Két portré (Due ritratti), per violino e orchestra, op. 5, BB 48b, SZ 37


Musica: Béla Bartók (1881 - 1945)
  1. Egy idealis (Uno ideale) - Andante
    Organico: violino solista, 2 flauti, 2 oboi, corno inglese, clarinetto, clarinetto basso, 2 fagotti, 4 corni, 2 trombe, 2 tromboni, basso tuba, triangolo, 2 arpe, archi
    (utilizza il primo movimento del Concerto per violino n. 1 BB 48a)
  2. Egy torz (Uno grottesco) - Presto
    Organico: ottavino, 2 flauti, 2 oboi, 2 clarinetti piccoli, clarinetto basso, 2 fagotti, 4 corni, 2 trombe, timpani, triangolo, cassa chiara, piatti, grancassa, tam-tam, 2 arpe, archi
    (orchestrazione del n. 14 delle Bagatelle BB 50)
Composizione: 1907 - 1908
Prima esecuzione: Budapest, 12 Febbraio 1911
Edizione: Rozsnyai, Budapest, 1914
Guida all'ascolto 1 (nota 1)

I musicologi dividono per comodità critica di analisi musicale in tre periodi la produzione bartokiana, comprendente opere teatrali, balletti, pantomime, poemi sinfonici e rapsodie, pezzi concertanti, pianistici e corali, musiche da camera varie e quartetti e suites, senza contare le numerosissime raccolte di melodie, canzoni e danze ungheresi, rumene, serbe, croate, slovene, boeme, bulgare e greche. Nel primo periodo si avverte l'influenza impressionistica e debussiana, oltre alla presenza di ritmi e danze di derivazione popolare e nazionalfolclorica. In tale ambito vanno collocati il poema sinfonico Kossuth (1903), ispirato alla lotta dell'eroe nazionale ungherese contro gli Asburgo, la Rapsodia op. 1 e i Tre canti popolari ungheresi (1907), i pianistici Dieci pezzi facili, le Quattordici bagattelle op. 6 e il Quartetto n. 1 op. 7 per archi (1908), oltre alle Due elegie, alle Due danze romene, al celebre Allegro barbaro e all'opera in un atto Il castello del principe Barbablù: l'uno e l'altra, l'Allegro e Barbablù, recanti la data del 1911, anno nel quale si esauriscono le ultime fiammate impressionistiche del musicista transilvano, che mostra peraltro una evidente preferenza per i ritmi irregolari e le modulazioni sia impetuose che cantilenanti dell'antico canzonismo popolare.

Il secondo periodo di Bartók, quello espressionistico, è compreso nel decennio della prima guerra mondiale e dei successivi rivolgimenti politici europei. Viene avviato con la Sonatina per pianoforte (1915), trascritta per orchestra nel 1931 con il titolo di Tre danze transilvane e si amplia e si consolida con il balletto Il principe di legno, presentato  nel 1917 all'Opera di Budapest dal direttore d'orchestra romano Egisto Tango, e con l'altro balletto ben più famoso Il mandarino miracoloso, composto nel 1918-'19. E ancora vanno citati per le esperienze atonali e politonali il Quartetto n. 2 op. 17 per archi (1915-'17), la (1916), le due Suite op. 14 per pianoforteSonate n. 1 e n. 2 per violino e pianoforte (1921-'22), senza voler dimenticare i Quartetti n. 3 e n. 4 per archi (1927-'28), che insieme al Primo e al Secondo Concerto per pianoforte e orchestra, rispettivamente del 1926 e del 1930-'31, lasciano intravedere un richiamo a modelli neoclassici e di gusto bachiano. Nel pieno di questa stagione espressionistica gravi avvenimenti incisero nella vita di Bartók: dalla caduta dell'impero asburgico, in seguito alla quale il musicista, con Erno Dohnànyi, Kodàly e altri aderenti al governo popolare di Bela Kun, costituisce una specie di direttorio inteso a rinnovare le istituzioni musicali d'Ungheria, al crollo dello stesso Bela Kun, che portò all'estromissione di Bartók dal vertice dell'ambiente artistico budapestino e al suo isolamento e alla sua crisi familiare con il divorzio dalla moglie Marta Ziegler e il secondo matrimonio con una giovane allieva, Edith Pastory, eccellente pianista, che lo spinge a riprendere la carriera del concertista e a farsi valere anche sul piano internazionale, fuori dei confini ungheresi, propiziando l'avvento del terzo periodo creativo, il più importante di tutti, generalmente collocato fra il 1934 e il 1939, allorché vengono alla luce, dopo la cantata profana I nove cervi fatati, del 1930, improntata ad un nobile impegno civile, il Quartetto n. 5 per archi (1934), la Musica per archi, celesta e percussione (1936), la Sonata per due pianoforti e percussione (1937), il Concerto per violino e orchestra (1937-'38), il Divertimento per archi (1939), contemporaneo al Quartetto n. 6 pure per archi, ultimo della serie iniziata più di trent'anni prima.

A questi lavori si aggiungono come ultimo messaggio della creatività di Bartók la Sonata per violino solo scritta su richiesta di Yehudi Menuhin e il Concerto per orchestra, ambedue del 1943-'44, il Concerto per viola e orchestra (1945) e il Terzo concerto per pianoforte e orchestra, dello stesso anno, lasciati incompiuti dal musicista stroncato dalla leucemia a New York il 26 settembre 1945 e morto in povertà, tanto che le spese dei funerali furono sostenute dalla Società americana per i diritti d'autore.

I Due ritratti per violino e orchestra appartengono al primo Bartók: furono scritti fra il 1907 e il 1908 ed eseguiti per la prima volta a Budapest nel 1909. I due pezzi sono intitolati «Ideale» e «Caricatura» e stanno ad indicare due momenti psicologici di uno stesso personaggio, sottolineato da un tema di quattro note: re, fa diesis, la, do diesis. Teneramente affettuoso è il primo ritratto, in cui è segnata la parte solistica del violino, mentre il secondo ritratto per sola orchestra è un piacevole valzer, culminante in una specie di tourbillon brillante e fosforescente. Si ritiene che una parte del materiale tematico del Concerto per violino e orchestra composto da Bartók fra il luglio 1907 e il febbraio 1908, e rimasto inedito, sia stato utilizzato nel primo dei ritratti, mentre nel secondo ritratto si ritrova lo stesso tema di una delle Bagattelle op. 6 per pianoforte, per la precisione la quattordicesima che ha per titolo «Ma mie qui danse» (la mia amica che balla). Sembra, infine, che si tratti di due ritratti femminili, ispirati a Emma Grüber, già allieva di Bartók e moglie di Kodàly, e alla violinista Stefy Geyer, sposatasi poi con il direttore d'orchestra svizzero Walter Schultess.


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia;
Roma, Auditorio di Via della Conciliazione, 10 Gennaio 1981


I testi riportati in questa pagina sono tratti, prevalentemente, da programmi di sala di concerti e sono di proprietà delle Istituzioni o degli Editori riportati in calce alle note.
Ogni successiva diffusione può essere fatta solo previa autorizzazione da richiedere direttamente agli aventi diritto.


Ultimo aggiornamento 6 settembre 2015