Il Preludio e fuga in si minore BWV 544 è una delle poche opere organistiche di Bach che non appartengono a un ciclo e di cui sia sopravvissuto l'autografo, con la parte del pedale annotata in inchiostro rosso sotto i righi musicali. Poiché la carta reca la data di fabbricazione del 1727, si ritiene che a partire da quella data, ma in un periodo che non oltrepassa il 1735, Bach abbia lavorato a intervalli regolari su composizioni per organo già scritte in precedenza, di volta in volta rielaborate, integrate o ripensate quasi per intero. Proprio per questo, le otto composizioni nate in quest'epoca sintetizzano in maniera efficacissima l'esuberanza dei suoi anni giovanili con la tecnica e la duttilità espressiva acquistate con le esperienze successive. Il Preludio e fuga in si minore BWV 544 è un esempio perfetto di una simile operazione di sintesi: in esso, infatti, si trovano compendiati il gusto per una sonorità monumentale, l'intensità drammatica dell'espressione e l'evoluzione del linguaggio contrappuntistico in uno stile quasi di dialogo fra le voci coinvolte nel gioco. L'assenza del pedale, nella parte centrale della Fuga, consente all'organismo sonoro di acquistare anche un senso di leggerezza che, combinato al rigore della scrittura, conferisce un particolare effetto di spazialità al contrappunto. Altrove, per esempio nella Cantata BWV 198, la cosiddetta Trauer Ode, Bach aveva associato la tonalità di si minore con un sentimento di sofferenza molto accentuato. Qui, nonostante le letture che hanno voluto vedervi la rappresentazione simbolica di un cammino che va dal dolore alla grazia, l'impressione è quella di uno svolgimento problematico e privo di zone di riposo, specialmente nello stile da toccata del Preludio, e di un'impostazione non meno interrogativa ed enigmatica anche nella Fuga, nella quale i rapporti sonori appaiono più risolti.
Stefano Catucci