Dumka, op. 59

Scena rustica russa in do minore per pianoforte

Musica: Petr Ilic Cajkovskij (1840-1893)
Organico: pianoforte
Composizione: Frolovskoje, 27 febbraio - 5 marzo 1886
Prima esecuzione: Parigi, Salle de Concert du Conservatoire Nationale de Musique, 20 novembre 1893
Edizione: Jurgenson, Mosca, 1886
Dedica: Antoine-Francois Marmontel
Guida all'ascolto 1 (nota 1)

Pezzo da concerto più che da salotto, la «Dumka» riproduce nell'episodio centrale le perorazioni e la retorica del pianismo di Liszt. Tratti vacui che non possono appannare la delizia melodica che li incornicia: quell'esordio lamentoso, il cui avvio ci è familiare dalle prime note del «Boris Godunov». Ma ancora una volta, rispetto alla scuola nazionale, Ciaikovski depura il timbro tragico della movenza etnica e ci incanta con la sua metamorfosi nel ballabile romantico, per lui, il solo oggetto degno di idolatria.

Gioacchino Lanza Tomasi

Guida all'ascolto 2 (nota 2)

Misteriosamente poco frequentata in Occidente, seppur spesso addirittura negletta, la produzione pianistica di Ciaìkovski abbraccia un arco compositivo di un quarto di secolo, dal 1867 al 1893, e viene considerata nell'Europa orientale, non solo in terra sovietica, per varietà e originalità tra gli esiti sommi del musicista russo. Eccellente pianista in gioventù, già nel 1859 Ciaìkovski, diplomandosi al Conservatorio, si era esibito in una smagliante esecuzione di lavori di Liszt e di Glinka, ma in seguito le sue simpatie si orientarono verso il fervido lirismo impetuoso di uno Schumann o di un Chopin, naturalmente riplasmando ogni verosimile influsso al fuoco della sua singolarissima personalità creativa. Se ne percepisce la sigla innegabile nell'impervio cammino che ogni interprete moderno, salvo forse Rachmaninov o Horowitz, ha dovuto (e deve) compiere per rendere adeguatamente il clima espressivo di questa produzione di Ciaìkovski, che, anche negli innumerevoli pezzi per canto e pianoforte, denuncia la presenza di una costante, il melos popolare. Quasi un filo rosso per oltre un quarto di secolo, questa costante si avverte netta sin dallo «Scherzo» del 1867 e da «Humoresque» (1871) e via via alle «Quattro Stagioni» op. 37 (1875), all'«Album Infantile» op. 39 (1878), ai «Dodici Pezzi» op. 40 (1878), ai «Sei Valzer» op. 51 (1882), sino ai postremi «Diciotto Pezzi» op. 72, scritti sei mesi prima della morte. Altra costante nella produzione pianistica di Ciaìkovski è la predilezione per la forma capricciosa dello «Scherzo», magari accompagnata da un motivo di valzer, secondo stilemi linguistici non dissimili dall'atmosfera del «foglio d'album», e secondo una tendenza ad evadere dal formalismo tradizionale, anche in questo precorrendo il mondo poetico scriabiniano.

«Dumka», scena di villaggio russo, op. 59, dedicata ad A. F. Marmontel, scritta dal 15 al 24 febbraio 1886 e pubblicata nel maggio dello stesso anno da Jurgenson, si configura come una composizione dai caratteri nettamente autonomi, pur basandosi sempre sul melos popolare, marcata com'è da uno smagliante virtuosismo, da un'insolita struttura architettonica nell'alternanza di indicazioni dinamiche che sembrano delineare uno schema d'andamento rapsodico «sui generis». A ben vedere «Dumka» può esser considerata una rapsodia su temi popolari russi, e in questo senso si colloca in un genere molto in voga allora nella letteratura musicale di vari paesi. Solo apparentemente, come si è detto, la struttura di questo brano risulta d'aspetto convenzionale nel felice amalgama di una cantabilità dal vasto respiro melodico e di vivaci motivi di danza. Composta nello stesso tempo in cui Ciaìkovski era impegnato nella stesura dell'opera «La Maliarda», una tragedia pure intensamente intrisa di temi folclorici, «Dumka» propone all'inizio e alla conclusione del lavoro un'idea melodica dall'afflato squisitamente russo, avviluppando vigorosi e dinamici motivi di danza di accattivante incisività, secondo una conseguenziale unità logica che, mentre da una parte esibisce un saggio di estroso virtuosismo, dall'altra si distacca, in modo affatto originale, dal tradizionale schema rapsodico.

Luigi Bellingardi


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Olimpico, 7 febbraio 1973
(2) Testo tratto dal programma di sala del Concerto del Maggio Musicale Fiorentino,
Firenze, Palazzo dei Congressi, 13 maggio 1974

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Ultimo aggiornamento 28 novembre 2019