pezzo è l'ostinato a pedali doppi o multipli, (o almeno ritmico o melodico) che - se fornisce in alcuni quel chiaro partito per la pianificazione politonale da alcun teorico esemplificato appunto con le larghe applicazioni caselliane dell'op. 35 (Einstein) - in altri s'accorda liberamente con l'armonia del canto».
Giorgio Graziosi