Suite romantica (Poema italico)


Musica: Franco Alfano (1876 - 1954)
  1. Notte Adriatica
  2. Echi dell'Appennino
  3. Al chiostro abbandonato
  4. Natale campano
Organico: orchestra
Composizione: 1909
Prima esecuzione: Roma, Teatro Augusteo, 18 febbraio 1909
Edizione: Ricordi, Milano, 1910
Dedica: Tito Ricordi
Guida all'ascolto (nota 1)

Franco Alfano, nato a Posillipo nel 1876, ha studiato nel Conservatorio di Napoli, poi in quello di Lipsia. Si affermò ben presto musicista vigoroso con numerosi lavori sinfonici e da camera e con le opere Resurrezione, Il Principe Zilah, L'Ombra di Don Giovanni. La sua Sinfonia in mi venne eseguita all'Augusto, nel 1915.

La Suite romantica, composta nel 1907 e ch'ebbe in Italia e nelle principali città europee e americane caldi, successi, può considerarsi il primo tentativo di folklore italiano nel nostro campo sinfonico. In essa il compositore immagina due anime amanti, alla ricerca di sensazioni poetiche attraverso l'Italia, quale questa si presenta nei loro sogni.

Il primo episodio ci trasporta sulla laguna veneta, in una notte calma, sotto il mite chiarore lunare. Sulla terra ferma il carnevale è nel suo pieno fervore; ma il chiasso viene percepito gradatamente, a mano a mano cioè che la gondola si approssima aliai riva; quando vi giunge, il frastuono è al colmo. I due amanti allora fuggono, poiché per essi il silenzio e mille volte preferibile alle cacofonie carnevalesche; essi si allontanano senza meta: vanno, vanno verso solitudini sconosciute e dolci ...

Li ritroviamo ancora, nel secondo episodio, mesti e pensosi rapiti dalle voci della montagna, nelle vallate dell'Appennino. Si odono canti popolari, vecchie pastorali, musiche di gaie danze ...

Ecco ora la desolazione d'un chiostro distrutto: colonne infrante e sparse; un arco che ha resistito miracolosamente al tempo. Quanti dolori, quante pene trascinate fra quelle mura, nella speranza dell'oblio!... Quanti amori! ... Ma i due giovani si amano; la semplice evocazione dei pallidi amori passati fa sorgere dai loro petti un inno all'amore presente: un inno fiero, caldo, esuberante. Subito si arrestano, atterriti pel sacrilegio che stanno commettendo. Ed abbandonano quella dimora di lacrime e di mistero, tremanti, angosciati, mentre loro sembra udire il suono delle campane, lento e triste come se venisse da sotterra! ...

La Campania celebra il Natale. Colà non neve, ma il sole brillante. Gli zampognari suonano la vecchia canzone e su di essa si danza. La pia novena perde qui il suo carattere e tutto vanisce nel chiasso della festa, delle danze, delle canzoni.


(1)  Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Augusteo, 8 gennaio 1922


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Ultimo aggiornamento 15 marzo 2017