Drei Bruchstücke aus Wozzeck


Musica: Alban Berg (1885 - 1935)
  1. Langsam (atto I, scene 2 e 3)
    Organico: soprano, ottavino, 2 flauti, 2 oboi, corno inglese, 2 clarinetti piccoli, 2 clarinetti, clarinetto basso, 2 fagotti, controfagotto, 2 corni, 2 trombe, 3 tromboni, basso tuba, timpani, grancassa, tamburo, piatti, tam-tam grande, triangolo, celesta, arpa, archi
  2. Tema e 7 variazioni con doppia fuga (atto III, scena l)
    Organico: soprano, 2 ottavini, 3 flauti, 4 oboi, 2 clarinetti piccoli, 4 clarinetti, clarinetto basso, 3 fagotti, controfagotto, 4 corni, 4 trombe, 4 tromboni, basso tuba, celesta, arpa, archi
  3. Langsam (atto III, scene 4 e 5)
    Organico: soprano, coro di ragazzi, 4 flauti, 4 oboi, clarinetto piccolo, 4 clarinetti, clarinetto basso, 3 fagotti, controfagotto, 4 corni, 4 trombe, 4 tromboni, basso tuba, timpani, grancassa, piatti, tam-tam grande e piccolo, tamburo, xilofono, frusta, celesta, arpa, archi
Organico: vedi i dettagli
Composizione: 1923
Prima esecuzione: Francoforte, Schauspielhaus, 11 giugno 1924
Edizione: Universal Edition, Vienna, 1924
Guida all'ascolto 1 (nota 1)

Il Wozzeck, insieme al Pelléas debussiano, viene considerata l'opera più rappresentativa del teatro musicale del Novecento. In esso Berg, ispirandosi ai procedimenti dodecafonici schoenberghiani e senza tuttavia dimenticare la lezione di Mahler e le radici spirituali delle stratificazioni artistiche del XIX secolo, ha realizzato uno degli esempi più alti e convincenti di espressionismo musicale, legato a quel movimento di rinnovamento linguistico, estetico e figurativo che investì negli anni precedenti la prima guerra mondiale la cultura viennese. La trama del Wozzeck, che si dipana in tre atti e quindici scene ricavate dall'omonimo dramma di Georg Büchner, scritto nel 1836 con lo scopo di tradurre sulla scena una pagina drammatica della storia tedesca - la fallita rivoluzione del marzo 1848 - narra del povero soldato e stalliere polacco Franz Wozzeck, innamorato di una giovane, Marie, che gli ha dato un bimbo e vittima della donna infedele e dei rozzi e spietati superiori prussiani. Wozzeck cerca di raggranellare in ogni modo qualche soldo per aiutare Marie a sfamare il bimbo, ma ad un certo punto scopre il tradimento della propria donna. La sua mente sconnessa non regge a tanta umiliazione e in un momento di furore uccide l'amica e a sua volta muore annegato in uno stagno, nel tentativo di recuperare il coltello insanguinato. Accorrono bambini per vedere di che si tratta: tra di essi c'è il piccolo di Marie e di Wozzeck, che resta a giocare solo e ignaro di tutto, con il suo povero cavallino di legno.

Berg lavorò alla stesura della partitura del Wozzeck dall'agosto del 1917 all'aprile del 1921 e alla fine inviò la riduzione per canto e pianoforte, da lui stesso realizzata, a diversi teatri d'opera tedeschi e austriaci; nessuno si fece vivo per allestire l'opera. Il direttore d'orchestra Hermann Scherchen gli suggerì allora, nell'estate del 1923, di ricavarne una versione da concerto con alcuni frammenti sinfonici e cantati, che è poi la composizione oggi in programma. Questi frammenti, tre per l'esattezza, comportano la Marcia militare e la Berceuse (una delle pagine più toccanti e umane del Wozzeck) tratte dalla seconda e terza scena del primo atto; la lettura della Bibbia da parte di Marie (un'oasi lirica nel momento precedente la tragedia) che apre il terzo atto; le due scene conclusive (quarta e quinta) dell'opera, in cui lo squallore dell'allucinante tragedia, carica di riferimenti freudiani sulla predestinazione al male, assume toni musicali di straordinaria sintesi espressiva.

