Herminie, scena lirica per soprano e orchestra, H 29


Musica: Hector Berlioz (1803-1869)
Testo: Pierre-Ange Vieillard de Boismartin
  1. Introduzione - orchestra - Moderato (solo maggiore)
  2. Quel trouble te poursuit - recitativo in do maggiore per soprano e orchestra - Moderato
  3. Ah! que de la tendresse - aria in do maggiore per soprano e orchestra
  4. Arrête! - aria in re minore per soprano e orchestra - Allegro assai agitato
  5. Venez, terribles armes! - aria in mi maggiore per soprano e orchestra - Allegro impetuoso vivace
  6. Dieu des chrétiens - preghiera in sol maggiore per soprano e orchestra - Largo
  7. Venez, terribles armes! - aria in mi maggiore per soprano e orchestra - Allegro impetuoso vivace. Più mosso
Organico: soprano, 2 flauti, 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti, 4 corni, 2 trombe, timpani, piatti, archi
Composizione: 1828
Scritto per: le Prix de Rome

Il numero 1 è riutilizzato per l'inizio del tema del primo movimento della Symphonie fantastique (H 48)
Il numero 6 è riutilizzato per il n. 6 di Irlanda: Melodies irlandaises (Chant sacré H 44)
Guida all'ascolto (nota 1)

[...] Tutto ai miei occhi divenne grande, poetico, sublime; ad aumentare ulteriormente la mia religiosa emozione contribuì poi l'immensa maestà della Piazza del Popolo, attraverso la quale entra a Roma chi giunge dalla Francia; ed ero immerso nei miei sogni quando i cavalli, dei quali avevo smesso di maledire la lentezza, si arrestarono davanti ad un palazzo di nobile e severo aspetto. Era l'Accademia.

Così Hector Berlioz descrive nei Memoirs il suo arrivo alla Villa Medici, sede dell'Accademia di Francia a Roma e alloggio dei vincitori del Prix de Rome. Nel 1830, dopo tre tentativi falliti, Berlioz aveva ottenuto il famoso premio che propizia per i pensionnaires francesi l'incontro con l'arte italiana. Nel 1827 il compositore ventiquattrenne era stato ammesso per la prima volta al concorso, a soli tre anni dall'abbandono della facoltà di medicina per gli studi musicali. La sua prova, la Cantata La Mort d'Orphée fu però giudicata 'ineseguibile' dalla commissione. Con la Cantata Herminie et Tancréde Berlioz mancò invece il successo per un soffio: la vittoria andò a Guillaume Ross-Despréaux, mentre al giovane Hector fu conferito il secondo premio. La caparbietà di Berlioz non fu piegata neppure dal terzo insuccesso, quando nel 1829 pur di non attribuire la vittoria alla Cantata la Mort de Cléopàtre - unica a sopravvivere stabilmente nel repertorio anche oggi - la commissione determinò di non assegnare il premio. Finalmente il 21 agosto del 1830 con la Mort de Sardanapale, di cui oggi restano solo alcuni lacerti, il Nostro ottenne il sospirato Prix de Rome, potè partire per l'Italia con ritrovata fiducia in sé stesso e con un rinnovato appoggio della famiglia, che aveva avversato le sue propensioni verso la carriera musicale.

Hector Berlioz continuò ad attingere costantemente alle Cantate del Prix de Rome durante la composizione di partiture divenute poi celebri: dai frammenti rimasti del Sardanapale si evincono infatti forti parentele con due passaggi del Romeo et Juliette e con un'Aria di Cassandre de Les Troyens; da La mort d'Orphée sono tratti due temi confluiti poi in Lélio - Le retour a la vie, mentre la La mort de Cléopàtre fornì materiale sia per Lélio che per la melodia di un Duetto nel Benvenuto Cellini. Il più celebre degli autoimprestiti berlioziani colpisce però l'ascoltatore in maniera sorprendente proprio in apertura della scena lirica Herminie: il magnifico tema contenuto nell'introduzione strumentale che prelude al primo Recitativo altro non è se non la primigenia versione della melodia nota come idée flxe, l'ossessione musicale che innerva i cinque movimenti della Symphonie Fantastique, terminata nel 1830.

