Stabat Mater op. 55, KV 119

Sequenza per sei voci con accompagnamento di quintetto d'archi

Musica: Ferruccio Busoni (1866 - 1924)
Testo: liturgico
Organico: 2 soprani, contralto, tenore, 2 bassi, 2 violini, viola, violoncello, contrabbasso
Composizione: Cilli, agosto 1879
Prima esecuzione: Graz, 23 novembre 1879
Edizione: inedita
Guida all'ascolto (nota 1)

Dello Stabat Mater, il cui manoscritto autografo è conservato nella Biblioteca Jagellonica di Cracovia, Busoni approntò due versioni, una per voci e organo ed una per voci e quintetto d'archi, che divergono nella tonalità di alcune sezioni.

Lo Stabat Mater si apre con un preludio degli archi sul cui accordo conclusivo si innesta il coro a cappella. Un breve interludio raccorda la seconda strofa intonata dal coro a cappella. Il preludio, variato e ampliato, ritorna fra la seconda e la terza strofa a mo' di interludio. La terza strofa esordisce con un solo del contralto, "O quam tristis", contrappuntato da un disegno discendente che dal violino I passa alla viola, al violino II e infine al violoncello. Al termine della quarta strofa ritornano le battute iniziali del preludio. Nel "Quis est homo" Busoni impiega due diverse figurazioni melodiche la prima delle quali è un lamento sulla falsariga del nome B.A.C.H che esprime il cordoglio del credente per il dolore di Maria che vede il Figlio "in tanto supplicio". Una breve coda strumentale raccorda il successivo "Pro peccatis" affidato alla voce del tenore solista. La nuova sezione, in tempo Allegro, è in stile fugato: il soggetto esposto dal violino I è poi imitato dal tenore, dal violoncello e contrabbasso e infine dalla viola. Una breve coda strumentale chiude il brano.

In apertura del "Sancta Mater" il basso solo espone un tema che ritornerà anche alla fine della sezione. Al termine della terzina "Sancta Mater" il violoncello avvia un breve interludio imitato dal violino I e poi dal violino II. La terzina "Tui nati" è affidata dapprima al contralto solo poi al duetto con il soprano solo. Un interludio raccorda la successiva terzina "Fac me vere" avviata da una frase del contralto solo. Un poderoso unisono delle voci e degli archi scolpisce i versi dell'ultima terzina "Juxta crucem", chiusa da una breve coda strumentale.

Anche il "Virgo Virginum" si apre con una breve introduzione strumentale. Tenore e soprano intonano a canone i versi delle terzine "Virgo virginum" e "Fac ut portem". Dopo un breve interludio, la terzina "Fac me plagis" si apre con una frase cantabile del tenore cui si aggiunge il soprano al secondo verso "cruce hac". Un postludio chiude la sezione e confluisce direttamente nella successiva, di cui anticipa la figurazione strumentale di accompagnamento. Il drammatico canto sillabico del basso solo ("Inflammatus") è inframmezzato da un disegno dei violini e della viola che, più che alla fiamme infernali, allude all'insistente domanda di salvezza che il fedele rivolge a Maria, ì'advocata nostra, perché sia da lei difeso nel giorno del giudizio. L'esteso postludio sfocia nella terzina conclusiva "Quando corpus". Il soggetto dell'ampio fugato, articolato in due esposizioni, è intonato dai bassi II. La sua seconda esposizione è abbinata al verso "fac ut animae" e si chiude con un breve duetto dei tenori e dei soprani II ("Paradisi gloria"). La replica della terzina finale è abbinata a un nuovo soggetto di fuga: le entrate a stretto delle voci salgono in un crescendo dinamico fino a sfociare su un'armonia di settima diminuita seguita da una pausa generale fortemente interlocutoria. Segue una replica del primo soggetto di fuga, ma dopo due sole entrate e uno stringato stretto a "Paradisi gloria", l"'Amen", in tempo "più deciso", sigla la sequenza.

