Sieben frühe Lieder (Sette Lieder giovanili)

per voce e pianoforte

Musica: Alban Berg (1885 - 1935)
  1. Nacht - Sehr langsam
    Testo: Carl Hauptmann
    Composizione: 1908
  2. Schilflied - Mäßig bewegt
    Testo: Nikolaus Lenau
    Composizione: 1908
  3. Die Nachtigall - Zart bewegt
    Testo: Theodor Storm
    Composizione: 1905
  4. Traumgekrönt - Langsam
    Testo: Rainer Maria Rilke
    Composizione: 1907
  5. Im Zimmer - Leicht bewegt
    Testo: Johannes Schlaf
    Composizione: 1905
  6. Liebesode - Sehr langsam
    Testo Otto Erich Hartleben
    Composizione: 1906
  7. Sommertage - Schwungvoll
    Testo: Paul Hohenberg
Organico: voce, pianoforte
Composizione: 1905 - 1908
Edizione: Universal Edition, Vienna, 1928
Dedica: Helene Berg

Orchestrati nel 1928
Guida all'ascolto (nota 1)

I Sieben frühe Lieder (Sette Lieder giovanili) di Alban Berg gettano un ponte tra la prima fase creativa del compositore, quasi tutta dominata da una copiosa produzione liederistica, e la fase matura, segnata invece da una decisa svolta verso la composizione strumentale e teatrale. Berg li pubblicò infatti soltanto nel 1928, accostando la versione originale per canto e pianoforte, che risaliva agli anni giovanili dei suoi studi con Arnold Schönberg, a una versione orchestrata proprio in quell'anno, quasi a stabilire un legame non solo affettivo ma anche di natura critica. Proprio Schönberg, nel raccomandare il suo allievo al direttore della Universal Edition Emil Hertzka, aveva scritto in una lettera del 5 gennaio 1910: 'Alban Berg ha uno straordinario talento compositivo. Quando venne da me però sembrava che la sua fantasia non sapesse creare altro che Lieder, e in questi persino gli accompagnamenti per pianoforte avevano qualcosa dello stile vocale. Nel campo strumentale era del tutto incapace di scrivere una frase o di inventare un tema. È difficile che Lei riesca a immaginare a quali mezzi sia ricorso per rimuovere questa deficienza del suo talento. [...] Io ho colmato questa lacuna e sono convinto che in futuro Berg riuscirà persino a strumentare molto bene». La successiva versione orchestrale dei Sieben frühe Lieder era in un certo senso la dimostrazione di questa profezia a sviluppo ormai compiuto; alle congratulazioni di Schönberg, che l'ascoltò a Berlino nel 1929, Berg rispose con una lettera piena di riconoscenza e di orgoglio: «Questi Lieder hanno per me un valore maggiore di quanto in realtà non possiedano, perché sono strettamente legati al mio periodo di studio con te. E il fatto di essere riuscito a strumentarli in modo che tu trovi che suonano bene mi avvicina molto a questo passato!».

La versione per canto e pianoforte dei Sieben frühe Lieder non rappresenta soltanto un ricordo del passato ma è anche il riconoscimento di un punto di partenza che conteneva già le premesse di un'evoluzione: sotto questo punto di vista possono essere considerati nella loro autonomia come semi di un'opera aperta. Essi non configurano un ciclo unitario, ma piuttosto una costellazione nella quale Berg esplora la storia del Lied romantico immettendovi elementi nuovi e nuove acquisizioni. Ognuno di questi Lieder sembra confrontarsi con l'eredità del passato, stabilendo la continuità ideale di una linea "viennese" che da Schubert, passando attraverso Brahms, Wolf e Mahler, giunge a sommare queste esperienze e ad annullarle nella sospensione del presente; un miscuglio, per riprendere una folgorante immagine di Adorno, «di tenerezza, di nichilismo e di intima confidenza con la caducità più completa».

È significativo che la raccolta non segua l'ordine cronologico di composizione ma ne ridisegni per così dire l'arco, alternando tensioni e distensioni, aperture e ripiegamenti. Nacht, su testo di Carl Hauptmann, e Sommertage, di Paul Hohenberg, che aprono e chiudono la serie tracciando un itinerario dall'ombra alla luce, furono composti per ultimi, nel 1908, e rappresentano lo stadio più avanzato della ricerca compositiva sia nella compattezza della scrittura armonica sia nel rigore del tessuto tematico, che raffrena nelle maglie del contrappunto lo slancio dell'empito lirico. Del 1908 è anche Schilied (n. 2, testo di Nikolaus Lenau), Lied di chiaroscuri e di inquiete presenze spettrali, nella cui luce fosca già si intravede – è ancora Adorno a precisarlo – «quella oscurità che appare come eterna eclisse sulla campagna e sulle strade del Wozzeck».

