L'opričnik (ossia L'ufficiale della guardia)

Opera in quattro atti e cinque quadri

Musica: Petr Ilic Cajkovskij (1840-1893)
Libretto: proprio dall'omonima tragedia di Ivan Ivanovic Lalecnikov

Personaggi: Organico: ottavino, 2 flauti, 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti, 4 corni, 2 trombe, 3 tromboni, basso tuba, timpani, triangolo, piatti, grancassa, arpa, archi
Composizione: febbraio 1870 - San Pietroburgo, 20 marzo 1872
Prima rappresentazione: San Pietroburgo, Teatro Mariinskij, 24 aprile 1874
Edizione: Besel, San Pietroburgo, 1896
Dedica: granduca Konstantin Nikolaevic Romanov
Sinossi

Atto primo

Siamo nel giardino della residenza del principe Zemcuznyj, verso sera. Il nobile riceve la visita dell’anziano Molcan Mit’kov, che chiede in sposa la figlia Natal’ja. Il principe accetta, nonostante l’età dell’altro, avvertendolo però che non avrà nessuna dote.

Più tardi arriva Natal’ja accompagnata da un corteo di damigelle e dalla governante Zachar’evna. Ella si lamenta della vita noiosa e da reclusa che è costretta a fare nel “tarem”, le stanze alte della residenza destinate alle donne. Malinconicamente canta la “canzone dell’usignolo”, un canto che racconta la storia di una fanciulla morta di dolore per essere stata costretta a sposare un vecchio. Poi il gruppo si disperde. Arrivano quindi Andrej Morozov, un boiardo, l’amico Basmanov e una piccola schiera di opricniki, le guardie dello zar Ivan il Terribile. Andrej ama Natal’ja, che si è promessa a lui, contro il volere del padre, e l’amico Basmanov e le guardie vogliono aiutarlo ad incontrarla. Rimangono soli i due amici e Andrej confida all’altro che ha intenzione di arruolarsi tra gli opricniki, per ottenere dallo zar giustizia dei soprusi subiti in passato. Infatti tempo fa, il principe Zemcuznyj uccise suo padre, un nobile, depredando la famiglia di tutti i beni e riducendoli in miseria; e adesso lui vuole riscattarsi e sposare Natal’ja. Basmanov però gli consiglia di correre prima da sua madre, per ottenere il consenso di arruolarsi, lo convince ad accettare una somma di danaro, che gli restituirà in seguito e poi si allontanano.

Dai cespugli compare Natal’ja, che ha ascoltato il dialogo ed è angosciata per ciò che vuole fare il suo amato Andrej.

Atto secondo

Quadro primo

In una misera capanna la principessa Morozova, madre di Andrej, piange al ricordo delle angherie subite in passato dal perfido Zemcuznyj. Ma si propone, fortemente, di accettare la triste sorte che le è toccata, sopportando il dolore e la miseria.

Arriva Andrej che, porgendole la borsa piena di soldi, le dice che i tempi stanno cambiando e di gettarsi alle spalle il passato. Le dice anche che il denaro lo ha avuto da Basmanov, braccio destro dello zar. In un primo momento la madre non accetta il denaro, dicendo che sicuramente saranno macchiati col sangue, e mette in guardia il figlio dalla pericolosità di Basmanov e del terribile sovrano. Ma Andrej la rassicura e le dice che quei soldi furono affidati da suo padre a Basmanov, quando si erano trovati a combattere assieme. Allora la madre prende i soldi raccomandandogli di non macchiare l’onore paterno e infine gli dà la sua benedizione.

Quadro secondo

La scena si sposta nei quartieri dello zar, nel borgo Aleksandrovskij. Intorno ad una mensa imbandita gli opricniki inneggiano allo zar, ma sono interrotti dal principe Vjaz’minskij che li invita a non disturbare il sonno del sovrano. Arriva Basmanov che porta la notizia dallo zar di accogliere tra loro Andrej. Vjaz’minskij è furente, non può accettare che tra di loro ci sia il figlio di un suo acerrimo nemico, e in segreto spera di riuscire a vendicarsi. Andrej viene poi chiamato a prestare giuramento di assoluta fedeltà allo zar, senza avere nessun altro dovere e nessun altro affetto, neppure per la madre o per Natal’ja. Il giovane a questo punto non accetta, ma quando Vjaz’minskij gli ricorda quale tremenda punizione si abbatterà su di lui in caso di tradimento, senza avere altra possibilità, perché rifiutare significherebbe morire, giura fedeltà e tutti inneggiano allo zar.

