Nonostante l'immenso successo di pubblico che ha sempre sorretto ovunque, in terra russa e fuori, la sua ricca opera teatrale, sinfonica e cameristica, Cajkovskij è stato spesso guardato con diffidenza e con un certo distacco dalla critica, che si è lasciata fuorviare da preconcetti polemici nei confronti di un artista ritenuto a torto di gusto salottiero ma che invece aveva una forte personalità musicale. Si è voluto contrapporre, con forzature a volte arbitrarie, il creatore della "Patetica", sensibile alle squisitezze formali e alle eleganze melodiche della tradizione musicale occidentale, allo storico "gruppo dei cinque" considerato la punta avanzata della cultura musicale russa ottocentesca, improntata ai modi melodico-ritmici del canto popolare. È vero che la strada percorsa dal "gruppo dei cinque" fu diversa da quella imboccata da Cajkovskij, il cui temperamento eclettico e morboso fu suggestionato sin dal periodo degli studi giovanili dagli esempi di Mozart, di Schumann, di Liszt e dell'opera italiana e francese, ma non si può negare una componente slava, se non un russismo autentico, nella musica cajkovskiana, riconoscibile nella natura stessa della melodia, spesso malinconicamente meditativa, e in quel descrittivismo sentimentale e pittoresco che si ritrova nella migliore arte di Musorgskij e Rimskij-Korsakov. Certamente, in misura maggiore di questi ultimi due autori, in Cajkovskij c'è una accentuazione più spiccata verso l'effusione lirica e i languori elegiaci, frutto di una inquietudine interiore derivante dalla crisi degli ideali romantici, ma bisogna riconoscere che questo singolarissimo e originale musicista ha saputo esprimere una tematica esistenzialista legata saldamente alla cultura del suo paese e principalmente alla poesia tormentata e dai complessi risvolti psicologici di Lermontov e di Puskin.
E proprio questo senso intimamente e morbosamente lirico si può cogliere nella Sérénade mélancolique in si bemolle minore op, 26, che fu scritta tra il gennaio e il febbraio 1875 ed eseguita a Mosca il 16 gennaio 1876 dal violinista Adolf Brodsky. La versione originale del pezzo è per violino e orchestra; stasera la Serenata viene offerta nell'edizione per violino e pianoforte, a volte inserita nei programmi di musica da camera. Si tratta di una breve pagina (dura poco più di 8 minuti) in tempo Andante e in forma tripartita, dal carattere di "valse triste". La linea melodica è semplice e scorrevole, con qualche puntata virtuosistica del violino, ma ciò che colpisce è l'atmosfera funerea e di struggimento sentimentale così ben evidenziato dalla personalissima inventiva armonica di Cajkovskij.