Nun ist das Heil, und die Kraft (Ora la salute e la potenza), BWV 50

Cantata in re maggiore per doppio coro e orchestra


Musica: Johann Sebastian Bach (1685 - 1750)
Testo: Apocalisse 12, 10
Occasione: festa di san Michele
Organico: doppio coro misto, 3 oboi, 3 trombe, timpani, 2 violini, viola, continuo
Composizione: Lipsia, 1723
Prima esecuzione: Lipsia, Thomaskirche, 29 settembre 1723
Edizione: Breitkopf & Härtel, Lipsia, 1860

Frammento di una Cantata perduta
Guida all'ascolto (nota 1)

La chiarezza di idee nel rifiuto dì ogni compromesso con i dettami della moda è una colpa che si paga cara, come ebbe a sperimentare di persona Bach che, sordo alle «galanti» lusinghe del suo tempo, si vide ripagato da ben scarse gratificazioni, quando non da aperte ostilità (Scheibe). Due sole furono infatti le cantate che in un'epoca satura di edizioni sacre videro la luce durante la vita del loro autore, su un totale di circa trecento composte (un centinuaio sono andate smarrite).

Trascorse esattamente un secolo dalla morte del musicista prima che la Bachgesellschaft, tanto meritoria nella diffusione della musica del suo paladino, ormai ampiamente riabilitato, ne iniziasse la pubblicazione, seguendo una numerazione che è quella della loro progressiva comparsa e non dell'ordine cronologico nel quale furono scritte. Averle raccolte insieme dopo che quell'erede squattrinato del figlio Friedemann se le era bacchettate per dodici talleri, disperdendole in tutta la Germania, aver sceverato il grano dal loglio degli apocrifi, fu certo opera di non scarso rilievo, della quale dovettero tener conto tutti i successivi esegeti bachiani attivi nella catalogazione e nella stampa delle edizioni critiche (Bach Werke Verzeichins, più comunemente noto con la sigla BWV).

Il termine «cantata» per un aspetto della produzione religiosa barocca, introdotto in Germania dal pastore e librettista tedesco Neumeister (1700), non venne adottato da Bach che in rare occasioni (7 per l'esattezza): preferì definirle «Geistliche Konzerte» (concerti sacri) o più semplicemente «Kirchenmusik» (musica da chiesa).

Di non poco debitrice all'omonima forma profana italiana (arie, ariosi, recitativi) e al melodramma, la cantata della riforma raggiunse il suo massimo splendore nei centri dell'ortodossia luterana dove, com'è noto, le due sfere convivevano in perfetto accordo, mentre trovò fieri avversari nei pietisti che vi ravvisavano germi di corruzione secolare.

Gli immediati precursori di questo genere — che non potranno essere rintracciati prima del 1700 perché solo a partire da questa data si può effettivamente parlare di musica sacra della riforma, e che Bach ampiamente conosceva — furono il compositore Philipp Krieger, brillante operista di stampo italiano, Zachow, imprescindibile modello nel diverso trattamento musicale delle parafrasi (risolte con recitativi e arie con da capo) e del testo biblico («concertato» e fuga), mentre Telemann apri la via alle sinuose e «affettive» delicatezze dello stile galante.

I due lavori che ascolteremo stasera [Cantate BWV 118 e 50 n.d.r.] appartengono agli ultimi anni dell'attività del Cantor di Lipsia che oltre ai molteplici impegni (organista, bibliotecario, insegnante, direttore della musica durante i servizi liturgici), doveva garantire alle tre chiese principali di San Tommaso, San Nicola e San Paolo, una cantata per ogni domenica e per le festività: 59 l'anno, dunque, stando al calendario liturgico, che il coro intonava prima del sermone, verso la fine della messa.

La religiosità di Bach che è innanzitutto sforzo morale ed estetico di conciliazione degli opposti (celeste-terrestre) e riflesso anche di precisi postulati filosofici (leibniziani) che tendono a far coincidere l'armonia cosmica con quella umana, senza ombre di tragicità irrisolta, si dispiega in queste due opere con naturalissimi accenti.

Per la cantata n. 50 in re maggiore (1735-1750) si tratta di un frammento (mancano arie e recitativi), della durata di appena tre minuti, il cui testo racchiude un verso dell'Epistola per la festa di San Michele («Apocalisse» 12, 10) e che dunque con ogni probabilità, anche se il problema non è stato del tutto risolto dagli studiosi, venne eseguita in quell'occasione. È l'unica cantata bachiana che si avvale di un doppio coro quale troviamo invece in alcuni mottetti, nella «Passione secondo San Matteo» e nella «Messa in si minore». La tavolozza orchestrale, affine al «Sanctus» di questa stessa messa, si compone di 3 oboi, 3 trombe, 2 violini, viola, organo e basso continuo. Di fronte al testo biblico scatta immediata ed espressiva la musa di Bach come perfettamente esemplifica il soggetto della fuga esposto dalla voce dei bassi che alle parole «Heil» [salute), «Kraft» (forza), «Reich» (regno), «Macht» (potenza), poste in rilievo sul tempo forte della battuta, avviano un deciso percorso ascensionale per intervalli di 3a, 4a, 5a e 8a.

La fusione dei due cori si realizza poi in un clima di trionfale solennità mentre gli oboi e la fanfara delle trombe si incaricano attraverso rapidi arpeggi, di sottolinearne la magnificenza.

Fiamma Nicolodi

Testo

Nun ist das Heil und die Kraft
und das Reich und die Macht
unsers Gottes seines Christus worden,
weil der verworfen ist,
der sie verklagete
Tag und Nacht vor Gott.
Ora la salute e la potenza
e il regno e la potestà
del Dio nostro sono del Suo Cristo,
poiché colui che li ha contestati
giorno e notte davanti a Dio,
è stato sconfitto.
Traduzione dal tedesco di Gudrun Stühff-Mazzoni

(1)  Testo tratto dal programma di sala del Concerto del Maggio Musicale Fiorentino
Firenze, Teatro Comunale, 14 ottobre 1977

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Ultimo aggiornamento 16 gennaio 2019