Unser Mund sei voll Lachens (La nostra bocca sia tutta un sorriso), BWV 110

Cantata in re maggiore per soli, coro e orchestra

Musica: Johann Sebastian Bach (1685 - 1750)
Testo: Georg Christian Lehms
Occasione: per il giorno di Natale
  1. Unser Mund sei voll Lachens
    Coro in re maggiore per coro, 2 flauti traverse, 3 oboi, fagotto, 3 trombe, timpani, archi e continuo
    Utilizza l'ouverture della quarta suire per orchestra, BWV 1069
  2. Ihr Gedanken und ihr Sinnen
    Aria in si minore per tenore, 2 flauti tenori e continuo
  3. Dir, Herr, ist Niemand gleich!
    Recitativo in fa diesis minore/la maggiore per basso, archi e continuo
  4. Ach Herr! was ist ein Menschenkind
    Aria in fa diesis minore per contralto, oboe d'amore e continuo
  5. Ehre sei Gott in der Höhe
    Duetto in la maggiore per soprano, tenore e continuo
    Arrangiamento del “Virga Jesse floruit” del Magnificat, BWV 243a
  6. Wacht auf, ihr Adern und ihr Glieder
    Aria in re maggiore per basso, tromba, 2 oboi, oboe da caccia, archi e continuo
  7. Alleluja! gelobet sei Gott!
    Corale in si minore per coro, tromba, 2 flauti traverse, 2 oboi, oboe da caccia, archi e continuo
Organico: soprano, contralto, tenore, basso, coro misto, 2 flauti traversi, 3 oboi, oboe d'amore, oboe da caccia, fagotto, 3 trombe, timpani, 2 violini, viola, continuo
Composizione: Lipsia, 1725
Prima esecuzione: Lipsia, Thomaskirche, 25 dicembre 1725
Edizione: Breitkopf & Härtel, Lipsia, 1876
Guida all'ascolto 1 (nota 1)

Su testo di Lehms è anche la Cantata Unser Mund sei voll Lachens BWV 110 ("La nostra bocca sia tutto un sorriso"). Eseguita al servizio mattutino (alle ore 7) del giorno di Natale di quello stesso 1725. Per l'Ouverture Bach riutilizza l'inizio della Ouverture n. 4 per orchestra (BWV 1069), aggiungendo due flauti traversi e collocandola ai due estremi di una pagina corale in stile festoso e solenne. Le tre arie che seguono stemperano l'enfasi sonora tornando a seguire l'andamento meditativo del testo: l'organico strumentale impegnato si assottiglia e le voci dialogano con gli strumenti a fiato, flauti (prima aria) e oboe (seconda aria), o tra loro (soprano e tenore nella terza aria) con il sostegno del solo basso continuo. Solo con la quarta e ultima aria si torna al clima sonoro dell'Ouverture, con l'intervento di una tromba a rafforzarne il tono celebrativo. Anche in questo caso è diverso l'autore del testo del corale di chiusura, i cui versi si devono a un poeta di fine Seicento, Kaspar Ziegler.

Più ampia della precedente, questa Cantata è stata più volte riutilizzata da Bach in versioni che rimaneggiano la pagina d'apertura, resa via via più articolata tramite l'inserzione di episodi più vicini allo stile cameristico delle prime tre arie.

Stefano Catucci

Guida all'ascolto 2 (nota 2)

La solennità dell'Ouverture n. 4 è chiamata direttamente in causa da Bach nella Cantata BWV 110 «Unser Mund sei voll Lachens», composta per il giorno di Natale 1725 su un testo tratto dall'annata Gottgefälliges Kirchen-Opffer (1711) di Georg Christian Lehms, bibliotecario della corte di Darmstadt (Bach avrebbe impiegato questa raccolta anche per il II e il III giorno di Natale dello stesso anno, nelle Cantate BWV 57 «Selig ist der Mann» e BWV 151 «SüBer Trost, mein Jesus kömmt»). Già la veste letteraria presenta una struttura inconsueta per una cantata bachiana, mancando totalmente di recitativi su testo originale. Le forme a disposizione si riducono pertanto a quattro: il corale, il motto biblico, l'aria e il duetto. Già la pagina d'apertura della Cantata, un imponente coro concertante di 189 misure, ripropone il movimento introduttivo dell'Ouverture n. 4, sul quale Bach innesta una composizione corale originale. Arricchita la compagine strumentale con una coppia di flauti traversi che viene a contribuire a uno degli organici più sontuosi dell'intera produzione bachiana, questo primo movimento alterna la solennità cerimoniale delle sezioni strumentali con lo slancio incontenibile dell'Allegro fugato, dominato da una figura di terzine che traduce la gioia del sorriso (ma la musica allude piuttosto al prorompere festoso di un riso liberatorio) cui fa riferimento il testo di Lehms, parafrasi del Salmo 125 (126). Si apprezzi la cura di Bach nel ricavare spazi dalla sonorità cameristica riservati ai solisti senza ripieni e sostenuti da un'orchestra più ridotta, senza rinunciare nemmeno a un lungo a solo del basso (intervento, quest'ultimo, realizzato dal compositore per una ripresa della cantata attorno al 1730). Il coro è seguito da una nutrita serie di pezzi solistici che stemperano in un clima espressivo più intimo e contenuto l'esuberanza dell'esordio. La galleria è aperta da un'aria delicata in cui il tenore è coadiuvato da una coppia di flauti traversi. Un brevissimo accompagnato su testo biblico (con tendenza latente all'arioso) la separa dall'aria successiva riservata alla coppia contralto-oboe d'amore, molto attenta alla pittura sonora del testo devozionale e anch'essa in tonalità minore (la prima aria era in si, questa invece in fa diesis). La cantata riguadagna progressivamente la tonalità d'impianto (re maggiore) dapprima attraverso il duetto in La maggiore, che riprende una pagina (il «Virga Jesse floruit») del Magnificat Bvw 243a, composto per il giorno di Natale di due anni prima: le voci, accompagnate dal solo continuo, vi propongono la traduzione tedesca del latino della Vulgata «Gloria in excelsis Deo et in terra pax hominibus bonae voluntatis», appartenente alla lettura evangelica del giorno di Natale. Precede il corale conclusivo soltanto l'aria del basso, in re maggiore: simmetrico rispetto al coro d'apertura, la nuova pagina recupera un respiro concertante, grazie anche all'intervento della tromba solista nonché dell'organico completo.

Raffaele Mellace


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Olimpico, 11 dicembre 2005
(2) Testo tratto dal libretto inserito nel CD allegato al n. 181 della rivista Amadeus

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Ultimo aggiornamento 7 gennaio 2015