Serenata in re maggiore per piccola orchestra, G 501


Musica: Luigi Boccherini (1743-1805)
  1. Allegro (re maggiore)
  2. Andante (re maggiore)
  3. Presto (re maggiore)
  4. Allegro (do maggiore)
  5. Andantino (do maggiore)
  6. Allegretto (do maggiore)
  7. Allegro (fa maggiore)
  8. Allegro (fa maggiore)
  9. Contradanza (sol maggiore)
Organico: 2 oboi, 2 corni, 2 violini, basso continuo
Composizione: 1776
Edizione: Guerra, Lione, 1777

Attribuzione incerta
Guida all'ascolto (nota 1)

Boccherini è un personaggio di spicco nella storia della musica che precede l'avvento della prima scuola viennese: il suo contributo allo sviluppo della forma del quartetto e del quintetto è stato determinante e la sua importanza viene riconosciuta da studiosi sia italiani che stranieri. Egli ha al suo attivo una produzione rilevante di musica: oltre cento quartetti e ben 163 quintetti, questi ultimi in varie formazioni, ma in prevalenza per due violini, due viole e violoncello; una trentina di sinfonie dallo strumentale ridotto all'essenziale, due ottetti, sedici sestetti, settantaquattro trii, duetti, sonate, due balletti, due oratori, l'opera La Clementina (Madrid 1786) uno Stabat Mater, una messa, cantate sacre e profane.

Boccherini ebbe una vita particolarmente movimentata e la sua bravura di violoncellista s'impose in fortunate tournées in Italia e altrove, trovando protezione presso don Luigi Infante di Spagna e, dopo la morte di questi presso l'ambasciatore di Francia a Madrid Luciano Bonaparte, al quale dedicò lo Stabat Mater a tre voci con accompagnamento d'archi e i Quintetti dell'op. 62. La morte lo colse in povertà il 28 maggio 1805, sessantaduenne; venne inumato nella chiesa madrilena di San Giusto e nel 1927 le sue ceneri furono trasportate nella natia Lucca.

La musica di Boccherini s'impone per la freschezza e la varietà melodica e per la finezza e l'eleganza delle idee, in un'armoniosa scorrevolezza discorsiva. In particolare nei quartetti d'archi sono racchiusi gli elementi caratteristici dell'intera opera del maestro di Lucca: l'organicità e l'animata giocondità delle figurazioni; una sincera vibrazione sentimentale nei tempi lenti; una giovanile brillantezza negli stacchi ritmici dei movimenti allegri. Come scrisse giustamente un musicologo di altri tempi «le piccanterie che affiorano talvolta nei tempi rapidi ricordano l'origine toscana del compositore; il fare manierato e distinto richiama l'uomo che ebbe lunghi contatti conia più cerimoniosa delle corti, quella spagnola; l'accuratezza della scrittura è assertrice di probità artistica. I maestri italiani che negli ultimi decenni del Settecento coltivano la stessa forma di Boccherini non possono essergli posti a paragone».

La Serenata in re maggiore risale al 1776 e sembra che sia stata scritta per il matrimonio di don Luigi Infante. Gli studiosi di Boccherini la ritengono un'opera dubbia, anche se affiorano certe scelte stilistiche del compositore lucchese, come la fluidità del discorso musicale e la varietà delle modulazioni in un gioco di contrasti armonici in cui sono privilegiati i movimenti ritmicamente spigliati nell'alternanza continua di forte e piano. Anche in questo caso balza evidente quel senso di luminoso classicismo all'italiana nel quale si colloca l'invenzione strumentale di Boccherini.


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di Via della Conciliazione, 2 novembre 1989

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Ultimo aggiornamento 3 aprile 2014