L'esecuzione dei tre frammenti, diretta da Scherchen a Francoforte l'11 giugno 1924, diede una certa rinomanza a Berg, tanto che il direttore d'orchestra Erich Kleiber si adoperò perché il Wozzeck fosse allestito dal Berliner Staatsoper. Dopo un numero lungo e minuzioso di prove l'opera andò in scena il 14 dicembre 1925, ma sollevò scandalo e la critica, per lo meno quella più importante, si abbandonò a feroci e astiose stroncature. Ciò non impedì che il Wozzeck, dedicato ad Alma Mahler, vedova del musicista al quale Berg fu molto legato, fosse rappresentato in altre città tedesche e nel 1942 all'Opera di Roma con Tito Gobbi come protagonista, diretta da Tullio Serafín e con la regia di Milloss (alla Scala di Milano il Wozzeck fu allestito nel 1955).

Il primo frammento è preso dalla seconda e dalla terza scena del primo atto. Dopo una introduzione strumentale, connessa con l'episodio di Wozzeck che raccoglie legna insieme ad un compagno, si ode il ritmo che accompagna la marcia dei militari con il Tamburmaggiore in testa, mentre Marie e la sua vicina Margret bisticciano in parlato. La marcia è interrotta da un passaggio dolente, cui segue la berceuse di Marie al suo bambino, pagina lirica densa di emozione. Ecco la traduzione italiana del testo:

Camera di Maria. Sera.
(La musica militare si avvicina)

Maria (vicino alla finestra col bimbo in braccio).
Tschin, bum! Tschin, bum, bum, bum, bum, bum! Senti gioia? Arrivano!
(La musica militare - col Tamburmaggiore alla testa - giunge nel vicolo davanti alla finestra di Maria).

Margherita (dal vicolo guarda dentro alla finestra e parla con Maria)
Che uomo! Sembra un albero!

Maria (guarda fuori dalla finestra)
Sta sulle gambe come un leone
(Il Tamburmaggiore saluta e Maria fa un cenno cordiale verso fuori).

Margherita (come prima)
Oh, che occhi gentili, vicina mia! A cose simili non si è avvezzi!

Maria (canta tra sé)
Soldati, soldati
Son bei ragazzi!

Margherita (sempre parlando dal di fuori attraverso la finestra)
I vostri occhi luccicano.

Maria
Ebbene! Che vi importa? Portate i vostri occhi all'orefice e fateli pulire; forse potete ancora venderli per due bottoni.

Margherita
Ma cosa! Voi, «signora verginella!» Io sono una donna per bene, ma voi, lo san tutti, non ve lo fate chiedere due volte!

Maria (gridando)
Carogna! (Sbatte la finestra).
(La musica militare non si sente più)
(Maria sola col bambino).
Vieni, gioia! Cosa vuole la gente! Sei solo un figlio di sgualdrina; però quanta gioia mi fai provare col tuo viso disonorato! (culla il bambino)
Ninna nanna...
Ora ragazza che far?
È senza padre il bambino!
Ah, che cosa mai chiedo?
Canto l'intera notte:
Ninna nanna mio dolce ben,
Nessuno mi dà nulla per te!
Lega i sei bianchi cavalli,
Dà loro cibo ancor,
Non mangiano biada,
Non bevono acqua.
Puro, fresco vino ci vuol!
Puro, fresco vino ci vuol!
(Il bambino si è addormantato. Maria è assorta in pensieri. Si sente battere alla finestra).

Maria (sussultando).
Chi è (balzando in piedi) Sei tu, Franz? (apre la finestra) Entra, su!