I Lieder più antichi risalgono al 1905, e sono Im Zimmer (n. 5, di Johannes Schlaf) e Die Nachtigall (n. 3, testo di Theodor Storm). Vi traspare un'impronta più chiaramente romantica, ma come offuscata, percorsa da un'ansia impercettibile che esercita violenza sulla linea melodica e si riverbera sulla parte pianistica irridendo, dopo averle evocate, le convenzioni. Del 1906 è invece la fervida Liebesode (n. 6), su versi di Otto Erich Hartleben, momento di massima divaricazione drammatica tra la calda espansione della voce e la statica fissità dell'accompagnamento.

Il Lied posto al centro della raccolta, Traumgekrönt (n. 4, composto nell'estate 1907), è di tutti il più complesso e costruito, quasi un simbolo della poesia rispecchiata nella musica: due temi indipendenti, affidati uno alla voce e uno al pianoforte, si scambiano le parti nel passaggio dalla prima alla seconda strofa, a stabilire un principio non solo di simmetria ma anche di fondamentale equivalenza. La cifra della musica è data da una sottile interpretazione del testo poetico di Rainer Maria Rilke, contemperando la profondità visionaria di questa lirica del sogno e della morte che anela alla felicità con un freddo controllo stilistico, che suona addirittura tragico.

Non è naturalmente un caso che proprio Rilke abbia dettato a Berg una pagina così alta e moderna, insieme sentita e distanziata da una sorta di intellettuale schermatura. Anche nelle scelte poetiche, che spaziano dalla letteratura dell'Ottocento a scrittori contemporanei elettivamente a lui affini, Berg era guidato dalla volontà di confrontarsi con atteggiamenti diversi, ricavandone motivo di riflessione e spunto dialettico. L'intonazione del testo al di fuori di coordinate prestabilite sembra essere in questi Lieder giovanili la preoccupazione principale, capace di definire articolazioni più ampie e spaziate e di sottomettere la spontaneità dell'effusione melodica a una più consapevole disciplina stilistica. E in questa direzione l'insegnamento di Schönberg fu determinante. Paradossalmente, fu proprio grazie a questo apprendistato che Berg conquistò la sua vera natura essenzialmente lirica, dandole però anche una forma e un timbro.

Sergio Sablich

Testo

NACHT

Dämmern Wolken über Nacht und Tal,
Nebel schweben, Wasser rauschen sacht,
Nun entschleiert sich's mit einemmal:
O gib acht! Gib acht!

Weites Wunderland ist aufgetan.
Silbern ragen Berge, traumhaft gross,
stille Pfade silberlicht talan
aus veborg'nem Schoss;

und die hehre Welt so traumhaft rein.
Stummer Buchenbaum am Wege steht
schattenschwarz, ein Hauch vom fernen Hain
einsam leise weht.

Und aus tiefen Grundes Düsterheit
blinken Lichter auf in stummer Nacht.
Trinke Seele! Trinke Einsamkeit!
O gib acht! Gib acht!
NOTTE

Buie nubi sopra notte e valle incombono,
fluttuano nebbie, l'acque sommesse scrosciano,
ma all'improvviso tutto si svela:
attento! sta attento!

Si è spalancato il prodigio di un paesaggio;
argentee s'ergono montagne di sogno,
e taciti sentieri di chiarore argenteo
su dalla valle, da un occulto grembo:

un mondo di sublime e puro sogno.
Muto si staglia lungo la via un faggio
nero d'ombre: un soffio di selva lontana
spira solingo e lieve.

E dai foschi recessi più profondi
brillano luci nella notte silente.
Bevi, anima, bevi solitudine!
ma attenta! sta ' attenta!
SCHILFLIED

Auf geheimem Waldespfade
Schleich' ich gern im Abendschein
An das öde Schilfgestade,
Mädchen, und gedenke dein!

Wenn sich dann der Busch verdüstert,
Rauscht das Rohr geheimnisvoll,
Und es klaget und es flüstert,
Dass ich weinen, weinen soll.

Und ich mein', ich höre wehen
Leise deiner Stimme Klang,
Und im Weiher untergehen
Deinen lieblichen Gesang.
CANTO DEL CANNETO

Al chiarore serale volentieri
m'inoltro pei segreti sentieri del bosco,
verso la riva deserta del canneto,
fanciulla, e penso a te!

