Variations on a Theme of Frank Bridge, op. 10

per orchestra d'archi

Musica: Benjamin Britten (1913 - 1976)
  1. Introduction and Theme - Lentp maestoso
  2. Variation - Adagio
  3. Variation - March
  4. Variation - Romance
  5. Variation - Aria Italiana
  6. Variation - Bourrée classique
  7. Variation - Wiener Waltzer
  8. Variation - Moto perpetuo
  9. Variation - Funeral March
  10. Variation - Chant
  11. Fugue and Finale - Lento e solenne
Organico: archi
Composizione: 5 giugno - 12 luglio 1937
Prima esecuzione: Salisburgo, Festspielhaus, 27 agosto 1937
Edizione: Boosey & Hawkes, Londra
Dedica: To F. B. A tribute with affection and admiration
Guida all'ascolto 1 (nota 1)

Nel cospicuo corpus compositivo di Benjamin Britten le Variazioni un tema di Frank Bridge sono un'opera di particolare significato, nella quale il maggior compositore inglese del nostro secolo riuscì a conciliare tre distinti obiettivi: una chiara definizione della propria poetica, secondo principi ai quali sarebbe rimasto fedele in tutta la sua successiva produzione; una prima, grande affermazione a livello internazionale; last but non least un omaggio al maestro che per primo aveva riconosciuto il suo talento.

Frank Bridge fu certamente il più amato fra gli insegnanti di Britten. Vissuto fra il 1879 e il 1941, Bridge fu violinista e violista insigne nel suo paese (membro di complessi prestigiosi, come il Quartetto Grimson, il Quartetto Joachim, l'English String Quartet) e, come compositore, risentì notevolmente della sua attività concertistica, dedicandosi principalmente alla musica da camera. Prese il quindicenne Britten sotto la sua protezione fin dal 1928, e non cessò di essergli vicino neanche quando, due anni più tardi, Britten fu ammesso al Royal College of Music, dove studiò per tre anni con John Ireland e Arthur Benjamin. All'allievo prediletto Bridge seppe insegnare la solidità dell'impianto costruttivo, la limpidezza della tecnica di scrittura, qualità volte a disciplinare e guidare nel giovane quell'istinto prepotente che il maestro non possedeva.

Non deve stupire dunque che Britten già nel 1932 dedicasse a Bridge la sua Sinfonietta op. 1 e che nel 1937, ormai musicista "emergente", scrivesse un brano che, avendo come spunto un tema dello stesso Bridge e comportando un organico per soli archi si riallacciasse compiutamente alle tematiche predilette del maestro; "To F. B. A tribute with affection and ammiration!" recita la dedica in calce alla partitura. Terminate il 12 luglio 1937, le Variazioni furono eseguite il 27 agosto dello stesso anno al Festival di Salisburgo dall'orchestra d'archi di Boyd Neel (un complesso inglese meritevolmente attivo nella commissione ed esecuzione di composizioni per archi di autori anglosassoni); e Britten fu subito individuato, a livello internazionale, come la personalità destinata a risollevare le languenti sorti della musica inglese.

Il merito delle Variazioni su un tema di Frank Bridge, infatti, si spinge assai oltre quello di un semplice omaggio. Fra le infinite soluzioni che può comportare la forma del tema con variazioni, Britten seppe scegliere quella che più chiaramente metteva in luce il proprio animo eclettico e la capacità di assorbire e rielaborare le suggestioni provenienti da tutte le principali correnti culturali europee. Ciascuna delle variazioni, infatti, anziché sviluppare il materiale proposto secondo un processo compositivo "interno" al materiale stesso, si riallaccia ad un fattore "esterno", a molteplici topoi storicamente definiti nella storia della musica (ad esempio l'Aria italiana, il Walzer viennese, la Fuga ecc.). Il pericolo di un eccessivo ibridismo del risultato è evitato da Britten grazie all'adeguamento di ciascuno di questi topoi al proprio personale linguaggio, sensibilmente lirico (un lirismo accentuato dall'orchestra d'archi), fermamente ancorato al sistema tonale ma impressionisticamente dissonante.

Alla breve introduzione, con il vigoroso pizzicato iniziale e il Lento maestoso, succede l'esposizione del tema di Bridge, tratto dal secondo dei Tre idilli, del 1910. Le dieci variazioni consistono in un Adagio di netta influenza mahleriana, una Marcia grottesca, una gradevole Romanza, una suadente Aria italiana (dove il violino solista imita i virtuosi del canto), una Bourrée classique ironicamente compassata, un esuberante Wiener Walzer, un Moto perpetuo convenientemente concitato, una Funeral March nuovamente mahleriana, un elegiaco Chant - dove è particolarmente evidente l'intuito di orchestratore dell'autore - con le viole divise e il pedale superiore dei violini, e una dotta Fuga che sfocia in un Finale di densissima partecipazione espressiva.