Il secondo frammento è costituito dalla prima scena del terzo atto. Nella sua stanza, Maria, presa dal rimorso per aver ceduto al Tamburmaggiore, cerca consolazione nella lettura della Bibbia. Musicalmente, la scena è costruita come un'invenzione su un tema, con sette variazioni e una doppia fuga sviluppata su due soggetti di sette note. La parte vocale alterna il canto con la declamazione ritmica (Sprechgesang).

Maria (legge nella Bibbia)
«E non si trovò nessuna frode nella sua bocca.» Mio Dio! Mio Dio! Non mi guardare! (sfoglia di nuovo) «A lui i Farisei portarono una donna vivente in adulterio. E Gesù parlò: - In verità, non ti maledico: ma vattene e non peccare più». Signore! (si porta le mani al volto. Il bambino si stringe a lei, che lo osserva con angoscia) Il bimbo mi dà una fitta al cuore. Via! (lo allontana bruscamente da sé) Lui va a fronte alta! (improvvisamente raddolcita) Con me, con me! (attira il bambino a sé) Vieni! (raccontando) «C'era una volta un bimbo che aveva perduto i genitori. Intorno a lui solitudine e morte. E piangeva, vinto dall'angoscia, giorno e notte. Poiché quaggiù non aveva nessuno...» Non s'è fatto vivo. Ieri no; oggi no... (sfoglia frettolosamente la Bibbia) Che sta scritto, nella Bibbia, di Maddalena?... «S'inginocchiò ai suoi piedi e pianse, e poi baciò i suoi piedi e li bagnò di lacrime e con unguenti li unse...» (Si percuote il petto) Redentore! Vorrei ungere i tuoi piedi. Gesù, avesti misericordia: a me tu volgi gli occhi!...

Il terzo frammento riporta le due scene finali dell'opera. Wozzeck torna allo stagno, presso il quale ha ucciso Maria, e, travolto dagli incubi, vi annega; sopraggiungono il Capitano e il Dottore, che, dopo brevi commenti, si allontanano terrorizzati. La musica, nella sua invenzione su un accordo, si decompone gradualmente, sino a ridursi ad una pura vibrazione di timbri, a un brivido di raccapriccio. Nel linguaggio atonale del musicista si inserisce a questo punto l'invenzione su una tonalità (re minore), che costituisce l'interludio fra la quarta e la quinta scena dell'opera e che appare come un accorato lamento sulla sorte dei due sciagurati protagonisti. Nella quinta ed ultima scena il bambino di Maria e di Wozzeck gioca al sole con i suoi piccoli amici. Uno di questi reca la notizia che Marie è morta, ma il bambino non comprende e continua a dondolarsi sul suo cavalluccio di legno. La musica procede in una uniforme, quasi meccanica figurazione di crome, che sembra distendere un velo di indifferente oblio sul dramma conclusosi.

Guida all'ascolto 2 (nota 2)

In attesa di riuscire a far rappresentare il Wozzeck, nel 1923 Berg accettò l'invito di Hermann Scherchen a elaborare qualche pezzo dell'opera tratta da Büchner per la sala da concerto. Il grande successo dell'esecuzione di questi estratti, i Tre frammenti da «Wozzeck», realizzata da Scherchen a Francoforte sul Meno il 15 giugno 1924, indusse diversi teatri a richiedere la prima rappresentazione dell'intera opera, che tuttavia era stata a quel punto già programmata dalla Staatsoper di Berlino per il dicembre 1925. Come fu rilevato già da Anton Webern, i Tre frammenti costituiscono in ogni caso una composizione autosufficiente e in sé compiuta, in cui si coglie l'intera tragedia della protagonista femminile dell'opera, Marie. La scelta dei tre frammenti corrisponde infatti all'intenzione di Berg di tracciare un ritratto della donna che tradisce Wozzeck, dal quale ha avuto un figlio, con il Tamburmaggiore e che viene infine uccisa dallo stesso Wozzeck. In altri termini, il montaggio dei tre frammenti mira a fissare il rapporto tra i due protagonisti dell'opera, entrambi a un tempo vittime e colpevoli, riflettendo il cupo e desolato mondo psicologico di Wozzeck in quello altrettanto disperato di Marie, capace di gesti di ribellione come di laceranti ripiegamenti introspettivi e slanci di tenerezza, e dunque per questo connotata da un'espressione lirica particolarmente intensa.

