A Ceremony of Carols, op. 28

per coro di voci acute e arpa

Musica: Benjamin Britten (1913 - 1976)
  1. Procession
  2. Wolcum Yole! - Allegro con brio - Testo: anonimo
  3. There is no rose - Allegretto - Testo: anonimo
  4. a. That yougë child - Andante quasi recitativo - Testo: anonimo
    b. Balulalow - Andante piacevole - Testo: James, John et Robert Wedderburn
  5. As dew in Aprille - Allegro - Testo: anonomo
  6. This little Babe - Presto con fuoco - Testo: Southwell
  7. Interlude - Andante pastorale - per arpa
  8. In freezing winter night - Andante con moto - Testo: Cornish
  9. Spring Carol - Allegretto - Testo: anonimo
  10. Deo gratias - Presto - Testo: anonimo
  11. Recession
Organico: coro di voci bianche, arpa
Composizione: marzo - ottobre 1942
Prima esecuzione: Norwich Castle, 5 dicembre 1942
Edizione: Boosey & Hawkes, Londra, 1943
Dedica: Ursula Nettleship
Guida all'ascolto (nota 1)

Benjamin Britten è certamente uno dei compositori inglesi più importanti del XX secolo; le sue opere sono considerate tra le più rappresentative del repertorio britannico per l'uso raffinato della lingua, l'organizzazione drammaturgica e la personalissima orchestrazione. Insigne pianista e direttore d'orchestra, studiò al Royal College of Music di Londra e lavorò come compositore per la radio, il teatro e il cinema. Fu anche fondatore e direttore artistico del Festival di Aldeburgh divenuto ben presto uno dei più importanti d'Inghilterra e centro delle sue attività musicali. Pur all'interno di uno stile prudente, scevro di quei fermenti innovativi che hanno caratterizzato la musica del primo Novecento europeo, l'armonia e la tecnica compositiva di Britten offrono spesso interessanti sorprese. Colpisce la disinvoltura con cui l'autore affronta e sovrappone suoni e forme tipiche del XX secolo dando luogo ad un eclettismo sempre ragionato e mai superficiale. In particolare, nelle numerosissime composizioni che vedono coinvolta la "voce" (si tratti di semplici pagine corali o di opere come Peter Grimes, o di lavori imponenti come il War Requiem) Britten si mostra originale nella variazione melodica e anticonformista nelle combinazioni strumentali e vocali. Esempio illuminante della sua genialità è proprio Ceremony of Carols op. 28 scritta per coro di ragazzi ed arpa, brano tra i più famosi del compositore che lo realizzò mescolando insieme più fonti di ispirazione: la musica religiosa inglese, il gamelan balinese e gli studi sull'arpa compiuti durante il soggiorno in America.

Dopo tre anni di grandi successi passati oltre oceano, Benjamin Britten e il suo compagno Peter Pears, decisero di ritornare nella nativa Inghilterra. Era il 1942 e Britten aveva iniziato a comporre un Inno a Santa Cecilia e un pezzo per il celebre clarinettista Benny Goodman, brani che aveva intenzione di portare a termine durante il viaggio. Ma la traversata oceanica fu più dura del previsto: oltre alle difficili condizioni di viaggio («avevamo una misera cabina molto vicina alla cella frigorifera delle provviste - scrive Pears ad un amico - l'odore era insopportabile e le persone andavano su e giù per il corridoio tutto il giorno!»), regnava il terrore per gli attacchi dei terribili sottomarini tedeschi U-boat e gli ufficiali di bordo sequestrarono a Britten i manoscritti temendo che si trattasse di un codice segreto. Il viaggio durò quasi un mese e durante l'ormeggio ad Halifax (Nuova Scozia) Britlen trovò un volume di poemi medievali The English Galaxy of Shorter Poems in gran parte anonimi e scritti in un inglese antico che ricordava al compositore il fascino dei Canterbury Tales di Geoffrey Chaucer. Alcuni di questi vennero messi in musica sulla nave Svedese Axel Johnson e formarono il nucleo centrale della Ceremony of Carols che l'autore completò sul suolo natio nella primavera del 1943.

La maggior parte dei testi riguarda il mistero del Natale e le parole evocano un mondo lontano che Britten ha ricreato attraverso armonie inusuali e melodie particolari; le voci bianche e l'arpa conferiscono all'intera composizione un'atmosfera straniante quasi a voler ricreare il "suono" dell'inverno e l'incanto di un mondo di cristallina semplicità.

Fabrizio Scipioni


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di via della Conciliazione, 10 gennaio 2003

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Ultimo aggiornamento 31 gennaio 2014