Schleicht, spielende Wellen (Scorrete lente, onde giocose), BWV 206

Dramma per musica in re maggiore per soli, coro e orchestra

Musica: Johann Sebastian Bach (1685 - 1750)
Testo: forse Picander (Christian Friedrich Henrici)
Occasione: compleanno di Augusto III

Ruoli:


  1. Schleicht, spielende Wellen
    Coro in re maggiore per coro, 3 trombe, timpani, 2 flauti traversi, 2 oboi, archi e continuo
  2. O glückliche Veränderung!
    Recitativo in la maggiore per basso e continuo
  3. Schleuss des Janustempels Türen
    Aria in la maggiore per basso, archi e continuo
  4. So recht! beglückter Weichselstrom!
    Recitativo in fa diesis minore/si minore per tenore e continuo
  5. Jede Woge meiner Wellen ruft
    Aria in si minore per tenore, violino solo e continuo
  6. Ich nehm' zugleich an deiner Freude teil
    Recitativo in re maggiore/fa diesis minore per contralto e continuo
  7. Reis, von Habsburgs hohem Stamme
    Aria in fa diesis minore per contralto, 2 oboi d'amore e continuo
  8. Verzeiht, bemooste Häupter starker Ströme
    Recitativo in la maggiore/mi minore per soprano e continuo
  9. Hört doch! der sanften Flöten Chor
    Aria in sol maggiore per soprano, 3 flauti traversi e continuo
  10. Ich muss, ich will gehorsam sein
    Recitativo in mi minore/re maggiore per soprano, contralto, tenore, basso, archi e continuo
  11. Die himmlische Vorsicht der ewigen Güte
    Coro in re maggiore per coro, 3 trombe, timpani, 2 flauti traversi, 2 oboi, archi e continuo
Organico: soprano, contralto, tenore, basso, coro misto, 3 trombe, timpani, 3 flauti traversi, 2 oboi, 2 oboi d'amore, 2 violini, viola, continuo
Composizione: Lipsia, 1736 (revisione 1740)
Prima esecuzione: Lipsia, Kafé Zimmermann, 7 ottobre 1736
Edizione: Breitkopf & Härtel, Lipsia, 1873
Guida all'ascolto (nota 1)

Cantata di auguri è quella recante l'"incipit" Schleicht, spielende Wellen und murmelt gelinde (BWV 206) composta per il genetliaco di Friedrich August II principe elettore e duca di Sassonia (1696-1763) e re di Polonia col nome di Augusto III. La manifestazione ebbe luogo il 7 ottobre 1736, ma il testo era già stato predisposto due anni prima dall'ignoto autore di quei modesti versi celebrativi. La composizione, che venne poi ripresa da Bach per l'onomastico del sovrano il 3 agosto 1740 (o 1742), è qualificata come "drama per musica", denominazione tradizionale per l'opera seria di quel tempo e che però venne frequentemente utilizzata, se non da Bach, quanto meno dagli autori dei testi (o dagli editori) delle cantate profane, anche a motivo del fatto che fra il 1720 e il 1744 il teatro d'opera di Lipsia rimase chiuso e che quindi con questi "drami per musica" s'intendeva sottolineare una certa qual continuità con le manifestazioni sceniche. Le cantate bachiane che recano tale titolo sono quindici, ma di una parte di questo è noto il solo testo. Composti tutti per circostanze particolari ed eseguiti senza apparati scenici, all'aperto o nei saloni dei caffè all'uopo attrezzati, tali "drammi" impegnavano cantanti e musicisti per un breve tempo (le opere bachiane del genere hanno durate da mezz'ora circa a non oltre un'ora).

La Cantata BWV 206 prevede, come generalmente succede nelle cantate qualificate come "drami per musica", la presenza di personaggi, che nel caso in questione rappresentano quattro fiumi: La Pleisse (soprano), il fiume che attraversa Lipsia; il Danubio (contralto), il principale corso d'acqua dell'Austria, patria di origine di Maria Josepha, consorte di Augusto III; l'Elba (tenore), il fiume più rappresentativo della Sassonia che ne attraversa la capitale Dresda; la Vistola (basso), il grande fiume di Varsavia, capitale del regno di Polonia retto da Augusto III.

L'argomento del dramma è dei più futili e banali: una contesa fra Vistola, Elba e Danubio che, nell'ordine espongono le ragioni secondo le quali ciascuno di essi può vantare maggiori meriti nel tessere l'elogio del sovrano; la vertenza troverà poi soluzione pacificatrice ad opera della Pleisse e tutti si riuniranno nel rendere omaggio ad Augusto III.

La successione degli undici numeri che costituiscono l'opera è la più semplice immaginabile: i due consueti cori di esordio e di congedo, quattro coppie di recitativo-aria affidate ad ognuna delle voci soliste, secondo l'ordine inverso a quello della disposizione in partitura (basso-tenore-contralto-soprano). Lo stile dei recitativi, tutti d'una certa ampiezza, è sempre quello secco (con un finale arioso nel secondo), ma alla personificazione dominante della Pleisse è riservato, nel recitativo finale (n. 10), un accompagnamento degli archi. Le quattro arie sono tutte nel taglio "col da capo"; variata è la partecipazione degli strumenti: archi nel n. 3, violino solo nel n. 5, una coppia di oboi d'amore nel n. 7, un terzetto di flauti traversi nel n. 9. Caratterizzate da inflessioni melodiche che simboleggiano lo scorrere delle acque, le singole arie ritraggono "situazioni" tipiche. Così, l'aria della Vistola è in tempo di polacca, quella dell'Elba sfoggia un apparato virtuosistico e di coloratura degno della sfarzosa Dresda; tenera e amorosa è l'aria del Danubio e quella della Pleisse è rivestita di leggiadria e della galanterie, per la quale Lipsia andava famosa.

È ai cori, tuttavia, che Bach affida il messaggio artistico più rilevante. L'apparato strumentale di festa si sposa nel primo brano con la forma "col da capo" e con il moto ondoso impresso al discorso, quest'ultimo articolato in maniera tale da segnare continuamente il passaggio dalla scrittura omofona a quella polifonico-imitativa; la sezione centrale (allegro) è priva degli squillanti interventi delle trombe e del fragore dei timpani. In armonia con la "scorrevolezza" di tutta la cantata, il finale, nella forma di un rondò, adotta il ritmo gioioso e trionfante della giga.

Alberto Basso


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di via della Conciliazione, 19 dicembre 1997

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Ultimo aggiornamento 22 gennaio 2015