La musica che apre il primo frammento; Atto I, scene 2 e 3) corrisponde all'uscita di scena di Wozzeck, ossessionato dal paesaggio dove si è recato a far legna col commilitone Andres. Nella versione da concerto essa funge da introduzione lenta di atmosfera rarefatta, con successioni melodiche discendenti, poi trasognati interventi solistici (corno, tromba, violino) e accenni di motivi di fanfara (clarinetto, corni). In Wozzeck Berg conferisce a ogni quadro la struttura autonoma e conchiusa di forme puramente musicali, e la terza scena è costruita come Marcia militare e Ninnananna. Dopo motivi di fanfara risuona la straniata Marcia militare (legni, ottoni e percussioni), suonata dalla banda che passa sotto la stanza di Marie. Nel Quasi Trio, concluso dal ritorno dei motivi di marcia, la donna è affascinata dal Tamburmaggiore a capo della banda («Soldaten, Soldaten sind schöne Burschen!»), Nell'opera Marie dialoga con la vicina di casa Margret, che le muove pesanti accuse; indispettita Marie chiude la finestra: la musica della banda cessa di colpo e la donna rimane sola col suo bambino. Dopo un breve declamato («Komm, mein Bub!»), Marie intona una Ninnananna («Eia popeia...»). La scena focalizza il contrasto interiore della protagonista, lacerata tra la desolazione morale e materiale in cui si trova a vivere e l'amore che nonostante tutto prova per il figlio. Tra le pagine più memorabili dell'opera, la Ninnananna è connotata dal lirismo vocale e strumentale di straziata tenerezza, di ascendenza mahleriana, che Berg riserva al personaggio. Il brano è costruito come un Lied binario (AA). Alla prima parte («Mädel, was fangt Du jetzt an?») segue la seconda, che della prima costituisce una ripresa variata («Hansel, spann' Deine sechs Schimmel an»); l'epilogo orchestrale echeggia l'inizio della Ninnananna, uno dei principali motivi dell'opera associati al personaggio di Marie.

Il secondo frammento (Atto III, scena 1) è la cosiddetta scena della Bibbia: Marie sfoglia il Vangelo, incomincia a raccontare una favola al figlio e infine invoca la pietà di Dio. La scena è strutturata come Invenzione su un tema (tema, sette variazioni e doppia fuga). Per rappresentare la lacerazione esistenziale di Marie, Berg si serve dunque di una forma assai rigorosa, ma alcuni elementi come il numero impari di battute del tema (sette come le variazioni di cui esso è oggetto), l'irregolarità della costruzione delle frasi o la stesso trattamento vocale che oscilla tra il parlando, la mezza intonazione e il canto vero e proprio sono indicativi del conflitto psichico vissuto dal personaggio. Il Tema inizia esposto in canone da archi, legni e corno soli come sfondo della voce («Und ist kein Betrug in seinem Munde») per crescere sulla sua esclamazione («Herr-Gott, Herr-Gott!»). La lettura del Vangelo prosegue nella Variazione 1 («Aber die Pharisäer brachten ein Weib zu ihm») e nella Variazione 2 («hin, und sündige hinfort nicht mehr»), compressa in una nuova invocazione a Dio («Herr-Gott!»). La Variazione 3 («Der Bub gibt mir einen Stich in's Herz»), connotata da legni, arpa e celesta, segna l'interruzione della lettura: Marie rivolge il pensiero al figlio; il bambino si stringe a lei, ma Marie lo allontana in un impeto di repulsione. Repulsione che prosegue nelle prime, drammatiche misure della Variazione 4 («brüst' sich in der Sonne») per poi lasciare il posto a un repentino impeto di tenerezza («Nein, komm, komm her!»). La tenerezza trova quindi effusione nella Variazione 5, dove Berg recupera, in un complessivo contesto atonale, la tonalità (fa minore) e, con essa una nostalgica liricità strumentale per il racconto della favola («Es war einmal ein armes Kind»). L'oasi incantata del racconto sconfina nella Variazione 6 («Und weil es Niemand mehr hatt' auf der Welt») ma per interrompersi brutalmente al pensiero di Wozzeck («Der Franz ist nit kommen»). Il ritorno al linguaggio atonale e a una gestualità espressionistica si fissa nella Variazione 7 («Wie steht es geschrieben von der Magdalena?»). Il frammento si conclude con Marie che riprende la lettura del Vangelo: il contrappunto della Fuga simboleggia la ricerca da parte della protagonista di un rapporto con Dio. All'esposizione del primo, misurato soggetto della doppia fuga, con la voce che s'intreccia agli archi soli («Und kniete hin zu seinen Füßen»), seguono quella del secondo soggetto, drammaticamente intonato («Heiland! Ich möchte Dir die Füße salben»), quindi uno stretto maestoso e una codetta dell'orchestra.

