Nun komm' der Heiden Heiland, BWV 659

Corale in sol minore per organo, n. 9 dell'Autografo di Lipsia

Musica: Johann Sebastian Bach (1685 - 1750)
Melodia: Veni redemptor gentium
Organico: organo
Composizione: 1723 circa
Edizione: Breitkopf & Härtel, Lipsia, 1846

Versione definitiva
Guida all'ascolto (nota 1)

Nun komm, der Heiden Heiland BWV 659 è il nono dei diciassette corali compresi nel cosiddetto Autografo di Lipsia, un fascicolo che Bach allestì negli ultimi anni della sua vita, probabilmente in vista di una pubblicazione. In esso sono raccolte, selezionate e rielabolate, diverse pagine da lui composte lungo gli anni, in una sorta di panoramica retrospettiva del suo lavoro di organista che risale fino alle composizioni degli anni di Weimar. Del corale Nun komm, der Heiden Heiland, destinato alla prima domenica dell'Avvento, vengono proposte in particolare tre elaborazioni: la BWV 659, «per due manuali e pedaliera», è la prima.

La confezione del fascicolo non fu portata a termine, ma richiese comunque all'autore un lavoro piuttosto faticoso, se si pensa che Bach, che soffriva di una malattia agli occhi, dovette più volte delegare ad alcuni copisti la messa in pagina degli spartiti. L'impressione è che egli avesse dato all'insieme del progetto l'ordine di un ciclo, con quella sistematicità al tempo stesso logica e storica, basata cioè tanto sulla struttura interna delle composizioni, quanto sui loro valori simbolici e sul senso di un cammino tecnico ed espressivo che Bach ricostruiva a posteriori. Si trovano perciò in questa raccolta le acquisizioni più mature dell'arte organistica di Bach, con elaborazioni contrappuntistiche e una cura minuziosa dell'ornamentazione, ma insieme ad esse anche l'omaggio tributato ai suoi ideali maestri, la lezione dei quali viene amplificata in uno stile nuovo, spesso lontanissimo dai modelli di partenza.

La prima versione di Nun komm, der Heiden Heiland è la più vicina alla semplice esposizione del corale. Bach segue da vicino la forma della melodia, divisa in quattro sezioni, e solo nell'ultima parte, che ripete il tema iniziale, si concede un'ornamentazione fiorita che ha di fatto lo scopo di chiudere la cadenza. Se lo stile adottato in questa versione è però quello della Fantasia, si comprende come il baricentro dell'elaborazione sia spostato da un lato verso l'accompagamento, dall'altro verso la pedaliera, usata non solo come basso continuo, ma con una funzione espressiva innegabile. La regolarità dell'andamento, del tutto in linea con il carattere solenne del corale, viene dunque arricchita da gesti piccoli, ma di fondamentale importanza, i quali permettono di riconoscere la straordinaria capacità bachiana di agire in profondità con minimi spostamenti dell'asse strutturale.

Stefano Catucci


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Basilica di Santi Apostoli, 17 maggio 2000


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Ultimo aggiornamento 15 febbraio 2015