Suite in mi maggiore per liuto, BWV 1006a


Musica: Johann Sebastian Bach (1685 - 1750)
  1. Prélude
  2. Loure
  3. Gavotte en rondeau
  4. Menuet I
  5. Menuet II
  6. Bourrée
  7. Gigue
Organico: liuto
Composizione: 1736 - 1737
Edizione: Breitkopf & Härtel, Lipsia, 1894

Trascrizione della Partita n. 3 per violino BWV 1006
Guida all'ascolto (nota 1)

La Suite per arpa BWV 1006a è considerata una versione più schematica della Partita in mi maggiore per violino solo BWV 1006 dello stesso Bach. Non si sa con precisione se questa Suite sia stata scritta da Bach oppure da uno dei suoi allievi, pur non escludendo del tutto l'ipotesi che il brano sia stato composto per liuto, uno strumento abbastanza familiare al musicista. Per capire il valore di questa trasposizione per arpa è bene tener conto della struttura del brano originale, molto più conosciuto dal pubblico. La Partita n. 3 in mi maggiore (BWV 1006) inizia con il Preludio, elaborato dallo stesso Bach per orchestra come sinfonia della cantata «Herr Gott, Beherrscher aller Dinge» (BWV 120a) E' una pagina severa, solenne e fortemente marcata nel ritmo. Segue la prima delle sei danze della Partita recante il nome di Loure, la cui parola sta ad indicare l'antica cornamusa normanna (ludr o luur); il suo ritmo nobile e dignitoso è in sei quarti. La Gavotta e Rondò, primo brano della Suite per arpa, è una specie di danza che trae il suo nome dai gavots, montanari del Delfinato francese. Il suo ritmo binario snello e leggero diede vita nel XVIII secolo ad una elegante danza di corte e di società, eseguita con riverenze molto cerimoniose. Seguono due Minuetti, di cui il secondo funge da Trio: anche questa danza è di origine francese e il suo nome le viene dal modo di ballarla con passi minuti (pas menu). Francese è anche la Bourrée, nata nell'Auvergne, di forma binaria, dattilica e di carattere giocondo, a tratti sfiorata da una leggera mestizia. La Giga, posta a chiusura della Partita e della Suite per arpa, è invece di origine britannica, e più precisamente celtica: Jegg in scozzese, Geige in tedesco, Gigot in francese, Gigue in inglese, che stanno ad indicare l'antico giambone (gigot, appunto, in francese) trasformato poi in violino. La Giga ha un ritmo spigliato e brioso, rapidissimo.


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di via della Conciliazione, 12 novembre 1982


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Ultimo aggiornamento 4 dicembre 2013