Sonata n. 2 in re maggiore per viola da gamba e clavicembalo, BWV 1028


Musica: Johann Sebastian Bach (1685 - 1750)
  1. Adagio
  2. Allegro
  3. Andante (si minore)
  4. Allegro
Organico: viola da gamba, clavicembalo
Composizione: 1720
Edizione: Breitkopf & Härtel, Lipsia, 1860
Guida all'ascolto 1 (nota 1)

Il programma di stasera si apre con la seconda delle tre Sonate scritte da Bach per la viola da gamba, considerato lo strumento precursore del violoncello e usato sin dal Medioevo nel ruolo di accompagnamento, cioè nella parte del continuo. Anzi a questa funzione adempiva specialmente una sua variante dotata di sette corde e chiamata più propriamente basso di viola. Sin dal XVII secolo questo tipo di viola venne utilizzato molto in Italia e diversi artisti, fra cui Vivaldi e Tartini, la riscattarono dalla soggezione dell'accompagnamento e la dotarono di una importante letteratura solistica. Una certa attenzione le riservarono anche in Francia e in Germania, dove scrissero per viola da gamba Buxtehude, Telemann e Bach. A mano a mano però il violoncello cominciò a sostituirsi alla viola da gamba, così come il violino subentrò alla viola da braccio. E' vero che il violoncello fece le sue prime apparizioni nel XVI secolo, ma solo ai primi del Settecento minacciò seriamente le posizioni della viola da gamba, assumendo gradatamente quella personalità e quel rilievo (pur conservandone la forma e le dimensioni fisiche con la riduzione delle corde da sette a quattro) che ha da tempo nella famiglia degli strumenti ad arco.

Nella immensa produzione musicale bachiana vanno annoverate tre Sonate per viola da gamba e cembalo e sei Suites per violoncello solo. Mentre le prime concludono il ciclo storico della viola da gamba, le Suites costituiscono la base della letteratura dedicata al violoncello. Ed a questo proposito acquista un valore quasi simbolico l'elemento di contemporaneità della creazione di questi lavori di Bach per la viola da gamba e il violoncello, i quali furono composti nello stesso anno (1720) e nel periodo trascorso dal compositore a Köthen. La Sonata in re maggiore è la seconda delle tre e come la prima, e a differenza della terza, presenta una articolazione quadripartita, derivata dalla Sonata da chiesa in cui era consuetudine alternare due movimenti lenti e due vivaci. L'Adagio del primo tempo ha l'andamento di un dialogo elegiaco che si svolge sopra un basso scandito in valori uguali. L'Allegro è di taglio binario, secondo il tradizionale schema classico e nel rispetto di un razionale gioco sonoro. La seconda parte di questo movimento è più sviluppata e il basso si snoda in maniera più varia, partecipando liberamente all'intreccio polifonico. L'Andante somiglia ad una siciliana per il suo assorto lirismo e si richiama a certi tempi lenti del Concerti Brandeburghesi. L'Allegro finale ha una struttura più complessa degli altri tempi ed è caratterizzato da un motivo fondamentale di quattro battute che si scinde in due sezioni contrastanti. Naturalmente, al di là degli aspetti tecnici, ciò che conta in questa Sonata è la sua naturalezza espressiva nell'ambito di un rigoroso equilibrio formale, segno distintivo dell'arte di Bach.

Guida all'ascolto 2 (nota 2)

La Sonata per viola da gamba in re maggiore (BWV 1028) di Johann Sebastian Bach costituisce la seconda di un gruppo di tre (BWV 1027-1029) dedicate a questo strumento; gruppo che, sebbene non datato, si può far risalire con assoluta certezza al periodo in cui il musicista risiedeva presso la corte di Köthen in qualità di maestro di cappella (1717-1723).

In quegli anni, la viola da gamba, sebbene usata fino ad allora in funzione prevalentemente di sostegno, pareva destinata a chiudere il suo ciclo storico di fronte all'insorgere di nuove esigenze espressive, per essere definitivamente soppiantata, di lì a poco, dal violoncello (strumento derivato, però, dalla trasformazione del violino, e non dall'evoluzione della famiglia delle viole rinascimentali).

Nella cappella di Köthen, in particolare, la viola da gamba costituiva oggetto di contesa fra il "gambista" Christian Ferdinand Abel ed il principe Leopold, dello strumento eccellente dilettante; ad entrambi quindi, per differenti quanto ovvie ragioni, Bach era tenuto a prestare la dovuta attenzione, talvolta risolvendo assai diplomaticamente il dilemma con l'espediente di coinvolgerli in un unico discorso musicale, come, ad esempio, nel caso del Sesto Concerto Brandeburghese (BWV 1051), nel cui organico figurano due viole da braccia e due viole da gamba. Ciò non ostante, sembra lecito ritenere Abel, in quanto titolare dello strumento nella cappella, se non il destinatario primo, almeno l'interprete ideale ed il propagatore delle composizioni da Bach dedicate a questo strumento.

Dal punto di vista formale la Sonata in re maggiore adotta lo schema della sonata da chiesa in quattro movimenti, con brevi tempi lenti alternati a tempi veloci di dimensioni più estese; il cembalo vi risulta impiegato in qualità di strumento concertante ed assume talora un ruolo addirittura preponderante rispetto alla viola, con il risultato di un discorso musicale assai omogeneo e compatto, all'interno del quale gli spunti melodici, sviluppati contrappuntisticamente secondo il principio dell'imitazione, si incalzano tra le due voci strumentali. Circostanza, quest'ultima, che ha stimolato l'ipotesi che le tre sonate per viola da gamba fossero originariamente scritte per due strumenti melodici (flauti, ad esempio) e solo in un secondo momento siano state rielaborate nella forma in cui ci sono giunte; tesi che, seppur non verificabile, rimane plausibile, stante la nota rielaborazione ed il frequente riuso cui Bach, in pieno accordo con la prassi dell'epoca, sottoponeva le sue opere.

Giancarlo Brioschi


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Sala Accademica di via dei Greci, 28 marzo 1980
(2) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Olimpico, 2 maggio 1991


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Ultimo aggiornamento 2 maggio 2014