E' vero che si attribuisce a Mendelssohn la risurrezione della musica bachiana (1828) caduta incredibilmente in letargo dopo la morte del compositore (1750), ma è a Schumann che si deve l'opera omnia dello stesso. Questa opera è centrata sulla produzione organistica di detto autore che, come si sa, comprende preludi, toccate e fughe, fantasie, pastorali, arie, variazioni a canone e circa centosettanta corali per organo nei quali lo Schweitzer e il Kurth hanno individuato come in altre composizioni dello stesso autore, valori melodici di particolare importanza, senza trascurare, naturalmente, ì valori polifonici. Ma riguardo ai corali organistici - forme che spesso risolvono in preludi e fantasie su melodie da corale - va notato che la linea del canto è guidata da una articolazione molto libera e mutevole, nella quale non manca di inserirsi l'abbellimento. Mentre dunque la linea melodica procede, essa risulta sorretta da un basso che regge tutta la struttura armonica. Si disse giustamente che in Bach gli esegeti vi trovarono «molto più di quello che vi cercavano». I corali per organo, di ciò, rappresentano davvero una evidente prova.
In particolare il corale «Nun komm der Heilden Heiland» (Ora viene il salvatore dei gentili) venne musicato su testo di Martin Lutero, tradotto dall'inno «Veni Redemptor gentium» di S. Ambrogio (1524) e su melodia ambrosiana dello stesso anno. Nel Catalogo bachiano è segnato con i numeri 599, 659, 660, 661 e 699, poiché via via riveduto con numerose varianti.
Mario Rinaldi