Concerto n. 6 in fa maggiore per clavicembalo e orchestra, BWV 1057


Musica: Johann Sebastian Bach (1685 - 1750)
  1. Allegro
  2. Andante (re minore)
  3. Allegro assai
Organico: clavicembalo, 2 flauti a becco, 2 violini, viola, continuo
Composizione: 1738
Edizione: Peters, Lipsia, 1851

Trascrizione del Concerto brandeburghese n. n. 4 in sol maggiore BWV 1049
Guida all'ascolto (nota 1)

Il Concerto in fa maggiore BWV 1057 si avvale del modello forse più rinomato e illustre, il Quarto Concerto "Brandeburghese" BWV 1049. È noto come sotto l'epiteto non originale di "Brandeburghesi" si intendano i sei Concerti scritti da Bach a Cöthen (forse selezionati fra le migliori composizioni degli anni precedenti) e dedicati, con data del 24 marzo 1721, al margravio Christian Ludwig di Brandeburgo. Caratteristica di tali Concerts avec plusieurs instruments è quella per cui ogni parte melodica è affidata a un solo esecutore, senza raddoppi neanche per gli esecutori del "ripieno"; in sostanza una interpretazione tutta "solistica" del modello del concerto barocco, dove il solista o i solisti venivano nettamente contrapposti al gruppo degli archi.

Il Quarto "Brandeburghese" contrappone così al "ripieno" (composto da violino I e II, viola, violoncello, violone e continuo) un gruppo di tre solisti, un violino principale e una coppia di «flauti in echo». Di tale partitura Bach operò una trascrizione tale da modificare sensibilmente l'assunto originale. Il clavicembalo venne sostituito al violino principale, mentre i due flauti vennero mantenuti (circostanza che differenzia BWV 1057 da tutti gli altri concerti per cembalo, che prevedono solamente l'accompagnamento di archi e continuo); ne risultò modificato l'equilibrio strumentale. Mentre in BWV 1049 il violino è in situazione privilegiata rispetto ai flauti, ma i tre strumenti sono comunque "concertanti", in BWV 1057 il cembalo assume un rilievo assoluto, pervadendo tutta la partitura e relegando i flauti in secondo piano. Uguale peraltro la lunghezza dei singoli movimenti: un Allegro di insolita ampiezza, in cui è particolarmente denso lo sviluppo tematico; un Andante con un flusso cantabile realizzato compattamente dagli strumenti; e infine un Presto con struttura fugata, interrotto da una cadenza virtuosistica.

Arrigo Quattrocchi


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Olimpico, 9 febbreio 1995


I testi riportati in questa pagina sono tratti, prevalentemente, da programmi di sala di concerti e sono di proprietà delle Istituzioni o degli Editori riportati in calce alle note.
Ogni successiva diffusione può essere fatta solo previa autorizzazione da richiedere direttamente agli aventi diritto.


Ultimo aggiornamento 8 novembre 2013