Herr Gott, dich loben wir, BWV 725

Inno di ringraziamento in la minore per organo

Musica: Johann Sebastian Bach (1685 - 1750)
Melodia: da "Te Deum laudamus"

Organico: organo
Composizione: prima del 1708
Edizione: Peters, Lipsia, 1847
Guida all'ascolto (nota 1)

Il testo di questo Corale non è altro che il famoso inno latino «Te Deum» dei SS. Ambrogio ed Agostino, tradotto liberamente in tedesco da Martin Lutero. Il Corale, a sua volta, è l'adattamento a più voci del «Te Deum» gregoriano.

La versione di Bach, pervenutaci attraverso una parte copiata di proprio pugno dal Forkel (dalla raccolta di F. K. Griepenkerl sen.), ha dato adito a discussioni perchè taluni hanno considerato questo grandioso pezzo come un Preludio. Di fatto, però, è una magistrale armonizzazione per il canto antifonale (per «omnes versus», come lo stesso Bach lo definisce) dell'inno stesso.

Dall'inizio «Her Gott, dich loben wir» (A te, come nostro Dio, diamo lode: te celebriamo come Signore) trattato con quelita grandiosità solenne che è appunto richiesta dal testo egli passa ad interpretazioni diverse «All'Engel...» (A Te tutti gli Angeli).

Qui le scale ascendenti e discendenti, come in corali precedentemente descritti, simboleggiano l'ascesa e la discesa degli Angeli.

«Auch Cherubini» (A Te i Cherubini e i Serafini con incessante voce inneggiano): in cui i grandi accordi che sostengono il canto del Corale.

Qui il movimento delle scale viene ridotto a semplice movimento ritmico, uguale, sì, a quello precedente (per significare la schiera celeste), ma il «volteggio» viene limitato a semplici note di volta.

«Heilig ist» (Santo, Santo, Santo è il Signore Dio degli eserciti). Ecco che il ritmo cessa di essere movimentato per acquistare invece un carattere esaltante che viene imitato dalle varie voci (Heilig ist unser Gott, Heilig ist unser Gott, Heilig).

E' interessantissimo vedere l'interpretazione bachiana del versetto «Du, König der Ehren» (Tu sei, o Cristo, il Re della gloria) in cui i grandi accordi che sostengono il canto del Corale vengono arricchiti di scale lente ed imitate che ascendono e discendono; così pure il carattere nettamente opposto dell'armonizzazione (cromaticissima) del versetto: «Der Jungfrau Leib»... (Tu, per liberare l'uomo dal peccato, non avesti orrore del seno d'una Vergine).

La figurazione ritmica nuovamente al versetto «Ein Richter du zukünftig bist Alles» (Te crediamo giudice che hai da venire).

Nel primo esempio si nota il ritmo e gli intervalli comuni nel grande Credo del Klavierübung (al pedale); è forse un elemento tipico familiare a Bach per esprimere musicalmente il Supremo Giudice. Nel secondo, il movimento di crome vorrebbe simbolicamente esprimere la venuta di Dio per il Giudizio Universale.

Segue l'invocazione «Nun hilf uns Herr» (Tu dunque, te ne preghiamo, soccorri i tuoi servi che hai redento col Tuo sangue prezioso) ed anche qui ritorna il cromatismo precedente.

La genuflessione viene espressa da Bach con un lungo pedale d'organo su cui s'intrecciano delle scale cromatiche discendenti.

L'effetto raggìunge in questo punto il massimo del misticismo. Il tema del dolore, la scala cromatica, passa di parte in parte ascendendo prima e discendendo poi; e vuol significare il riscatto dei fedeli attraverso il Sangue di Gesù.

Un nuovo esempio dell'originalità della concezione bachiana è dato dai due versetti: «Hilf deinem Volk» (Salva, o Signore, il tuo popolo) e «Wart' und pfleg'» (E governali ed esaltali in eterno).

In essi il ritmo viene reso via via più movimentato per cambiare improvvisamente a: «Täglich, Herr Gott» (Ti benediciamo tutti i giorni) dove esso ritorna con carattere maestoso all'inizio, per poi gradatamente esaltarsi sempre più.

Riprende nuovamente il medesimo elemento tematico del «Ein Richter» (Te crediamo giudice) per il versetto: «Behüt uns heut, o treur» (Degnati, o Signore, dì preservarci in questo giorno dal peccato).

Al «Zeig' uns deine» (Miserere nostri) viene ripetuta integralmente la musica dell'invocazione «Nun hilf uns, Herr» ed essa si prolunga per tutto il «Auf dich hoffen wir, lieber Herr» (Venga, o Signore, la tua misericordia sopra di noi, poiché noi abbiamo speranza in te). Chiude l'Amen.

Per quanto lo Schweitzer definisca questo lavoro come una semplice armonizzazione destinata ad accompagnare il canto e non un preludio composto su una melodia di corale, e non pochi prendano alla lettera le sue parole di teorico, pure, musicalmente parlando, non si può negare che ci troviamo di fronte ad un lavoro il cui fine non può essere soltanto quello del semplice accompagnamento. La sua elaborazione ed il suo contenuto musicale sono tali da porlo al disopra persino di numerosissimi preludi, anche importantissimi. Non potrebbe, per esempio, darsi il caso che Bach avesse voluto interpretare musicalmente il testo del «Te Deum» conservandogli il carattere antifonale seguendo fedelmente il testo nei suoi minimi particolari e conservando alcune particolarità della scrittura dell'inno stesso, sia sotto il punto di vista letterario che musicale?

Rimane un'incognita ed è questa. Dopo il «Sanctus» l'inno gregoriano ripete esattamente per 6 volte consecutive un periodo sul quale vengono cantati vari versi. Nello stesso inno, trasformato da Lutero, la ripetizione avviene egualmente e Bach l'ha riprodotta senza alcun cambiamento nel presente corale. Perché egli non avrebbe armonizzato differentemente quei passaggi? Lo stesso inno, nella versione luterana, nel periodo successivo che si inizia con il versetto: «Du König der Ehren» (Tu sei, o Cristo, il Re della Gloria) comporta, come nel gregoriano un'altra ripetizione di 6 volte della stessa melodia e qui, invece, perché Bach ne ha fatto ogni volta un'interpretazione diversa?

Può allora questo Corale essere considerato un semplice accompagnamento? Deve essere annoverato tra i preludi su Corali, oppure va considerato come una composizione a sé, e cioè un'interpretazione organistica del «Te Deum» con «Cantus Firmus» al soprano (in parte acuta)?

Qualunque risposta si voglia dare è innegabile che l'effetto di questa composizione è semplicemente colossale; degna di appartenere alla serie delle composizioni per organo di J. S. Bach.

Fernando Germani


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Basilica di S. Maria in Ara Coeli, 27 aprile 1971


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Ultimo aggiornamento 27 aprile 2020