Rapsodia n. 1 per violino e pianoforte, BB 94a, SZ 86


Musica: Béla Bartók (1881 - 1945)
  1. Moderato
  2. Allegretto moderato
Organico: violino, pianoforte
Composizione: 1928
Prima esecuzione: Londra, BBC Arts Theatre Club, 4 marzo 1929
Edizione: Universal Edition, Vienna, 1929
Dedica: József Szigeti
Guida all'ascolto 1 (nota 1)

Bartók scrisse nel 1928 due Rapsodie per violino e pianoforte e le dedicò rispettivamente ai due grandi violinisti, József Szigeti e Zoltàn Székely, che le inclusero subito nei loro programmi e le fecero conoscere durante i concerti compiuti poco dopo nei maggiori centri europei. Della Rapsodia n. 1 esistono tre versioni elaborate dallo stesso compositore: quella originale per violino e pianoforte, quella per violino e orchestra e quella per violoncello e pianoforte; della Rapsodia n. 2 ci sono invece due versioni: per violino e pianoforte e per violino e orchestra. La versione per violino e pianoforte della Rapsodia n. 1 fu eseguita per la prima volta a Berlino il 22 ottobre 1929 dal violinista Szigeti accompagnato da Adolphe Hallis. Sempre Szigeti interpretò l'edizione per violino e orchestra della Rapsodia n. 1 in un concerto del 22 novembre 1929 nella grande sala dell'Accademia di musica di Budapest con l'Orchestra Filarmonica della capitale magiara diretta da Antal Fleischer. Nella stessa sede Bartók presentò il 20 marzo 1929, accompagnato da Jenò Kerpely, la versione per violoncello e pianoforte della Rapsodia, che è un po' diversa dalle altre due nella esposizione della cadenza della parte principale. In sostanza però la Rapsodia n. 1 nel suo triplice aspetto mantiene la stessa caratterizzazione tematica e si richiama a melodie e stilemi della musica popolare ungherese, secondo una precisa scelta estetica del compositore, che utilizzò il materiale folclorico della sua terra (risale al 1906 la pubblicazione dei Venti canti popolari ungheresi con accompagnamento di pianoforte) come via d'uscita dalla crisi dell'armonia romantica. E' il musicista che lo dichiara in un suo scritto autobiografico quando dice che «lo studio di tutta questa musica contadina era per me di decisiva importanza, perché esso mi ha resa possibile la liberazione dalla tirannia dei sistemi maggiore e minore fino allora in vigore».

Naturalmente la melodia popolare ungherese costituisce un punto di partenza per Bartók che plasma con libertà ritmica, armonica e timbrica il materiale etnofonico e gli imprime un colore e una tensione psicologica del tutto personale, aperta a volte verso certe esperienze espressionistiche. Un esempio in questo senso si avverte nella Rapsodia n. 1, costruita su motivi (ne sono indicati cinque) tratti dalla raccolta della musica popolare della Transilvania; l'autore parla di temi melodici del folclore romeno. Due sono i movimenti: il primo (Lassù che vuol dire Moderato) è d'intonazione lirica e cantabile nell'elegante fraseggio violinistico, mentre il secondo (Friss corrispondente all'Allegretto moderato) ha un andamento danzante vivacemente punteggiato dai colpi d'arco dello strumento solista.

Guida all'ascolto 2 (nota 2)

Nasce nel 1928, la Rapsodia n.° 1 per violino e pianoforte, insieme alla pagina gemella che reca il numero due. Vista la buona riuscita, subito dopo entrambi i lavori saranno trascritti dall'autore per violino e orchestra. Il pezzo è dedicato al violinista ungherese Joseph Szigeti (1892-1973), grande virtuoso insieme al quale Bela Bartók occasionalmente si esibisce in recitals, per i quali il compositore ritiene opportuno disporre anche di proposte più "leggere". In effetti, nel decennio per lui così fecondo, che segue alla prima guerra mondiale, più volte Bartók alterna, alla creazione di capolavori "impegnati", la stesura di musiche più accessibili. Ciò, forse, nell'intento di sperimentare le sue conquiste stilistiche in una cornice meno astratta, più attenta a coinvolgere il largo pubblico.

Del resto, la musica da camera di Bartók è copiosa e assai varia, come tutto il suo catalogo; e riserva un'attenzione particolare agli strumenti ad arco. Su questo fronte, sono infatti da ricordare le due Sonate per violino e pianoforte, la ricca raccolta di Duo per due violini, la tardiva Sonata per violino solo, e appunto le due Rapsodie. Il tutto si staglia poi sullo sfondo costituito dall'imponente affresco dei Sei Quartetti per archi, autentico monumento nel loro genere e nella musica della prima metà del secolo ventesimo, lungo la quale tracciano una traiettoria d'importanza strategica. E proprio nell'intervallo fra Terzo e Quarto Quartetto, vedono la luce le due Rapsodie. Opere gemelle, che rispecchiano la ben nota ricchezza delle esperienze bartókiane negli studi sulla musica popolare, da lui indagata scientificamente alle fonti, al di là degli arbitrari adattamenti di gusto urbano e occidentalizzante, propagati da tante orchestrine tzigane.

Questa Rapsodia n.° 1 dunque ha sempre goduto, insieme all'altra, di notevole circolazione, sia nella stesura originale con pianoforte, sia nella versione con orchestra. È un lavoro che, in ogni caso, vede essenzialmente primeggiare il violino, mentre il pianoforte ha soprattutto funzione di accompagnamento. Motivi popolari ungheresi, rumeni, transilvanici affiorano in un impianto che ricalca il modello del "verbunkos", tipo di danza che, nel secolo XVIII, scandiva le campagne militari di reclutamento. E proprio il verbunkos impresta alla Rapsodia alcuni ingredienti: l'accoppiamento di un episodio lento (lassù) e di uno mosso (friss), l'uso di determinati abbellimenti e di ritmi sincopati, il caratteristico movimento del basso e la scala detta tzigana, che avvolge i profili melodici di sapori orientaleggianti. Anche qui Bartók conferma di saper assorbire dal patrimonio popolare un'energia, dalla quale la sua vena creativa ricava sempre nuova ispirazione.

Francesco A. Saponaro


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia;
Roma, Sala Accademica di via dei Greci, 28 aprile 1978
(2) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Olimpico, 24 febbraio 2005


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Ultimo aggiornamento 15 marzo 2013