Preludio e fuga in mi minore, BWV 548


Musica: Johann Sebastian Bach (1685 - 1750)
Organico: organo
Composizione: 1727 - 1731
Edizione: Kunst- und Industrie Comptoir, Vienna, 1812 circa
Guida all'ascolto (nota 1)

La storia artistica di quella forma di libera composizione organistica che il nome stesso di Preludio e fuga chiaramente definisce nelle sue caratteristiche fondamentali, ha il suo culmine, il suo trionfo e la sua conclusione in Johann Sebastian Bach. Già negli anni di Weimar si definisce quella che il Dürr chiama «la forma "a contrasto" del preludio e fuga»: la prima parte è una introduzione «improvvisante», sciolta da ogni obbligo formale e obbediente solo alla libera intuizione creatrice, una vera e propria «apertura» lirica esclusivamente modellata dall'estro della fantasia. Nella fuga l'architettura si erge in sorgente creatrice: ed è un continuo aggettare su sè stessa, in un inesauribile espandersi e fiorire, in una dimensione di così vasto respiro da dare significato di rinnovamento inventivo anche alle stesse riprese e ripetizioni, che appaiono punti d'appoggio sempre diversi e sempre diversamente collocati per ulteriori grandeggianti espansioni. Negli ultimi anni (si veda soprattutto il Preludio e fuga in mi bemolle maggiore che apre e chiude la terza parte del «Clavierübung») la saldissima unità architettonica che rinserra la fuga investirà anche il preludio, sì che l'intera composizione da binaria «a contrasto» si farà totalmente unitaria, corrispondendo a questo ulteriore rinsaldarsi una ancor maggiore vastità di dimensioni e ampiezza di respiro.

Ancora concepito nella forma «a contrasto» è comunque il Preludio e fuga in mi minore (BWV 548), che Bach scrisse a Lipsia tra il 1727 e il 1736 e che è caratterizzato dalle modulazioni armoniche della prima parte e dal deciso cromatismo del soggetto della fuga (la quale è interrotta due volte da sezioni in stile di toccata).

Carlo Marinelli

Guida all'ascolto 2 (nota 2)

Il "grande" Preludio e fuga in mi minore BWV 548 è uno dei capolavori dei primi anni del soggiorno di Bach a Lipsia e, più in generale, una delle composizioni che segnano nel modo più nitido la direzione del suo sviluppo musicale verso un'idea di essenzialità espressiva e di rigore concettuale. A prima vista, questi due aspetti possono sembrare in contrasto con l'effetto grandioso di monumentalità che proviene specialmente dal preludio. È sufficiente però constatare quanto Bach si allontani, in questo caso, dalla tradizione, che assegna al preludio un andamento quasi improvvisativo, e quanto invece egli calcoli nei minimi dettagli la distribuzione dei pesi musicali, per comprendere come l'architettura di questo lavoro sia debitrice di quell'esigenza di razionalizzazione che per il musicista rappresentò sempre il sostegno della ricerca espressiva, mai la sua negazione.

II tono tragico dell'inizio ha spesso fatto pensare all'apertura della Passione secondo san Matteo, mentre le interpretazioni più inclini al simbolismo hanno visto nel movimento discendente della condotta tematica l'immagine della caduta dell'uomo nel mondo del peccato e della morte. Certamente la solennità del Preludio dipende dalla densità del contrappunto, come pure dalla varietà di figurazioni e di soluzioni armoniche dissonanti che si riuniscono in tessuto compatto, nonostante la molteplicità di episodi in cui questo si articola. La Fuga si basa su un tema più semplice, ma non è per questo meno ambiziosa, aggiungendo all'impegno virtuosistico una raffinatezza di concezione che unisce lo stile arcaico della toccata a quello più moderno del concerto. Con un'immagine che ha condizionato a lungo la ricezione di questa composizione, accentuandone il carattere monumentale, Friedrich Spitta la definì «una sinfonia in due movimenti». Basterà dire però che non c'è aspetto dell'arte organistica di Bach che non vi sia rappresentato, dal virtuosismo estremo alla più radicale ricerca espressiva, per fare del Preludio e fuga in mi minore BWV 548 una delle opere più rappresentative del suo catalogo.

Stefano Catucci


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Sala Accademica di via dei Greci, 16 febbraio 1968
(2) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Basilica di Santi Apostoli, 5 ottobre 2000


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Ultimo aggiornamento 2 aprile 2016