Lied des Unmuts, KV 281

per baritono e pianoforte

Musica: Ferruccio Busoni (1866 - 1924)
Testo: Wolfgang von Goethe dal Faust
Organico: baritono, pianoforte
Composizione: 1918
Edizione: Breitkopf & Härtel, Lipsia, 1919
Dedica: Augustus Milner

Arrangiato anche per baritono e orchestra BV 281a
Testo (nota 1)

LIED DES UNMUTS CANZONE DEL MALUMORE
Keinen Reimer wird man finden,
der sich nicht den besten hielte;
keinen Fiedler, der nicht lieber
eigne Melodien spielte,
und ich konnte nicht sie tadeln;
wenn wir Anderen Ehre geben,
müssen wir uns selbst entadeln;
lebt man denn, wenn and're leben?
Und so fand ich, und so fand ich's denn
auch juste in gewissen Antichambern,
wo man nicht zu sondern wusste
Mäusedreck von Koriandern.
Das Gewes' ne wollte hassen
solche rüstige neue Besen,
diese dann nicht gelten lassen,
was sonst Besen war gewesen.
Und wo sich die Völker trennen
gegenseitig im Verachten,
kein's von beiden wird je bekennen,
dass sie nach demselben trachten.
Und das grobe Selbstempfinden
haben Leute hart gescholten,
die am wenigsten verwinden,
wenn die Anderen was gegolten.
Mai troveremo un poeta
che non si stimi il migliore;
mai troveremo un violinista
che non preferisca suonare
le proprie melodie;
ed io non posso biasimarli!
Se noi diamo onore agli altri,
non dobbiamo forse nobilitare
noi stessi? Si vive, se vivono gli altri?
L'ho constatato io stesso quando,
in certe anticamere, era difficile distinguere
sterco di topo dal coriandolo.
Coloro che furono
odiavano le scope fresche e gagliarde,
ma queste non riconoscevano
coloro che furono.
E due popoli che si dividono,
con reciproco disprezzo,
mai confesseranno di mirare
al medesimo traguardo.
E la più grossolana delle presunzioni
viene disprezzata giusto da persone
che mal sopportano
coloro che molto valgono.

(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Sala Accademica di via dei Greci, 25 maggio 1979

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Ultimo aggiornamento 4 ottobre 2013