Quintetto n. 5 in re maggiore per chitarra e archi, G 449


Musica: Luigi Boccherini (1743-1805)
  1. Andantino pausato
  2. Minetto: Allegro
  3. Allegro giusto
  4. Andantino pausato con variazioni. Allegro giusto
Organico: chitarra, 2 violini, viola, violoncello
Composizione: 1798
Edizione: Heugel, Parigi, 1974
Dedica: marchese di Benavente

Arrangiamento dal Quintetto op. 56 n. 5 e dai Quartetti op. 53 n. 2, G 237, op. 52 n. 1, G 232
Guida all'ascolto (nota 1)

Tra il 1798 e il 1799 Boccherini trascrive e raduna in due raccolte dodici quintetti, originariamente composti per organici diversi, affidandoli a una formazione strumentale piuttosto insolita: al quartetto d'archi classico (formato da due violini, viola e violoncello) il compositore aggiunge la chitarra. La scelta dello strumento è un omaggio al committente e dedicatario delle due raccolte, il marchese di Benavente. Eccellente chitarrista dilettante e ammiratore sincero di Boccherini, il mecenate madrileno ospita un'orchestra stabile nel suo palazzo, frequentato da intellettuali, musicisti e pittori (fra i quali spicca il nome di Goya, intimo amico di Boccherini); proprio all'italiano, il marchese aveva affidato l'incarico di direttore della musica.

L'impiego della chitarra trova, del resto, un'altra giustificazione nell'interesse nutrito da Boccherini per il folclore del paese di cui è ospite da lungo tempo. In numerose occasioni elementi pittorici, danze popolari e scene di vita madrilena concorrono ad arricchire le pagine di musica colta del compositore italiano.

La trascrizione dei quintetti e l'aggiunta della chitarra risalgono agli ultimi anni di vita di Boccherini, quando il maestro torna sulla propria musica per rielaborare alcune tra le opere più amate; attinge allora alla sua vastissima produzione cameristica, entro la quale il genere del quintetto ricopre il ruolo di centro focale. Se la frequentazione assidua del Quintetto testimonia, da un lato, il contatto continuo mantenuto da Boccherini col classicismo viennese (in particolare con la musica di Haydn), dall'altro ne rivela l'autonomia creativa: l'opera di Boccherini, soprattuto nel caso dei quintetti con due violoncelli e di quelli con la chitarra, si fregia di originalità assoluta. Il suo stile si sviluppa in direzioni autonome rispetto a quelle percorse dal classicismo viennese. Le forme boccheriniane sono comprese a pieno solo accettando la quasi completa estraneità del compositore rispetto al modus operandi della forma-sonata classica.

Il genere del Quintetto, in particolare, diviene il luogo privilegiato entro cui convogliare la propria abbondantissima vena melodica: i temi sgorgano frequenti, l'uno di seguito all'altro, spesso renitenti a piegarsi al principio dialettico dell'opposizione drammatica, così tipico del sonatismo classico; sono capaci di oltrepassare i limiti loro concessi (i limiti formali dell'Esposizione, per intenderci) e di invadere zone come quelle dello Sviluppo, comunemente dedicate alla rielaborazione di temi già uditi. Boccherini discorre, racconta attraverso la sua musica una storia continua, una storia che non conosce improvvise battute d'arresto: i suoi temi s'inseguono come le onde che si rifrangono sulla scogliera; sono improntati a uno spirito comune, sono incapaci di "combattersi". Tutto ciò intacca anche il linguaggio armonico, che ha poco in comune con quello dei viennesi: la successione dei piani tonali, spesso imprevedibile, approda a esiti assolutamente originali.

QUINTETTO PER CHITARRA E ARCHI N. 5 IN RE MAGGIORE G. 449

Il Quintetto n. 5 in re maggiore G. 449 nasce dalla rivisitazione di diverse pagine cameristiche: Boccherini attinge ai movimenti primo e quarto del Quinto quintetto dell'op. 56 per pianoforte e archi, al secondo movimento del Secondo quartettino dell'op. 53 e al quarto movimento del Primo quartetto dell'op. 52. Ne scaturisce un'opera nient'affatto composita, all'interno della quale l'unità è garantita dal circolare di elementi tematici che, valicando i confini dei singoli movimenti, migrano tra gli stessi: è il caso del primo tema dell'Andantino pausato, che torna in apertura dell'Andantino pausato con variazioni - Allegro giusto; dei due temi dell'Allegro giusto che tornano a conclusione dell'ultimo movimento.

Originale è la forma pensata da Boccherini per l'Andantino pausato, a struttura bipartita: se la prima parte non si allontana affatto dai modelli canonici, la seconda appare invece più complessa ed elaborata. Vi si riconoscono infatti tre differenti episodi - il primo brillante, il secondo almeno inizialmente maestoso, il terzo elegante - destinati a ricomparire, per nulla modificati, dopo una breve riesposizione delle due idee della prima parte.

La struttura del secondo movimento, Minuetto. Allegro risulta essere invece convenzionale: al Minuetto in modo maggiore segue infatti il Trio in minore. Stupisce soltanto la presenza, all'interno del Trio, di una terza parte, che fa le veci della tradizionale ripresa della prima parte del Trio, nella quale è esposto un tema ampio e disteso, simile a quello presentato nella seconda parte del Minuetto.

Assolutamente semplice è pure la struttura dell'Allegro giusto, in cui si rincorrono due temi - il primo leggero e sospeso, il secondo deciso e ritmato - interrotti nel loro procedere dall'inserimento di un nuovo episodio caratterizzato da rapidissimi fremiti da parte degli archi.

L'aggraziato primo tema dell'Andantino pausato inaugura l'ultimo movimento, Andantino pausato con variazioni - Allegro giusto: il tema è esposto e sottoposto a otto variazioni. Se la prima della serie prevede una semplice trasposizione all'acuto del tema, le altre mettono a dura prova l'abilità degli esecutori: il suono della chitarra prevale nella quarta e nella settima variazione, quello degli archi nella terza, cosi ricca di abbellimenti; archi e chitarra si fronteggiano in un gioco di botta e risposta nella seconda, nella quinta e nella sesta, vero pezzo di bravura; si muovono insieme nella rapidissima ottava variazione.

Raffaella Valsecchi


(1) Testo tratto dal libretto inserito nel CD allegato al n. 93 della rivista Amadeus

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Ultimo aggiornamento 16 novembre 2014