Arrigo Quattrocchi

Guida all'ascolto 2 (nota 2)

Le Variations on a Theme of Frank Bridge per orchestra d'archi op. 10 di Benjamin Britten risalgono al 1937. Si tratta del primo lavoro col quale il compositore inglese, allora ventiquattrenne, attrasse su di sé l'attenzione del mondo musicale internazionale. Le Variazioni su un tema di Frank Bridge furono eseguite per la prima volta nel quadro del Festival di Salisburgo del 1937 e furono ripetute, con uguale successo di pubblico e di critica, in occasione del Festival della Società Internazionale di Musica Contemporanea svoltosi a Londra nel 1938. Le Variazioni portano la dedica: «To F.B. A tribute with affection and admiration». «F. B.» è ovviamente l'autore del Tema di queste Variazioni, il compositore Frank Bridge, vissuto tra il 1879 e il 1941. Bridge era stato uno dei principali artefici della rinnovata fioritura che la musica inglese conobbe nel primo quarto del nostro secolo, particolarmente nel campo della musica strumentale da camera. L'esuberanza postromantica dei suoi primi lavori, il cromatismo influenzato da Skriabin (e anche da Schoenberg) delle sue opere tarde, lo sospinsero nel periodo tra le due guerre mondiali, dominato dal gusto neoclassico, in un isolamento che sarebbe stato quasi totale se il giovane Britten non gli fosse rimasto costantemente vicino. Frank Bridge era stato il primo maestro di composizione di Britten e, dal canto suo, continuò a consigliarlo e a vegliare sui primi passi della sua carriera, anche quando Britten, iscrivendosi al Royal College of Music, passò alla scuola di John Ireland. La testimonianza della riconoscenza che Britten serbò per il suo maestro è data, appunto, da queste Variazioni composte su di un Tema di Bridge che risale al 1911 ed è tratto da un lavoro intitolato Idyll n. 2. Britten affida l'esposizione di questo Tema,  in movimento Allegretto poco lento, al quartetto solista, dopo averlo preparato con una rapsodica Introduzione (Lento maestoso). La melodia tematica, eseguita dai solisti «con tenerezza» e in modo «dolcissimo» viene punteggiata da lievissimi arpeggi degli altri archi. Senza pausa, segue un Adagio in cui il Tema appare suddiviso in modo antifonale tra gli accordi sostenuti degli archi bassi e i recitativi dei violini. La Variazione successiva è una Marcia veloce (il tempo indicato è infatti: Presto alla marcia), il cui ritmo viene «martellato» costantemente, lungo il «crescendo» e il «decrescendo» che configurano la dinamica del brano. Segue una Romanza, in movimento Allegro grazioso, in cui la cantabile (e sempre «dolce») variante del Tema viene a poggiare su di una figura ritmica ostinata che le conferisce quasi l'andamento di un valzer sincopato.

A questo brano sentimentale segue un Allegro brillante intitolato Aria italiana. La predilezione di Britten per Rossini si palesa, qui, con la massima evidenza. All'Allegro brillante di sapore italiano, segue l'Allegro pesante di una Bourrée classique di gusto francese. L'andamento di questa «suite» di «Variazioni caratteristiche» si anima vieppiù nel Wiener Walzer nella cui trama Veloce il ripetuto inserimento di battute in movimento Lento acquista un senso di divertita parodia del «rubato» ottocentesco. Il culmine dinamico del lavoro viene raggiunto nel Moto Perpetuo (Allegro molto) dal quale la vicenda sonora precipita nell'Andante ritmico di una Marcia funebre. Il successivo Chant, in tempo Lento, con gli accordi di armonici tenuti a lungo e i recitativi delle viole con sordine, si svolge in un clima di lamento funebre col quale contrasterà poi la solare gaiezza del ritmo da Tarantella, Allegro molto vivace, che sorregge la Fuga che precede il Finale. La conclusione è costituita da una ripresa, «molto espressiva» lenta e solenne, del Tema di Frank Bridge, che torna a dispiegarsi con potenziato pathos lirico.

Roman Vlad


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di via della Conciliazione, 29 ottobre 1993
(2) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Olimpico, 19 gennaio 1967

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Ultimo aggiornamento 2 dicembre 2015