Il testo della scena lirica per soprano e orchestra Herminie et Tancrède era stato fornito dal poeta Pierre-Ange Vielliard de Boisrnartin, autore anche della Mort de Cléopàtre, che pescava a piene mani tra i topoi più comuni nel teatro musicale dell'epoca. Dall'intreccio della Gerusalemme Liberata del Tasso viene qui isolata la figura di Erminia, principessa di Antiochia, protagonista di un drammatico monologo. Lo sviluppo della Cantata segue di necessità la struttura prevista dal concorso e si articola in tre brevi Arie precedute da altrettanti Recitativi, modello ritenuto particolarmente adatto a dimostrare l'abilità dell'autore nell'orchestrazione e nello stile teatrale.

Nel comporre la Cantata Herminie Berlioz si sforzò il più possibile di rispettare le convenzioni compositive care ai componenti della Commissione dell'Istitut de France, fra cui figurava anche il detestato Cherubini. La Cantata si inizia infatti con un lungo pedale di tonica e la linea vocale delle Arie principia sulla dominante. Tuttavia i Recitativi sono animati da inconsueti scarti ritmici, con più di un passaggio dai caratteri 'realisti' e increspature improvvise della linea vocale. Le Arie presentano le caratteristiche di imprevedibilità tipiche del linguaggio armonico di Berlioz, che fa leva su un uso fantasioso e spregiudicato del materiale tematico, senza venir meno alla profonda urgenza di rappresentare il 'vero' sulla scena.

La principessa Erminia nel Recitativo iniziale confessa l'angoscioso contrasto di sentimenti che oppone il suo amore per Tancredi allo strazio per le stragi compiute dai crociati in Siria. Nella prima Aria ("Ah! Si de la tendresse...") la principessa si proclama disposta a perdere persino la corona e la libertà pur di amare il cavaliere cristiano. Il recitativo successivo coglie la giovane piena di terrore per l'approssimarsi del combattimento di Tancredi con Argante e nella seguente Aria Erminia si augura che il guerriero cristiano si sottragga alla morte, atroce eventualità che spezzerebbe anche la vita della principessa. Da notare che, con un espediente ardito, Berlioz fa iniziare l'ampio cantabile solo a metà dell'aria, con la ricomparsa del tema dell'introduzione orchestrale sulla frase "J'exhale en vain ma plainte fugitive".

Il convulso Recitativo che prelude all'Aria e alla preghiera conclusive vede la donna, come in preda al delirio, giungere ad invidiare la sorte di Clorinda, che nascosta dall'armatura può combattere Tancredi. Ma d'improvviso Erminia si scuote e l'attacco dell'agitata Aria conclusiva rivela la nuova esaltante determinazione di accettare il Dio dei cristiani, di abbandonare la propria patria e penetrare negli accampamenti crociati per raggiungere Tancredi. La sezione centrale dell'Aria è interrotta da una preghiera, forse il momento più alto della partitura: eppure fu probabilmente questa scelta, contestata dalla commissione, che relegò Berlioz al secondo posto nella graduatoria. A differenza degli altri artisti in gara il compositore delfinate aveva infatti ritenuto necessario, al fine di aderire al testo, di modificare il tempo dell'Aria, marcata come agitata, rallentando poi il fluire della musica mediante una nuova reiterazione dei versi della preghieria. La Cantata si conclude rapidamente dopo il potente climax sulla frase "tu rends Tancrede a me veux", con una breve coda strumentale dall'efficace impatto teatrale. Non sapremo mai se la rimarchevole qualità delle idee musicali impiegate nella partitura sia da attribuire solo allo stimolo della competizione o se Berlioz abbia in quel frangente riutilizzato alcune idee nate forse per il progetto operistico Richard en Palestine (il tema è il medesimo), di cui non sopravvive alcuno schizzo. Di certo se questo impegnativo banco di prova per la vocalità sopranile risulta nel complesso meno originale delle Cantate che lo precedono e lo seguono non trova però confronto alcuno fra le composizioni di altri musicisti proposte al Prix de Rome in quegli anni.

Andrea Penna


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorium Parco della Musica, 19 novembre 2005

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Ultimo aggiornamento 5 maggio 2011