Hymn to St. Cecilia, op. 27

coro misto senza accompagnamento

Musica: Benjamin Britten (1913 - 1976)
Testo: W. H. Auden Organico: coro di voci bianche, arpa
Composizione: luglio 1941 - aprile 1942
Prima esecuzione: Londra, Broadcasting House Concert Hall, 22 novembre 1942
Edizione: Boosey & Hawkes, Londra, 1942
Dedica: Elizabeth Mayer
Guida all'ascolto (nota 1)

Il 1942, anno in cui si conclude la composizione dell'Hymn to Santa Cecilia op. 27, fu un anno particolarmente significativo per Benjamin Britten. Segnò infatti il suo fortunoso ritorno in un'Europa sconvolta dalla guerra dopo i tre anni trascorsi nel nuovo mondo (prima in Canada, poi a New York e infine in California): l'invito della Fondazione Koussevitzky a comporre un'opera che si rivelerà uno dei suoi capolavori, il Peter Grimes, venne colto nonostante le prevedibili difficoltà del rientro in patria in un tale momento. Non ultima tra le difficoltà, il sequestro alla dogana, per il timore che contenessero messaggi in codice, di tutti i manoscritti, tra cui quello ancora incompleto dell'Hymn to Santa Cecilia, a cui Britten lavorava dal 1940 e che dovrà riscrivere a memoria sulla nave, durante il lungo viaggio, parallelamente ad un'altra composizione segnatamente natalizia come A Ceremony of CaroIs, con cui questo brano ha notevoli affinità stilistiche.

L'idea di scrivere un inno per la patrona della musica apparteneva a Britten da tempo e per una serie di motivi: intanto la ricorrenza del suo compleanno, il 22 novembre, che coincide con tale festività e poi il desiderio di inserire la propria opera all'interno del solco di una ben precisa tradizione di Inni ceciliani che nell'area anglosassone andavano da Dryden a Purcell, da Parry a Händel. Rinunciando a servirsi di un testo in latino, Britten concluse ancora una volta - e sarà l'ultima - una collaborazione col poeta Wystan Hugh Auden che gli offrì un testo suddiviso in tre sezioni; la parte finale della prima sezione, un'invocazione alla Santa, in linea con le invocazioni alla musa di matrice classica ("Blessed Cecilia/Appear in visions to all musicians/Appear and inspire") venne usata dal compositore come ritornello, ripetuto alla fine di ciascuna sezione con leggere variazioni.

Le tre sezioni hanno un carattere piuttosto differente, all'interno comunque di un comune clima sospeso e quasi magico. La prima è caratterizzata da un andamento inizialmente tranquillo e fluido che esprime frasi simmetriche e si espande nel dialogo delle voci evidenziando di volta in volta alcune parole significative ('psalm' v. 2, 'organ' v. 6) o le assonanze interne del testo ('rope'/'rose' v. 9 e 11), ma che incrementa via via la propria intensità drammatica nella descrizione degli effetti della musica su angeli e dannati. Il ritornello riprende le caratteristiche musicali di ampia enunciazione della prima sezione mentre la seconda sezione è scritta in forma di Scherzo: le voci si rincorrono in un complesso contrappunto fugato che descrive un raffinato dialogo interiore, un vero e proprio flusso di coscienza (è la Santa a parlare? È l'anima di chiunque suoni?) che esprime uno stato di estasi. La terza sezione è più distesa e lirica, caratterizzata da 'soli' delle varie voci, prima dell'ultima ripetizione del ritornello, che sfuma sprofondando lentamente nei registri più bassi prima di ricevere un'ultima goccia di luce dai soprani.

Daniela Gangale


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorium Parco della Musica, 13 dicembre 2008

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Ultimo aggiornamento 6 febbraio 2014