Ich steh' mit einem Fuss im Grabe (Sono già con un piede nella fossa), BWV 156

Cantata in fa maggiore per soli, coro e orchestra

Musica: Johann Sebastian Bach (1685 - 1750)
Testo: Picander (Christian Friedrich Henrici)
Occasione: 3a domenica dopo l'Epifania
  1. Sinfonia - Adagio (fa maggiore/do maggiore)
    per oboe, archi e continuo
    Tratta dal secondo movimento del Concerto per clavicembalo, BWV 1056
  2. a. Ich steh' mit einem Fuss im Grabe
        Aria in fa maggiore per tenore, archi e continuo
    b. Mach's mit mir, Gott, nach deiner Güt'
        Corale in fa maggiore per soprano, archi e continuo
  3. Mein' Angst und Not
    Recitativo in re minore per basso e continuo
  4. Herr, was du willst, soll mir gefallen
    Aria in si bemolle maggiore per contralto, oboe, violino solo e continuo
  5. Und willst du, dass ich nicht soll kranken
    Recitativo in sol minore/la minore per basso e continuo
  6. Herr, wie du will't, so schick's mit mir
    Corale in do maggiore per coro e tutti gli strumenti
Organico: contralto, tenore, basso, coro misto, oboe, 2 violini, viola, continuo
Composizione: Lipsia, 1729
Prima esecuzione: Lipsia, Thomaskirche, 23 gennaio 1729
Edizione: Breitkopf & Härtel, Lipsia, 1886
Guida all'ascolto (nota 1)

Raccolto e meditativo è il carattere della Cantata, Ich stehe mit einem Fuss im Grabe ("Io sto con un piede nella tomba") BWV 156, aperta da una breve sinfonia introduttiva nella quale non è difficile riconoscere uno dei brani più celebri di Bach: il Largo dal Concerto in fa minore per clavicembalo, archi e basso continuo BWV 1056. È probabile che anche questa versione non fosse l'originale e che Bach, ancora in un periodo giovanile, avesse affidato al violino la parte solista trasferita, più tardi, al clavicembalo. Qui, la melodia viene eseguita da un altro strumento ancora, l'oboe, il cui suono malinconico e distante evoca il carattere patetico della scena evangelica alla quale la Cantata si ispira (Matteo, 8, 13). Si tratta della miracolosa guarigione di un lebbroso e da parte di Gesù e, più ancora, della meditazione sull'incombenza della morte che l'episodio ispira all'autore del testo, Christian Friedrich Henrici, meglio noto con lo pseudonimo Picander. Giunto alla fine della propria esistenza, il fedele si rimette alla volontà di Dio, gli si affida con la preghiera chiedendogli protezione e conforto: questo è il contenuto intorno al quale ruota la bellissima aria del tenore (n. 2), contrappuntata dagli interventi del soprano che intona i motivi di due diversi corali, in un'alternanza di stile ornato (tenore) e asciutto (soprano) che produce l'effetto di un pathos molto intenso. L'altra aria (n. 4) si basa sul contrappunto, in forma di canone, fra la voce di contralto e due parti orchestrali affidate, rispettivamente, all'oboe e al violino.

La Cantata risale, con ogni probabilità, al 1728 ed è una delle più note, oltre che espressive, dell'intero corpus bachiano.

Stefano Catucci


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Olimpico, 16 ottobre 2003

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Ultimo aggiornamento 27 giugno 2013