Fantasia e fuga in la minore per clavicembalo, BWV 904


Musica: Johann Sebastian Bach (1685 - 1750)
Organico: clavicembalo
Composizione: 1725 circa
Edizione: Peters, Lipsia, s. a.
Guida all'ascolto (nota 1)

La Fantasia e fuga in la minore non fu pubblicata da Bach e giacque fra le sue carte fino agli anni Trenta dell'Ottocento, mentre le Partite venivano ripubblicate già nel 1801. Il nascente concertismo solistico non adottò però le Partite, di cui entrarono in repertorio solo alcune delle "galanterie", e puntò invece sul Concerto italiano, sulla Fantasia cromatica e fuga e sui Preludi e fuga del Clavicembalo ben temperato. Cominciava a prevalere l'immagine di Bach come sommo contrappuntista e come mistico, ed è ovvio che in quest'ottica non potesse entrare la Partita n. 6, così "malata", così poco ascetica (il suo "riscatto" sarebbe arrivato negli anni Venti del Novecento, con Walter Gieseking). La Fantasia e fuga in la minore, severa, dura, tagliata nella roccia, destò invece l'entusiasmo incontenibile di Hans von Bülow, che la pubblicò in una sua revisione e che la eseguì spesso, facendola apprezzare altamente dal pubblico. Non divenne mai veramente popolare, la Fantasia e fuga, non potè mai competere con la Fantasia cromatica e fuga che lo scaltro Bülow aveva definito "la musica dell'avvenire del sec. XVIII" e che andava a ruba, ma rimase in repertorio fino alle soglie degli anni Venti, cioè fino a Ferruccio Busoni, che a sua volta la ripubblicò in una sua revisione, con un'approfondita analisi.

L'accostamento della Partita n. 6 e della Fantasia e fuga in la minore, al di là forse delle stesse intenzioni di Grigory Sokolov, assume il significato di un confronto tra due Bach o, meglio, tra due immagini di Bach, il Bach che regola il servizio divino nella chiesa di San. Tommaso e il Bach che dirige il Collegium Musicum nel Caffè Zimmermann, il Bach teoretico e il Bach mondano. Il titolo Fantasia non è indicativo del contenuto quale lo intendiamo di solito, ma dev'essere pensato in senso arcaico, come composizione strumentale derivata dal Mottetto vocale. La scrittura a quattro parti reali predomina da un capo all'altro, alternandosi - per un gioco di rarefazioni e condensazioni -con la scrittura a tre parti e con qualche riempimento armonico (cinque, sei parti), la scala e l'arpeggio sono alla base del movimento ritmico continuato, la forma tende verso la circolarità, con la ricomparsa dell'inizio poco prima della fine: il pezzo potrebbe ricominciare tranquillamente da capo, e solo un atto di imperio del suo creatore lo arresta con una rapida conclusione in modo maggiore. L'immagine che la Fantasia suscita nell'ascoltatore è quella del fluire del tempo in un mondo arcano e inanimato.

La Fuga, contrappuntisticamente non molto elaborata, è costruita su un lungo soggetto diatonico e su un breve soggetto cromatico che ad esso subentra a un terzo circa della composizione. Ai due terzi circa ritorna il primo soggetto. E qui Bach sfodera una sorpresa: il secondo soggetto viene attaccato al primo, prima di essergli, come tutti si aspettano, sovrapposto. È difficile oggi sentire, più che capire, che cosa significasse emotivamente al tempo di Bach la compresenza di diatonismo e cromatismo, che rappresentavano mondi espressivi contrapposti. Sembra chiaro che nella giustapposizione e nella sovrapposizione dei due soggetti sia da ravvisare un preciso simbolismo. Ma sarebbe rischioso volerne determinare l'esatta natura.

Piero Rattalino


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorium Parco della Musica, 12 marzo 2004


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Ultimo aggiornamento 12 gennaio 2014