Oster Oratorium (Oratorio di Pasqua), BWV 249

Oratorio per soli, coro e orchestra


Musica: Johann Sebastian Bach (1685 - 1750)
Testo: Picander (Christian Friedrich Henrici)
Occasione: domenica di Pasqua
  1. Sinfonia (re maggiore)
    per 3 trombe, timpani, 2 oboi, 2 violini, viola, fagotto e continuo
  2. Adagio (si minore)
    per oboe, 2 violini, viola e continuo
  3. Kommt, eilet und laufet
    Duetto e coro in re maggiore per tenore, basso, coro, 3 trombe, timpani, 2 oboi, 2 violini, viola e continuo
  4. O kalter Männer Sinn!
    Recitativo in si minore per soprano, contralto, tenore, basso e continuo
  5. Seele, deine Specereien sollen nicht mehr Myrrhen sein
    Aria in si minore per soprano, flauto traverso o violino solo e continuo
  6. Hier ist die Gruft, und hier der Stein
    Recitativo in si minore per contralto, tenore, basso e continuo
  7. Sanfte soll mein Todeskummer nur ein schlummer
    Aria in sol maggiore per tenore, 2 flauti a becco, 2 violini e continuo
  8. Indessen seufzen wir mit brennender Begier
    Recitativo in si minore, per soprano, contralto, fagotto e continuo
  9. Saget mir geschwinde, wo ich Jesum finde
    Aria in la maggiore per contralto, oboe d'amore, 2 violini, viola e continuo
  10. Wir sind erfreut
    Recitativo in re maggiore per basso e continuo
  11. Preis und Dank bleibe
    Coro in re maggiore per coro, 3 trombe, timpani, 2 oboi, 2 violini, viola e continuo
Organico: soprano, contralto, tenore, basso, coro misto, 3 trombe, timpani, 2 flauti a becco, flauto traverso, 2 oboi, oboe d'amore, fagotto, 2 violini, viola, continuo
Composizione: Lipsia, 1725 (revisione 1738)
Prima esecuzione: Lipsia, Thomaskirche, 1 aprile 1725
Edizione: Breitkopf & Härtel, Lipsia, 1874

Guida all'ascolto (nota 1)

Alle tre ricorrenze solenni della cristianità Bach ha destinato gli Oratori di Natale, di Pasqua e dell'Ascensione: il secondo risale al 1735. Sebbene un po' affine alla forma della Cantata sacra, se ne distingue però per la natura del testo di tipo narrativo e dialogico, com'è appunto il caso del nostro Oratorio nel quale intervengono quattro personaggi: Maria, la madre di Gesù (soprano), Maria Magdalena (contralto), Pietro (tenore) e Giovanni (basso); a questi si aggiungono il coro misto e l'orchestra (tre flauti, due oboi, un oboe d'amore, archi, continuo anche con fagotto). In realtà la redazione di questo Oratorio è alquanto, per dir così, accidentata, prendendo origine da attigue (nel tempo) Cantate profane su testo del famoso Picander, forse responsabile anche della versione pasquale. Si producono dunque processi di adattamento, anche in sede musicale, che riguardano tra l'altro anche una Cantata dell'aprile del '25, per approdare infine alla versione presente dell'Oratorio in programma, elaborata tra il 1732 e il '35.

D'altronde le accennate cantate profane sono andate completamente perdute mentre è conservata quella sacra del 1725, almeno per una buona parte del materiale esecutivo. È pervenuto integralmente invece il nostro Oratorio, costituito di undici numeri che iniziano con due brani orchestrali: una Sinfonia a piena orchestra, fastosamente luminosa, e un Adagio che è un lungo canto dell'oboe, un canto di perfetta bellezza bachiana. La "ripresa" delle gioiose figurazioni della Sinfonia s'innesta sul terzo numero in cui s'intreccia un duetto tra Pietro e Giovanni, incorniciato tra due ali corali. I numeri seguenti sono un'alternanza di recitativi di carattere dialogico: n. 4 ensemble dei quattro personaggi, n. 6 con Pietro, Giovanni e Maria Magdalena, n. 8 a due tra Maria Magdalena e Maria, la Madre di Gesù e il penultimo numero (il 10) affidato al solo Giovanni; in alternanza quindi con tre arie (col "da capo"): n. 5 di Maria, la Madre di Gesù (archi e violino obbligato), n. 7 di Pietro (due flauti e archi), una pagina di sovrana soavità "tenestre", paesaggistica; quindi il n. 9 di Maria Magdalena. Nel finale, secondo intervento del coro tracciato con il ben noto, olimpico, potere del Kantor di conferire all'ordito contrappuntistico la perfetta naturalezza di una scienza esatta.

Guido Turchi


(1)  Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di via della Conciliazione, 19 aprile 2000


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Ultimo aggiornamento 29 gennaio 2015