Sonata in si minore per flauto traverso e clavicembalo, BWV 1030


Musica: Johann Sebastian Bach (1685 - 1750)
  1. Andante
  2. Largo e dolce (re maggiore)
  3. Presto
  4. Allegro
Organico: flauto traverso, clavicembalo
Composizione: 1718 - 1723 circa (revisione 1736 circa)
Edizione: Körner, Erfurt, 1855
Guida all'ascolto 1 (nota 1)

La Sonata in si minore per flauto e clavicembalo obbligato si colloca, sulla via aperta dalle coeve Sonate per violino e per viola da gamba, di identica struttura, in una posizione anfibia tra la tradizionale Sonata per strumento e basso continuo e la Sonata a tre, nel senso che qui la voce intermedia fra canto e basso è realizzata, per esteso e con caratteri di piena autonomia nel triplice discorso polifonico, dalla mano destra del clavicembalista. Ne risulta un eloquio di estrema trasparenza contrappuntistica e varietà timbrica ottenuto dalla parità d'importanza conferita ai disegni del flauto e della parte, superiore del clavicembalo, mentre il basso ha generalmente un ruolo più semplice e subordinato; s'intende, sempre dal punto di vista melodico. Ci troviamo di fronte a un lavoro di insolita «modernità» di concezione, nel senso che il consueto e connaturato rigore polifonico bachiano cede, una volta tanto, a tentazioni di natura se non certo pre-galante, almeno anti-barocca, sfiorando a tratti la disinvolta disponibilità e piacevolezza mondana di Telemann.

Giovanni Carli Ballola

Guida all'ascolto 2 (nota 2)

Nel novembre 1717 Bach accolse l'invito del principe Leopoldo di Anhalt-Cöthen e divenne maestro della sua cappella. A Cöthen Bach trascorse i sette anni più felici della sua vita. Il principe era un musicista di talento, la cappella era formata da 18 solisti di valore, e tutto il tempo libero della corte era dedicato allo studio dell'arte. Bach visse a Cöthen ammirato e stimolato dal gusto e dalla frequenza di un intenditore, e trasferitosi a Lipsia si rammenterà con nostalgia delle ore trascorse col principe Leopoldo. Cöthen osservava un rito luterano severo, la musica aveva poco spazio nella chiesa, ed i compiti di Bach erano limitati alla musica da camera. Gran parte della sua produzione strumentale vide la luce in quegli anni, e il suo carattere, sovente rivoluzionario rispetto alle forme del tempo, dipende dalla destinazione domestica e colta ad un tempo per cui fu composta.

L'infatuazione per il flauto traverso si diffuse in Germania all'inizio del Settecento. Fino al 1717 è probabile che Bach abbia adoprato soltanto il flauto diritto. Nel settembre 1717, recatosi a Dresda, egli ascoltò il flautista di quella orchestra e ne rimase colpito. Le risorse dello strumento vengono assimilate nel ritiro di Cöthen e ne sortiranno due serie di sonate: l'una per flauto e cembalo concertante, l'altra per flauto e basso continuo. Inoltre ci sono pervenute una sonata per flauto solo ed una per flauto e cembalo, meno elaborate dal punto di vista contrappuntistico e più legate allo stile violinistico. Tutte queste opere ci pervengono da autografi o copie in possesso di C. Ph. E. Bach, il cembalista di Federico il Grande, che dovette utilizzarle per lusingare la flautomania del sovrano.

La Sonata in si minore per flauto e cembalo è un pezzo isolato nella letteratura per flauto, qualche cosa come la Partita con ciaccona per violino solo. Nell'Andante flauto e cembalo presentano linee musicali indipendenti e scambiabili nel corso del gioco strumentale. Il Largo e dolce è un cantabile fiorito in stile recitativo, sorretto armonicamente dal cembalo. Il Finale si apre con un fuga a tre parti, ed essa sì collega direttamente ad una giga barocca.

Gioacchino Lanza Tomasi


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Sala Accademica di via dei Greci, 12 novembre 1971
(2) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Olimpico, 27 novembre 1974


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Ultimo aggiornamento 29 febbraio 2016