Sonata in sol minore per violino solo, BB 124, SZ 117


Musica: Béla Bartók (1881 - 1945)
  1. Tempo di ciaccona
  2. Fuga (Risoluto, non troppo vivo)
  3. Melodia (Adagio)
  4. Presto
Organico: violino
Composizione: New York, 1944
Prima esecuzione: New York, 26 novembre 1944
Edizione: Boosey & Hawkes, Londra - New York, 1947
Dedica: Yehudi Menuhin
Guida all'ascolto (nota 1)

La Sonata per violino solo appartiene all'ultimo periodo della produzione di Bartok, il periodo del volontario esilio americano, dolorosamente maturato negli anni precedenti la guerra, in seguito all'avvicinamento politico dell'Ungheria alla Germania di Hitler. Negli Stati Uniti Bartok lavorò in condizioni estremamente disagiate, sia per la precarietà della situazione economica e dello stato di salute che per le difficoltà di inserimento in un ambiente a lui nuovo e non congeniale. Trovano dunque un riscontro effettivo nella biografia del compositore le valutazioni di quella parte della critica che vede nella produzione americana un netto declino nel pensiero di Bartok rispetto alla fertilità della ricerca e dell'invenzione degli anni ungheresi. Le opere americane vengono così considerate una stanca appendice a quella evoluzione che aveva portato Bartok da uno stile "espressionista" ad uno "neoclassico" (entrambi i termini da intendersi con estrema cautela), che aveva cioè visto il compositore abbandonare il linguaggio aggressivo e la complessità formale degli anni '20 e dei primi anni '30 per una scrittura più semplice e trasparente.

In realtà la Sonata per violino solo occupa una posizione isolata rispetto alle altre opere americane, segnando un brusco ritorno al momento "espressionista" (senza peraltro avvicinarsi all'affascinante inventiva delle due Sonate per violino e pianoforte del 1921 e '22). Questo è forse da attribuirsi alla necessità di sfruttare al massimo tutte le caratteristiche tecniche dello strumento, dunque di fornire al solista un brano di eccezionale complessità e difficoltà. La composizione infatti fu commissionata dal grande Yehudi Menuhin, allora ventottenne, che ne detenne per due anni i diritti esclusivi. Composta fra il novembre del '43 e il marzo del '44 e pubblicata nel '47 - due anni dopo la morte dell'autore - allo scadere dei diritti di Menuhin, la Sonata per violino solo si ispira apertamente alle tre Sonate di Bach, sia nella scrittura polifonica che nella concezione d'impianto (l'alternanza di movimenti lenti a movimenti veloci e la presenza di una Fuga come secondo dei quattro tempi). Il primo movimento reca l'indicazione Tempo di ciaccona e si richiama alla danza barocca per la decisione ritmica del primo tema, ma in realtà è in forma-sonata, con un secondo tema dal carattere cantabile e uno sviluppo basato principalmente sulla prima idea. La Fuga supera in ambizione, con le sue quattro voci, gli stessi modelli bachiani (che si limitano a tre entrate) e si basa su un soggetto tipicamente bartokiano per l'ambitus limitato e il profuso cromatismo; nel corso del movimento l'ordito contrappuntistico si fa progressivamente meno rigido e più sfumato. La connotazione severa e asciutta dei primi due movimenti lascia il posto negli ultimi due a un maggior rilassamento della tensione espressiva. La Melodia ha dei punti di contatto con l' "Adagio religioso" del coevo Concerto per pianoforte n. 3 per la struttura tripartita (A-B-A) e l'ambientazione "notturna" (Bartok valutava l'opportunità che il movimento fosse eseguito interamente con la sordina). Il Presto finale - il cui tema misterioso e guizzante prevedeva in origine l'impiego dei quarti di tono - è un rondò con due episodi basati su un materiale tematico di ascendenza folklorica e con una coda che riassume brevemente il contenuto dell'intero movimento.

Arrigo Quattrocchi


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana;
Roma, Teatro Olimpico, 13 marzo 1985


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Ultimo aggiornamento 30 novembra 2012