Alle tre ricorrenze solenni della cristianità Bach ha destinato gli Oratori di Natale, di Pasqua e dell'Ascensione: il secondo risale al 1735. Sebbene un po' affine alla forma della Cantata sacra, se ne distingue però per la natura del testo di tipo narrativo e dialogico, com'è appunto il caso del nostro Oratorio nel quale intervengono quattro personaggi: Maria, la madre di Gesù (soprano), Maria Magdalena (contralto), Pietro (tenore) e Giovanni (basso); a questi si aggiungono il coro misto e l'orchestra (tre flauti, due oboi, un oboe d'amore, archi, continuo anche con fagotto). In realtà la redazione di questo Oratorio è alquanto, per dir così, accidentata, prendendo origine da attigue (nel tempo) Cantate profane su testo del famoso Picander, forse responsabile anche della versione pasquale. Si producono dunque processi di adattamento, anche in sede musicale, che riguardano tra l'altro anche una Cantata dell'aprile del '25, per approdare infine alla versione presente dell'Oratorio in programma, elaborata tra il 1732 e il '35.
D'altronde le accennate cantate profane sono andate completamente perdute mentre è conservata quella sacra del 1725, almeno per una buona parte del materiale esecutivo. È pervenuto integralmente invece il nostro Oratorio, costituito di undici numeri che iniziano con due brani orchestrali: una Sinfonia a piena orchestra, fastosamente luminosa, e un Adagio che è un lungo canto dell'oboe, un canto di perfetta bellezza bachiana. La "ripresa" delle gioiose figurazioni della Sinfonia s'innesta sul terzo numero in cui s'intreccia un duetto tra Pietro e Giovanni, incorniciato tra due ali corali. I numeri seguenti sono un'alternanza di recitativi di carattere dialogico: n. 4 ensemble dei quattro personaggi, n. 6 con Pietro, Giovanni e Maria Magdalena, n. 8 a due tra Maria Magdalena e Maria, la Madre di Gesù e il penultimo numero (il 10) affidato al solo Giovanni; in alternanza quindi con tre arie (col "da capo"): n. 5 di Maria, la Madre di Gesù (archi e violino obbligato), n. 7 di Pietro (due flauti e archi), una pagina di sovrana soavità "tenestre", paesaggistica; quindi il n. 9 di Maria Magdalena. Nel finale, secondo intervento del coro tracciato con il ben noto, olimpico, potere del Kantor di conferire all'ordito contrappuntistico la perfetta naturalezza di una scienza esatta.
Guido Turchi