Il terzo frammento (Atto III, scene 4 e 5), coincide con la fine dell'opera. Cercando il coltello con cui ha ucciso Marie, Wozzeck si lascia sommergere dalle acque dello stagno: le lunghe scale cromatiche ascendenti di tutta l'orchestra, con effetto di graduale rallentando, ne rappresentano l'annegamento. La successiva sezione, in cui figure ripetute dei fiati, sequenze discendenti di celesta e arpa e poi colpi di timpano si dispiegano su un accordo tenuto degli archi, accompagna il dialogo tra il Dottore e il Capitano che, richiamati sul luogo per aver sentito dei rumori, fuggono impauriti. Incomincia quindi l'interludio-epilogo orchestrale, pezzo visionario e di incandescente tensione emozionale in cui Berg commenta in prima persona il destino tragico del protagonista, ricapitolando i principali motivi dell'opera a lui associati. La forma dell'Adagio, sorta di Requiem per Wozzeck, è quella di invenzione su una tonalità (re minore): anche in questo caso il recupero della tonalità si rivela funzionale all'innalzarsi della temperatura emotiva della situazione drammatica. La sezione iniziale del pezzo è condotta dal fraseggiare, lirico e di ampio respiro, degli archi in dialogo con i fiati; nel passaggio alla sezione successiva compare il motivo di Wozzeck perseguitato (legni gravi). La prosecuzione incomincia in tempo più mosso e disegna un grande climax: al concitato addensarsi della scrittura sinfonica corrisponde un progressivo rallentamento del tempo; ritornano i motivi del Dottore e del Capitano, poi quelli della seduzione, del Tamburmaggiore e quindi il motivo principale di Wozzeck («Wir arme Leut», «Noi povera gente»). Al punto culminante, dove erompe veemente il motivo del fatalismo di Wozzeck, segue un rapido anticlimax. La brusca cesura di un arpeggio (clarinetti, celesta e arpa) porta alla quinta e ultima scena, strutturata come invenzione su un movimento regolare di crome (Perpetuum mobile). Il bambino di Marie sta giocando; alcuni compagni gli annunciano la morte della madre, ma egli non comprende e continua a giocare. In un clima di diafana e trasparente rarefazione che relativizza la compromissione emotiva del brano precedente, il movimento di crome percorre regolare e imperturbabile lo spazio orchestrale, cristallizzandosi a tratti nei motivi associati al personaggio di Marie e soprattutto nell'intervallo di quarta discendente (oboe, flauto, xilofono: sono gli «Hopp, hopp!» pronunciati dal figlio di Marie) per perdersi infine nel silenzio.