Atto terzo

Il terzo atto è inscenato in una piazza a Mosca. Il popolo si lamenta e dispera per essere stato abbandonato dalla guida dello zar che si è trasferito lontano. Arriva la principessa Morozova, che teme per la sorte del figlio. Vuole andare a pregare in una vicina chiesa, ma un gruppo di ragazzi la insulta strattonandola e lasciandola stupita per tale gesto. Mentre va verso la chiesa sopraggiunge di corsa Natal’ja che si getta tra le sue braccia. La povera ragazza è fuggita di casa, dove viveva segregata in attesa del suo triste destino, e chiede aiuto e protezione. La donna la mette in guardia perché è pericoloso disubbidire a un padre così potente e determinato, ma Natal’ja dice che preferisce morire piuttosto che sposare quel vecchio e rinunciare ad Andrej. Arriva il principe Zemcuznyj, accompagnato dal suo seguito, in cerca della figlia. Alla sua vista Natal’ja si inginocchia in lacrime davanti a lui, invocando clemenza. Anche Morozova, invano, tenta di indurlo a cedere, ma il principe ordina ai suoi servitori di legare la figlia e di condurla via. Improvvisamente compare un gruppo di opricniki, tra cui Basmanov e Andrej. Morozova riconosce subito, con orrore, il figlio arruolato tra i pretoriani dello zar. Ella era all’oscuro di tale scelta. Basmanov, allora, consapevole del pericolo che corre Andrej, cerca di allontanarlo, ma egli, rompendo il giuramento, si rivolge lo stesso alla madre spiegandole che dietro l’arruolamento c’è il nobile intento di guadagnare denaro e di vendicare la morte del padre. Nonostante ciò la madre, sconvolta, maledice il figlio e cade a terra priva di sensi.

Andrej ha infranto il patto, parlando con la madre e subito dopo con Natal’ja, perciò Basmanov lo avverte che l’unica possibilità di salvezza è chiedere allo zar in persona di essere sciolto dal giuramento. Sperando nella sua misericordia, tutti partono verso la reggia del sovrano.

Atto quarto

Siamo nella reggia dello zar. Le cose sembrano essere andate bene. Tutti si apprestano a festeggiare le imminenti nozze di Natal'ja e Andrej. Il giovane è felice di essere stato sciolto dal giuramento, anche se gli dispiace dover abbandonare i suoi compagni.

Basmanov però gli ricorda che finché dura il banchetto, cioè fino alla mezzanotte, lui è ancora un opricnik, devoto allo zar, e brindano assieme. Natal'ja invece è turbata da sinistri presagi, sembra che un’aura oscura e minacciosa avvolga tutta la festa, e non vede l’ora che termini tutto. Infatti non si sbaglia. Basmanov, turbato, confessa all’amico che su di lui incombono gravi minacce, a causa del suo comportamento. Ma Andrej sembra non preoccuparsi di niente.

Arriva il principe Vjaz’minskij e annuncia che lo zar vuole vedere la sposa. Per Andrej è un grande onore essere ricevuti dal sovrano, ma quando capisce che Natal’ja deve presentarsi da sola, rifiuta di lasciarla andare senza di lui. Gli opricniki gli ricordano che egli ancora deve obbedienza allo zar e non può infrangere un’altra volta il giuramento. Inutilmente Basmanov cerca di fargli credere che è solo un gioco me Andrej si rifiuta ancora di lasciare andare l’amata. Ma non c’è niente da fare. Natal’ja viene trascinata via svenuta, mentre lui viene catturato e condotto al supplizio. Come ultima scena Vjaz’minskij conduce la principessa Morozova e la obbliga ad assistere all’esecuzione del figlio. La donna non regge alla vista e cade a terra priva di vita, mentre gli opricniki cantano l’inno di gloria allo zar.


Guida all'ascolto (nota 1)

Opricnik è tratto dall’omonimo dramma dello scrittore russo Ivan Ivanovic Lazecnikov. Tragedia che illustra la Russia del Cinquecento, all’epoca Moscovia e sul cui sfondo storico, spicca la crudele figura dello zar Ivan il Terribile, che da sempre ha affascinato artisti, scrittori e pittori. E anche Cajkovskij fu attratto da questa figura, scegliendo questo romanzo per la sua omonima opera, scrivendo lui stesso il libretto. In tutto l’ Opricnik, infatti, più dell’intreccio centrale, conta di più l’ambiente circostante e lo sfondo storico dove domina, anche se non visto, il nome di Ivan il Terribile e della sua guardia del corpo, l’opricnika, istituita dal sovrano come corpo militare e sciolta dopo 7 anni di prepotenze e angherie. L’unico vero personaggio di carattere, si può dire, la principessa Morozova, madre di Andrej; il personaggio più riuscito e attorno al quale Cajkovskij compose le pagine più alte di tutta l’opera. La sua presenza in scena è così forte e autorevole che quasi offusca quella dei protagonisti, diventando lei la vera eroina.

L’opera fu composta tra l’estate del 1870 e il 1° aprile del 1872, ed è stata rappresentata per prima volta nell’aprile del 1874, al Teatro Mariinskij di San Pietroburgo, ottenendo subito pieno successo, testimoniato dalle quattordici rappresentazioni nell’arco di sole due stagioni.

Luca Carta


(1) "Dizionario dell'Opera 2008", a cura di Piero Gelli, edito da Baldini Castoldi Dalai editore, Firenze

I testi riportati in questa pagina sono tratti, prevalentemente, da programmi di sala di concerti e sono di proprietà delle Istituzioni o degli Editori riportati in calce alle note.
Ogni successiva diffusione può essere fatta solo previa autorizzazione da richiedere direttamente agli aventi diritto.


Ultimo aggiornamento 8 febbraio 2021