Sinfonia n. 2 in do minore, op. 17 "Piccola Russia"


Musica: Petr Ilic Cajkovskij (1840-1893)
  1. Andante sostenuto (do minore). Allegro vivo. Andante sostenuto
  2. Andante marziale, quasi moderato (mi bemolle maggiore)
  3. Scherzo: Allegro molto vivace (do minore)
  4. Finale: Moderato assai (do maggiore). Allegro vivo. Presto
Organico: ottavino, 2 flauti, 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti, 4 corni, 2 trombe, 3 tromboni, basso tuba, timpani, piatti, grancassa, tam-tam, archi
Composizione: Prima versione: giugno - novembre 1872; Seconda versione: dicembre 1879 - gennaio 1880
Prima esecuzione: Prima versione: Mosca, Società Musicale Russa, 7 febbraio 1873; Seconda versione: San Pietroburgo, 12 febbraio 1881
Edizione: Muzgiz, Mosca, 1954 (prima versione), Besel, San Pietroburgo, 1881 (seconda versione)
Dedica: Società Imperiale Russa di Musica
Guida all'ascolto 1 (nota 1)

La reazione del pubblico e quella della critica, a livello più musicologico che giornalistico, di fronte alla vasta e molteplice opera teatrale, sinfonica e cameristica di Cajkovskij si sono mosse in linea generale lungo due direttrici parallele se non divergenti. Il pubblico sin dal primo momento ha subito il fascino della musica di questo tormentato e infelice compositore di stampo romantico ed è stato conquistato dalla qualità della modellatura melodica, suadente e penetrante, che caratterizza l'intera produzione artistica del musicista. La critica, al contrario, ha mostrato spesso diffidenza nei confronti di questo autore, ritenuto troppo sentimentale e di gusto salottiero, e soprattutto piuttosto eclettico e poco disciplinato dal punto di vista della forma musicale, intesa secondo i criteri classici. La maggioranza dei critici ha cercato sempre di contrapporre, con forzature a volte arbitrarie, il creatore dell'Evgenij Onegin, sensibile alle squisitezze e alle fioriture vocalistiche della tradizione musicale occidentale, allo storico e compatto "Gruppo dei cinque", considerato la punta più genuina e originale della cultura operistica russa ottocentesca, seguace dei modi melodici e ritmici del canto di estrazione popolare e religiosa. È vero che la strada percorsa dal "Gruppo dei cinque" fu diversa da quella battuta da Cajkovskij, la cui straordinaria fantasia inventiva rimase suggestionata, sin dal periodo degli studi giovanili, dagli esempi di Mozart, Schumann, Liszt e dell'opera italiana e francese, con Berlioz in testa, ma non si può negare una componente psicologica slava, se non un russismo profondo e autentico, nella musica di questo artista, riconoscibile nella natura stessa dell'idea melodica, così intimamente malinconica e meditativa, e in certi colori strumentali di tono descrittivo, riscontrabili anche in Musorgskij e Rimlkij-Korsakov. In misura maggiore che in questi ultimi due musicisti si avverte in Cajkovskij un'accentuazione più spiccata e preferenziale verso l'effusione lirica e i languorosi ripiegamenti elegiaci, dettati da un temperamento freudianamente complesso; ciò non toglie però che l'arte di questo originalissimo compositore abbia saldi legami con la cultura del suo paese e con la tematica del pessimismo esistenziale di poeti importanti, come Lermontov e Puskin.

Il lirismo dalle inflessioni carezzevoli, il senso del folklore russo e l'estroversa piacevolezza della strumentazione sono presenti nella Sinfonia n. 2 in do minore, che ha per sottotitolo "Piccola Russia" in quanto utilizza diversi canti popolari russi, in particolare nell'ultimo movimento è citato il tema della canzone popolare ucraina La gru, carico di un brioso ritmo danzante. Il lavoro fu scritto tra giugno e ottobre 1872 (venne revisionato poi nel 1879) ed eseguito poco dopo per la prima volta a Mosca sotto la direzione di Nikolaj Rubinstein (1835-1881), nome di grande prestigio nella vita musicale russa del tempo.

