Nänie per coro e orchestra, op. 82


Musica: Johannes Brahms (1833-1897)
Testo: Friedrich von Schiller
  1. Auch das Schöne muss sterben - Andante (re maggiore)
  2. Aber sie steigt aus dem Meer mit allen Töchtern des Nereus - Più sostenuto (fa diesis maggiore)
  3. Auch ein Klaglied - Andante (re maggiore)
Organico: coro misto, 2 flauti, 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti, 2 corni, 3 tromboni, arpa, archi
Composizione: 1880 - 1881
Prima esecuzione: Zurigo, Tonhalle, 6 Dicembre 1881
Edizione: Peters, Lipsia, 1881
Dedica: Henriette Feuerbach
Guida all'ascolto (nota 1)

In memoria del pittore Anselm Feuerbach, morto nel gennaio 1880, Brahms compose fra il 1880 e l'estate del 1881 la Naenia per coro e orchestra, da lui dedicata alla matrigna dell'artista suo amico Henriette Feuerbach. Per questo lavoro egli si servì dei versi di Schiller, nei quali, con riferimento ai miti di Orfeo, di Adone e di Achille, è espresso il concetto che anche le cose belle e perfette sono destinate a morire, ma che, a differenza delle cose volgari, la loro morte è accompagnata da canti di rimpianto. Pubblicata nell'anno 1881 in cui fu terminata, la Naenia ebbe la prima esecuzione a Zurigo il 6 dicembre di quell'anno.

La composizione ha una forma tripartita: la prima e !a terza sezione, in Andante, hanno la stessa tonalità di re maggiore, lo stesso ritmo e, in certa misura, lo stesso materiale tematico, mentre la sezione centrale, in tempo più sostenuto, è scritta nella tonalità di fa diesis maggiore e si differenzia dalle altre nei temi e in un più vivo calore di accenti. La prima sezione, dopo un esordio strumentale caratterizzato da una melodia dell'oboe, introduce il coro con le parole Auch dus Schöne muss sterben; la seconda sezione ha inizio con il verso Aber sie steigt aus dem Meer mit allen Töchtern des Nereus e presenta l'immagine di Teti che emerge dalle acque del mare per piangere la morte di Achille; la terza sezione comprende il commento finale, dalle parole Auch ein Klaglied. L'intonazione affettuosamente elegiaca delle parti estreme e quella più intensa e radiosa della parte centrale si richiamano ad una idea della morte concepita, in un sereno spirito neoclassico, come dolce riposo.

Alberto Pironti

Guida all'ascolto 2 (nota 2)

La Nänie op. 82 risale al 1881, dieci anni dopo lo Schicksalslied, venne composta da Brahms in memoria del pittore Anselm Feuerbach e dedicata alla di lui matrigna. Nei distici elegiaci di Schiller Brahms trovò spesso un senso di composta e serena accettazione della morte, cui neppure gli dei possono opporsi e perfino la Bellezza soggiace. In questo breve poema, popolato delle più emblematiche figure del mondo antico, Adone, Afrodite, Achille, Teti, Plutone, la morte appare circondata da un'aura di bellezza e di gioventù, e anche se Brahms adotta la struttura tripartita A - B - A, non vi si trovano i drammatici contrasti presenti nello Schicksalslied, ma sì brevi accensioni (ai versi: «Guarda, gli dei e le dee piangono», o quando l'arpa accompagna l'evocazione di Adone, o dove Achille è salutato da tutti i legni, corni e tromboni) che non sconvolgono il tono generale che è di tranquilla, classica coscienza di un destino ineluttabile. Non a caso, Brahms quasi sfugge, nella sua composizione, l'ultimo verso di Schiller, per insistere sul concetto che «anche un canto doloroso è nobile sulle labbra della persona amata» accompagnandolo con il delicato preludio che aveva aperto questa Nänie.

Cesare Orselli

Testo

Auch das Schöne muss sterben!
Das Menschen und Götter bezwinget,
Nicht die eherne Brust
rührt es des stygiischen Zeus.
Einmal nur erweichte
die Liebe den Schattenbeherrscher,
Und an der Schwelle noch, streng,
rief er zurück sein Geschenk.
Nicht stillt Aphrodite
dem schönen Knaben die Wunde,
Die in den zierlichen Leib
grausam der Eber geritzt.
Nicht errettet den göttlichen Held
die unsterbliche Mutter,
Wann er, am skäischen Tor fallend,
sein Schicksal erfüllt.

Aber sie steigt aus dem Meer
mit allen Töchtern des Nereus,
Und die Klage hebt an
um den verherrlichten Sohn.
Siehe, da weinen die Götter,
es weinen die Göttinnen alle,
Dass das Schöne vergeht,
dass das Vollkommene stirbt.

Auch ein Klaglied zu sein
im Mund der Geliebten ist herrlich,
Denn das Gemeine geht
klanglos zum Orkus hinab.
Anche il Bello dovrà morire.
Quel che vince uomini e dèi
non turba il ferreo cuore
dello Zeus d'Averno.
Soltanto una volta Amore
addolcì il signore delle tenebre,
ma sulla soglia fatale, rigidamente
revocò il suo dono.
Non lenisce Afrodite
al grazioso fanciullo (1) la ferita
che al leggiadro suo corpo
inferse crudelmente il verro.
La madre immortale (2)
non risparmia l'eroe divino (3)
quando, cadendo alle porte Scee,
porta a compimento il suo destino.

Ecco però che ella sorge dal mare
con tutte lefglie di Nereo,
e s'eleva il lamento
per il figlio glorificato.
Ecco, piangono gli dèi
e piangono le dèe tutte,
dal momento che il Bello scompare
e che muore anche tutto ciò che è perfetto.

Anche esser un canto lamentoso
sul labbro dell'amata, è bello,
poiché senza pianto
il volgo va sotterra.
(1) Adone - (2) Teti - (3) Achille
Friedrich von Schiller Traduzione: Luigi Bellingardi

(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia;
Roma, Auditorio di Via della Conciliazione, 21 Aprile 1963
(2) Testo tratto dal programma di sala del Concerto del Maggio Musicale Fiorentino,
Firenze, Palazzo Pitti, 26 luglio 1983

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Ultimo aggiornamento 27 aprile 2016