Ma quando poi i cespugli imbrunano,
le canne frusciano misteriosamente;
lamenti s'odono, bisbigli e sussurri
che a piangere, a piangere mi inducono.

E mi sembra di udire leggero
alitare della tua voce il suono,
e sprofondare nello stagno
il tuo canto soave.
DIE NACHTIGALL

Das macht, es hat die Nachtigall
Die ganze Nacht gesungen;
Da sind von ihrem Süssen Schall,
Da sind im Hall und Widerhall
Die Rosen aufgesprungen.

Sie war doch sonst ein wildes Blut,
Nun geht sie tief in Sinnen,
Trägt in der Hand den Sommerhut
Und duldet still der Sonne Glut
Und weiss nicht, was beginnen.
L'USIGNOLO

È colpa dell'usignolo
che tutta notte ha cantato;
la dolce risonanza ha provocato,
nel rimbalzare dell'eco,
lo sboccio delle rose.

Ella era sempre stata turbolenta
ed ora cammina tutta assorta,
in mano reca il suo cappello estivo
e tacita sopporta la vampa
del sole, e non sa cosa fare.
TRAUMGEKRÖNT

Das war der Tag der weissen Chrysanthemen,
mir bangte fast vor seiner Pracht...
Und dann, dann kamst du mir die Seele nehmen
tief in der Nacht.

Mir war so bang, und du kamst lieb und leise,
ich hatte grad in Traum an dich gedacht,
du kamst, und leis' wie eine Märchenweise
erklang die Nacht.
INCORONATO DI SOGNI

Era quel giorno dei crisantemi bianchi,
del suo splendore quasi timore avevo...
E poi, poi sei venuta nella notte fonda
l'anima a prendermi.

Intimorito ero, e tu venisti dolce e lieve,
e in sogno proprio a te pensavo;
venisti, e lieve come un fiabesco canto
suonò la notte.
IM ZIMMER

Herbstsonnenschein.
Der liebe Abend blickt still herein.
Ein Feuerlein rot
knistert im Ofenloch und loht.
So, mein Kopf auf deinen Knie'n,
so ist mir gut,
wenn mein Auge so in deinem ruht,
wie leise die Minuten zieh'n.
NELLA STANZA

Sole d'autunno.
La dolce sera tacita occhieggia.
Un focherello rosso
crepita e arde nella stufa.
Ecco! Il mio capo sulle tue ginocchia,
così sto bene;
quando i miei occhi riposano nei tuoi,
come lievi trascorrono i minuti.
LIEBESODE

Im Arm der Liebe schliefen wir selig ein,
Am offnen Fenster lauschte der Sommerwind,
Und unsrer Atemzüge Frieden
Trug er hinaus in die helle Mondnacht.

Und aus dem Garten tastete zagend sich
Ein Rosenduft an unsrer Liebe Bett
Und gab uns wundervolle Träume,
Träume des Rausches, so reich an Sehnsucht.
ODE D'AMORE

Beati ci addormentammo tra le braccia dell'amore;
alla finestra aperta il vento estivo origliava,
recando la pace dei nostri respiri
nella chiarità della notte lunare.

Sul dal giardino un profumo di rose
cercava trepido il giaciglio d'amore
per offrirci sogni meravigliosi,
sogni opulenti di anelito e di ebbrezza.
SOMMERTAGE

Nun ziehen Tage über die Welt,
gesandt aus blauer Ewigkeit,
im Sommerwind verweht die Zeit,
nun windet nächtens der Herr
Sternenkränze mit seliger Hand
über Wander und Wunderland.

O Herz, was kann in diesen Tagen
dein hellstes Wanderlied denn sagen
von deiner tiefen, tiefen Lust?
Im Wiesensang verstummt die Brust,
nun schweigt das Wort, wo Bild um Bild
zu dir zieht und dich ganz erfüllt.
GIORNI D'ESTATE

Trascorrono giornate sopra il mondo
inviate dall'azzurra eternità,
il tempo nel vento estivo si disperde.
Ora il Signore intreccerà
con mano beata corone di stelle
sopra il mondo che rotola e sogna.

Cuore, che mai in questi giorni
potrà dire il più lucente tuo canto
rapsodico del desiderio tuo profondo?
Nell'inno dei prati ammutolisce il petto,
tace ora la parola poiché un 'immagine dopo l'altra
ti passa dinanzi e tutto ti riempie.
(Traduzioni di Maria Teresa Mandalari)

(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Auditorio di via della Conciliazione, 12 maggio 2000

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Ultimo aggiornamento 28 gennaio 2016