Cesare Fertonani

Testo

Drei Bruchstücke aus Wozzeck Tre frammenti da «Wozzeck»
(Akt I, Szene 3) (Atto I, Scena 3)
Marie Maria
Soldaten, Soldaten
sind schöne Burschen!
Soldati, soldati,
sono dei bei ragazzi!
Komm, mein Bub! Was die Leute wollen!
Bist nur ein arm' Hurenkind und machst
Deiner Mutter doch so viel Freud' mit
Deinem unehrlichen Gesicht!
Eia popeia...
Vieni, ragazzo mio! Ma che vuole la gente!
Sei soltanto un povero figlio di puttana
eppure dai così tanta gioia a tua madre
col tuo viso disonesto!
Ninna oh...
Mädel, was fängst Du jetz an?
Hast ein klein Kind und kein' Mann!
Ei, was frag' ich darnach,
Sing' ich die ganze Nacht:
Eia popeia, mein süßer Bu',
Gibt mir kein Mensch nix dazu!
Hansel, spann' Deine sechs Schimmel an,
Gib sie zu fressen auf's neu -
Kein Haber fresse sie,
Kein Wasser saufe sie,
Lauter kühle Wein muß es ein!
Lauter kühle Wein muß es ein!
E che farai adesso, ragazza?
Hai un bimbo piccolo e nessun marito!
Oh, ma che m'importa,
canterò tutta la notte:
Ninna oh, mio dolce bimbo,
nessuno mi regala nulla!
Hansel, attacca i tuoi sei cavalli,
dagli ancora da mangiare -
Non mangiano avena,
non bevono acqua,
Che sia soltanto vino fresco!
Che sia soltanto vino fresco!
(Akt III, Szene 1) (Atto III, Scena 1)
Marie Maria
«Und ist kein Betrug in seinem Munde
erfunden worden...» Herr-Gott, Herr-Gott!
Sieh mich nicht an! «Aber die Pharisäer
brachten ein Weib zu ihm, so im
Ehebruch lebte». «Jesus aber sprach: So
verdamme ich dich auch nicht, geh' hin,
und sündige hinfort nicht mehr». Herr-Gott!
Der Bub' gibt mir einen Stich in's Herz.
Fort! Das brüst' sich in der Sonne! Nein,
komm, komm her! Komm' zu mir!
«Es war einmal ein armes Kind und hatt'
keinen Vater und keine Mutter - war Alles
tot und war Niemand auf der Welt, und
es hat gehungert und geweint Tag und
Nacht. Und weil es Niemand mehr hatt'
auf der Welt...» Der Franz ist nit kommen,
gestern nit, heut' nit...
Wie steht es geschrieben von der
Magdalena?...
«Und kniete hin zu seinen Füßen und
weinte und küsste seine Füße und netzte
sie mit Tränen und salbte sie mit Salben...»
Heiland! Ich möchte Dir die Füße salben -
Heiland, Du hast Dich ihrer erbamt,
erbarme Dich auch meiner!...
«E nessun inganno fu trovato nella bocca
di lui...» Signore Iddio, Signore Iddio! Non
mi guardare! «Ma i Farisei condussero a
lui una donna, che viveva in adulterio».
«Gesù però disse: Neanch'io ti
condanno, va', e non peccare più».
Signore Iddio!
Il ragazzo mi dà un colpo al cuore. Via! Si
pavoneggia al sole! No, vieni, vieni qui!
Vieni da me!
«C'era una volta un povero bambino che
non aveva padre né madre - tutti erano
morti e non aveva nessuno al mondo,
aveva fame e piangeva giorno e notte.
E poiché non aveva nessuno al
mondo...» Franz non è venuto,
né ieri né oggi...
Come sta scritto della
Maddalena?...
«E s'inginocchiò ai suoi piedi e pianse e
baciò i suoi piedi e li bagnò con le lacrime
e li unse di unguenti...»
Redentore! Vorrei ungere i tuoi piedi -
Redentore, tu hai avuto pietà di lei, abbi
pietà anche di me!...

(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di via della Conciliazione, 14 ottobre 1984
(2) Testo tratto dal libretto inserito nel CD allegato al n. 174 della rivista Amadeus

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Ultimo aggiornamento 25 novembre 2021