La Cantata "Jesu, der du meine Seele" BWV 78 è stata scritta per la Dominica 14 post Trinitatis nel 1724. Sono richieste quattro voci soliste, il coro, e un organico così composto: flauto, 2 oboi, corno, 2 violini, viola, continuo (cello, violone, organo). Il testo si basa su un inno popolare pubblicato nel 1641 dal teologo, poeta e compositore Johann Rist. Esiste anche l'ipotesi, secondo Brausch, che il libretto sia nato da una parafrasi madrigalesca di Mariane von Ziegler. Lo spunto poetico è quasi certamente quello derivato da Luca (17,19) che si riferisce alla guarigione dei dieci lebbrosi, alle parole "Alzati e vattene, la tua fede ti ha salvato". La struttura è quella di una "Predigt-kantate" con una meditazione sul peccato, la redenzione e l'amore di Cristo. Il carattere malinconico e dolce ad un tempo, di tutta la cantata, appare sin dalla prima sezione, strutturata come una ciaccona, su un passaggio cromatico discendente nell'ambito di una quarta (il "passus duriusculus" già trovato altrove). Il tema viene ripetuto per 27 volte, in un fitto intreccio contrappuntistico, per giungere al corale con il tema della ciaccona rovesciato. Segue poi il duetto ("Wir eilen mit schwachen") fra soprano e alto, legato, nel suo andamento canonico e leggero, all'idea del fedele che segue il Maestro, nella struttura di aria col da capo. Seguono il recitativo e l'aria del tenore ("Das Blut, so meine Schuld durchstreicht"), il primo costruito su citazioni del corale, il secondo, di grande intensità, con il flauto traverso obbligato. Ancora un recitativo e un'aria, in quinta e sesta posizione, affidate al basso. Il primo, in stile accompagnato, è particolarmente interessante per le variazioni espressive e dinamiche richieste; la seconda ("Nun du wirst mein Gewissen stillen"), in forma bipartita, è simile ad un allegro da concerto. Il corale, in ultima posizione ("Herr, ich glaube, hilf mir schwachen"), conclude nella maniera più semplice, a quattro voci, la Cantata, con una professione di fede e un'invocazione di aiuto per superare le debolezze della vita.
Roberto Chiesa