Erschallet ihr Lieder (Risuonino i vostri canti), BWV 172

Cantata in do maggiore per soli, coro e orchestra

Musica: Johann Sebastian Bach (1685 - 1750)
Testo: forse Salomon Franck
Occasione: 1° giorno della festa di Pentecoste
  1. Erschallet, ihr Lieder
    Coro in do maggiore per coro, 3 trombe, timpani, fagotto, archi e continuo
  2. Wer mich liebet, der wird mein Wort halten
    Recitativo in la minore/do maggiore per basso e continuo
  3. Heiligste Dreieinigkeit
    Aria in do maggiore per basso, 3 trombe, timpani e contimuo
  4. Seelen Paradies
    Aria in la minore per tenore, archi e continuo
  5. Komm, lass mich nicht länger warten
    Duetto in fa maggiore per soprano, contralto, violino, violoncello obbligato e organo obbligato
  6. Von Gott kommt mir ein Freudenschein
    Corale in fa maggiore per coro, archi e continuo
  7. Erschallet, ihr Lieder
    Coro in do maggiore per coro, 3 trombe, timpani, fagotto, archi e continuo
    Ripetizione del Coro n. 1
Organico: soprano, contralto, tenore, basso, coro misto, 3 trombe, timpani, oboe o organo obbligato, fagotto, 2 violini, viola, violoncello, continuo
Composizione: Weimar, 1714
Prima esecuzione: Weimar, Hofkapelle, 20 maggio 1714
Edizione: Breitkopf & Härtel, Lipsia, 1888
Guida all'ascolto (nota 1)

La Cantata "Erschallet ihr Lieder" risale al 1714: Bach ha 29 anni e si trova da sei anni al servizio del duca Wilhelm Ernst di Sassonia Weimar. Gli splendori culturali di questa piccola corte tedesca, destinata sul finire del secolo a divenire l'Atene della Germania, erano di là da venire. Wilhelm Ernst si distingueva dagli altri principi sovrani del tempo per lo zelo religioso, volto a definire nei minimi dettagli la partecipazione dei sudditi alle funzioni liturgiche. I cittadini di Weimar (meno di 5.000 all'inizio del Settecento) furono nel corso del suo regno costretti ad una vita specialmente austera, con i giorni di festa trasformati in occasioni di penitenza e contrizione.

La cappella, in cui Bach ricopriva le mansioni di Hoforganist e Cammermusicus, era formata da circa 20 fra vocalisti e strumentisti. I rapporti del musicista con Wilhelm Ernst non furono fra i migliori, in particolare Bach non riuscì a esser nominato Kapellmeister e ciò condusse ad ulteriori attriti che sfociarono nel trasferimento di Bach alla corte di Köthen, non senza che il duca, adirato per le insistenti richieste di congedo del musicista, glielo accordasse soltanto dopo avergli inflitto tre settimane di carcere.

Gli impegni di Bach quale compositore di chiesa furono ufficialmente sanciti dal suo contratto di Konzertmeister, del 1714. In esso Bach si obbligava ad approntare mensilmente una nuova cantata e a curarne l'esecuzione. Nell'arco di tre anni Bach compose 33 cantate: ce ne sono pervenute 16.

La Cantata "Erschallet ihr Lieder" fu eseguita per la prima volta il 20 maggio 1714. Il testo si suppone sia di Solomo Franck, direttore della Biblioteca e del Gabinetto di Numismatica ducale. Esso è quasi integralmente originale ad eccezione del recitativo del basso tratto dal Vangelo di San Giovanni e del Corale conclusivo, tratto da un corale di Philipp Nicolai "Wie schòn leuchtet der Morgenstern".

La Cantata fu eseguita almeno altre tre volte vivente l'autore, il quale la riutilizzò con sicurezza a Lipsia nella prima domenica di Pentecoste del 1724 e del 1731, senza apportarvi sostanziali modifiche.

Il primo coro concertato a 4 voci Erschallet ihr Lieder è un festoso pezzo di circostanza, rilucente nelle fanfare delle trombe, e con i vocalizzi corali punteggiati antifonalmente dagli archi e dagli ottoni. La sezione b (Gott will sich die Seelen zu Tempel bereiten) si schiude su un fugato con le entrate a caduta dal basso al soprano, altro effetto di pompa barocca, uno stile di cui Bach si mostra pienamente padrone fin dagli anni giovanili. Segue un recitativo del Basso (Wer mich liebet, der wird mein Wort halten) ove il consueto stile ieratico si avviva con una stupenda fioritura alle parole del Cristo (und wir werden zu ihm kommen und Wohnung bei ihm machen), una fioritura che appare quasi un topos dell'estasi prodotta dall'arrivo dello sposo, secondo una immagine cara alla devozione pietista. L'aria del Basso Heiligste Dreieinigkìt riprende i fasti barocchi del coro di apertura. La Trinità vi è celebrata a suon di trombe e timpani, sempre sottolineando la discesa di Dio nel cuore dell'uomo, evento centrale della Pentecoste.

Anche la successiva aria del tenore (O Seele-Paradies) con violini e viole obbligati all'unisono tratta il medesimo soggetto, ma il tono è qui raccolto anziché trionfalistico, indicando il lato privato proposto dal Vangelo alla meditazione del credente. Il n. 5 è un duetto per soprano e contralto, oboe d'amore e violoncello obbligato. E' questo un pezzo singolarmente pervaso da spirito pietistico. Le voci sviluppano un dialogo fra l'anima ed il Redentore, secondo una tradizione dell'attesa ed incontro amoroso che risale al Cantico dei Cantici. Le parti strumentali sono anch'esse di derivazione simbolica, infatti l'oboe d'amore propone una variazione ornata del corale Komm, lass mich nicht länger warten sostenuto dal solo violoncello. Il pezzo ha connotati di raccoglimento e trepidazione, con la linea del soprano garrula e ornata, a cui risponde il contralto con un'altra variante ornamentale del corale dell'attesa.

L'ultimo numero è costituito dal corale Von Gott kommt mir ein Freudenschein, semplicemente armonizzato con i raddoppi delle parti vocali affidate ai soli archi. Sempre vigile la cura del senso verbale, così la terza strofa Nimm mich freundlich in dein' Arme, si apre con valori lunghi e fermate, quasi a sottolineare l'anelito del credente, per poi iterare l'implorazione cullandosi nella prospettiva dell'abbraccio, e si conclude con una intera scala discendente di fa maggiore per sottolineare la certezza ritrovata: Auf dein Wort komm' ich geladen. Il timbro della festa barocca viene infine riproposto dalla ripresa integrale del coro di apertura.

Gioacchino Lanza Tomasi


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Olimpico, 30 marzo 1988

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Ultimo aggiornamento 20 ottobre 2015