Sonata n. 1 in sol maggiore per viola da gamba e clavicembalo, BWV 1027


Musica: Johann Sebastian Bach (1685 - 1750)
  1. Adagio
  2. Allegro ma non tanto
  3. Andante (mi minore)
  4. Allegro moderato
Organico: viola da gamba, clavicembalo
Composizione: 1740 circa
Edizione: Breitkopf & Härtel, Lipsia, 1860

Probabile rielaborazione della Sonata per due flauti traversi e clavicembalo BWV 1039
Guida all'ascolto 1 (nota 1)

Il febbrile laboratorio strumentale di Bach e della sua cerchia si schiude con una sonata pervenutaci in ben tre versioni: la BWV 1039 per due flauti traversi, basso continuo, la BWV 1027 «a cembalo e viola da gamba» (probabile rielaborazione dell'altra) e infine la BWV 1027a per organo o clavicembalo con pedaliera, versione quest'ultima, priva del III tempo, da attribuirsi a un collaboratore o allievo di Bach. Databili attorno al 1740, e plausibilmente destinati alla stagione concertistica del Caffè Zimmermann (i cosiddetti Ordinaire Concerten), tali lavori rappresentano una tarda testimonianza del cantiere costantemente aperto che dovette essere l'abitazione di Bach presso la Thomasschule, cantiere in cui l'adattamento di opere preesistenti - un patrimonio ormai pluridecennale - costituiva certamente una prassi normale. Il titolo in questione presenta la struttura quadripartita della sonata da chiesa italiana - col suo alternarsi di cantabilità severa, invenzione tematica giocosa, artifici contrappuntistici, arabeschi ipnotici e alchimie armoniche -, un'articolazione che nelle due versioni autenticamente bachiane conosce, pur nella conservazione sostanzialmente invariata della pagina musicale, oltre a una serie di adattamenti idiomatici ai vari strumenti, uno slittamento nell'agogica dei tempi: se l'ampio Adagio resta tale, l'originario Allegro ma non presto diventa nella BWV 1027 Allegro ma non tanto (in entrambi i casi prime occorrenze di tali indicazioni in Bach), l'Adagio e piano si muta in Andante e infine il Presto in Allegro moderato a testimonianza dell'attenzione del compositore per le nuance che ogni trascrizione porta con sé.

Raffaele Mellace

Guida all'ascolto 2 (nota 2)

Quasi tutta la produzione cameristica per archi e fiati che ci resta di Bach, viene assegnata agli anni di Köthen e cioè a quelli intorno al 1720. Ciò si spiega col fatto che, alla corte del calvinista principe Leopold, la musica strumentale era in grande onore, mentre quella sacra era meno praticata. Tuttavia è probabile che molte di queste composizioni siano rielaborazioni di originali perduti, appartenenti agli anni precedenti. In particolare la prima delle tre sonate per viola da gamba e continuo che ci sono state conservate rispetta ancora la struttura quadripartita dell'antica sonata da chiesa, con un fugato nell'ultimo movimento. Di questa sonata conosciamo anche una versione per due flauti, quasi coeva.

Bruno Cagli


(1) Testo tratto dal libretto inserito nel CD allegato al n. 268 della rivista Amadeus
(2) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Olimpico, 20 gennaio 1976


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Ultimo aggiornamento 8 novembre 2015