Giuliano Tonini

Testo

Stabat Mater
Stabat Mater dolorosa
iuxta crucem lacrimosa,
dum pendebat Filius.
Cuius animam gementem,
contristatam et dolentem
pertransivit gladius.
O quam tristis et afflicta
fuit illa benedicta
Mater Unigeniti!
Quae moerebat et dolebat,
pia mater, cum videbat
nati poenas incliti.

Quis est homo, qui non fleret,
Christi Matrem si videret
in tanto supplicio?
Quis non posset contristari,
piam Matrem contemplari
dolentem cum Filio?
Pro peccatis suae gentis
vidit Jesum in tormentis
et flagellis subditum.

Vidit suum dulcem natum
morientem desolatum,
dum emisit spiritum,
Eja, mater, fons amoris,
me sentire vim doloris
fac, ut tecum lugeam.
Fac, ut ardeat cor meum
in amando Christum Deum,
ut sibi complaceam.

Sancta Mater, istud agas,
crucifixi fige plagas
cordi meo valide.
Tui Nati vulnerati,
tam dignati pro me pati,
poenas mecum divide.
Fac me vere tecum flere,
Crucifixo condolere
donec ego vixero.
Iuxta crucem tecum stare
te libenter sociare
in planctu desidero.

Virgo virginum praeclara,
mihi iam non sis amara,
fac me tecum piangere.
Fac, ut portem Christi mortem,
passionis fac me sortem
et plagas recolere.
Fac me plagis vulnerari,
cruce hac inebriari
ob amorem filii.
Inflammatus et accensus,
per te, Virgo, sim defensus
in die iudicii.
Fac me cruce custodiri
morte Christi praemuniri,
confoveri gratia.
Quando corpus morietur,
fac, ut animae donetur
paradisi gloria. Amen.
La Madre addolorata stava
in lacrime presso la Croce
su cui pendeva il Figlio.
E il suo animo gemente,
contristato e dolente
una spada trafiggeva.
Oh, quanto triste e afflitta
fu la benedetta
Madre dell'Unigenito!
Come si rattristava e si doleva
la pia Madre
vedendo le pene dell'inclito Figlio!

Chi non piangerebbe
al vedere la Madre di Cristo
in tanto supplizio?
Chi non si rattristerebbe
al contemplare la pia Madre
dolente accanto al Figlio?
A causa dei peccati del suo popolo
Ella vide Gesù nei tormenti,
sottoposto ai flagelli.

Vide il suo dolce Figlio
che moriva, abbandonato da tutti,
mentre esalava lo spirito.
Oh, Madre, fonte d'amore,
fammi provare lo stesso dolore
perché possa piangere con te.
Fa' che il mio cuore arda
nell'amare Cristo Dio
per fare cosa a lui gradita.

Santa Madre, fai questo:
imprimi le piaghe del tuo Figlio crocifisso
fortemente nel mio cuore.
Del tuo figlio ferito
che si è degnato di patire per me,
dividi con me le pene.
Fammi piangere intensamente con te,
condividendo il dolore del Crocifisso,
finché io vivrò.
Accanto alla Croce desidero stare con te,
in tua compagnia,
nel compianto.

O Vergine gloriosa fra le vergini
non essere aspra con me,
fammi piangere con te.
Fa' che io porti la morte di Cristo,
avere parte alla sua passione
e ricordarmi delle sue piaghe.
Fa' che io sia ferito delle sue ferite,
che mi inebri con la Croce
e del sangue del tuo Figlio.
Che io non sia bruciato dalle fiamme,
che io sia, o Vergine, da te difeso
nel giorno del giudizio.
Fa' che io sia protetto dalla Croce,
che io sia fortificato dalla morte di Cristo,
consolato dalla grazia.
E quando il mio corpo morirà
fa' che all'anima sia data
la gloria del Paradiso. Amen

(1) Testo tratto dal libretto inserito nel CD allegato al n. 289 della rivista Amadeus

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Ultimo aggiornamento 11 febbraio 2014