Mentre nei confronti della Sinfonia n. 1 in sol minore ("Sogni d'inverno") dello stesso Cajkovskij, composta nel 1866, Rubinstein aveva espresso diverse riserve, specialmente sul primo e l'ultimo tempo, ritenuti troppo rapsodici e poco rispettosi della forma sinfonica (ma gli era piaciuto molto l'Adagio cantabile del secondo tempo per la stupenda invenzione melodica del tema principale), la situazione cambiò completamente con la Sinfonia n. 2, accolta con parole lusinghiere non solo da Rubinstein, ma da Balakirev e dal critico e musicologo Vladimir Stasov, favorevoli all'estetica del "Gruppo dei cinque". Anzi, Stasov consigliò a Cajkovskij di scrivere dei pezzi sinfonici sui seguenti testi: La tempesta di Shakespeare, Ivanhoe di Walter Scott e Taras Bulba di Gogol; il musicista, si sa, compose un'ouverture-fantasia solo sul primo argomento, affiancandola ad altri lavori del genere come Romeo e Giulietta (1869-1880), Francesca da Rimini (1876), Manfred (1885) e Amleto (1888).

La Sinfonia n. 2, portata al successo sin dal primo momento da Rubinstein, si apre con una evocativa e cantabile perorazione del corno che cita la canzone popolare Lungo la Madre Volga (Andante sostenuto) che sfocia poi in una brillante figurazione ritmica, ben marcata nelle lucide sonorità dei fiati (Allegro vivo), anch'essa di derivazione folcloristica.

Il secondo tempo (Andantino marziale, quasi moderato) è costruito sul contrasto fra un tema di marcia nuziale (Fila, o mia filatrice), ricavato da un frammento dell'opera Undine (1869) incompiuta e annunciato dai clarinetti e dai fagotti sul ritmo dei timpani, e una frizzante melodia intonata dagli archi.

L'Allegro molto vivace ha la struttura dello Scherzo con le sue punteggiature strumentali molto vivaci e colorite; non manca il Trio dagli spumeggianti effetti ritmici.

Accordi possenti e grandiosi introducono con particolare fastosità il Finale, elaborato sul motivo ritmicamente scattante della canzone ucraina già citata e su un tema melodicamente più disteso e di sapore inconfondibilmente cajkovskiano: l'orchestra acquista ampiezza e robustezza di respiro in uno slancio di travolgenti sonorità, somiglianti a quelle conclusive della Quinta Sinfonia apparsa sedici anni dopo e rivelatrici della calda e pulsante musicalità del compositore.

Ennio Melchiorre

Guida all'ascolto 2 (nota 2)

La Sinfonia n. 2, iniziata nell'estate 1872, fu portata a termine al principio dell'anno successivo ed eseguita per la prima volta con grande successo a Mosca il 26 gennaio 1873 sotto la direzione di N. Rubinstein; nel 1879-80 il compositore ne curò una profonda revisione, modificando soprattutto il movimento iniziale. La sinfonia si apre con una introduzione lenta (Andante sostenuto), dominata da una accorata melodia del corno; tale melodia, basata su una variante della canzone popolare ucraina La nostra madre Volga, ritorna nello sviluppo del successivo Allegro vivo, creando un efficace contrasto fra il primo tema, molto incisivo, ed il secondo gruppo tematico, di tono più lirico. Il secondo tempo, Andantino marziale, quasi moderato, utilizza una marcia nuziale inizialmente composta per l'opera Undine (mai portata a termine); mentre il terzo movimento, Scherzo (Allegro molto vivace), è un brano ricco di vitalità e di colore, con un Trio di carattere popolaresco. Il tema principale, con cui si apre il Moderato assai finale subito Allegro, è tratto da una canzone ucraina intitolata La gru, rielaborata con maestria, e si combina con un secondo tema melodicamente più disteso dall'andamento di danza. La presenza dei temi popolari ucraini spiega il sottotitolo della sinfonia.


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Nazionale di santa Cecilia,
Roma, Auditorium Parco della Musica, 4 febbraio 2012
(2) Testo tratto dal Repertorio di Musica Classica a cura di Pietro Santi, Giunti Gruppo Editoriale, Firenze, 2001

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Ultimo aggiornamento 19 Aprile 2012