Giulia Recli

Milano, 4 dicembre 1884 – Brivio, 19 dicembre 1970

Biografia


Questa biografia di Giulia Recli è tratta dal volume Le lombarde in Musica, Colombo ; Fondazione Adkins Chiti: Donne in musica, Roma, 2008

Giulia Recli nasce a Milano il 4 dicembre del 1884. Il padre, il commendatore Luigi, è uno dei soci fondatori del Banco Ambrosiano e partecipe attivo di diverse istituzioni musicali milanesi (fondatore della Scuola popolare di musica, consigliere della Società Orchestrale del Teatro alla Scala); la madre, Luisa Biancardi è una valente pianista, animatrice nella sua casa milanese di un salotto artistico-culturale che favorirono l'incontro di Giulia con diverse personalità dell'ambiente culturale e musicale milanese; la sorella Maria dipinge, coltiva aspirazioni di poetessa ed è l'autore dei testi del poemetto pastorale Alice e Dafni, primo lavoro eseguito di Giulia, e di quello della cantata Euge mater. Giulia studia privatamente canto con G. Bonci (ha una bella voce da mezzosoprano) e pianoforte con Giovanni M. Anfossi. Per alcuni anni è attiva come interprete, esibendosi come cantante da camera, illustrando le conferenze di Gaetano Cesari e di Giacomo Orefice.

Ben presto si sente attratta dal bisogno di esprimersi attraverso la composizione. Come racconta ella stessa, inizia gli studi di armonia che completa in appena cinque mesi per passare subito con grande slancio a quelli più severi di contrappunto. Nel 1909 Entra in contatto con Ildebrando Pizzetti, allora insegnante di composizione al Conservatorio di Firenze e, tra le carte conservate a Brivio, vi sono degli esercizi di contrappunto, fughe e orchestrazioni di romanze per pianoforte, stabilendo con l'illustre compositore per circa un anno un rapporto epistolare docente-discente: invia i suoi lavori a Firenze e li riceve a strettissimo giro di posta con le correzioni e le raccomandazioni del Maestro. Su suggerimento di Marco Enrico Bossi, amico di famiglia, e dello stesso Pizzetti, dall'autunno del 1910 prosegue e completa i suoi studi di composizione con Victor de Sabata allora giovanissimo e brillante neodiplomato in composizione e pianoforte al Conservatorio di Milano.

Debutta come compositore nel 1913 con il poemetto pastorale Alisa e Dafni per mezzosoprano, coro e piccola orchestra, eseguito nella sala grande del Conservatorio a Milano sotto la direzione di De Sabata. Nello stesso anno, presso gli «Amici della Musica» di Milano, il Quartetto Poltronieri presenta il Quartetto per archi. Il Quartetto verrà pubblicato nel 1925 dall'editore Bongiovanni di Bologna e dedicato al quartetto Rosé di Vienna che l'incluse regolarmente nel suo repertorio e lo eseguì più volte nella capitale austriaca. Il Quartetto fu replicato l'anno dopo a Roma (Accademia di Santa Cecilia, Quartetto Corti), Praga, Verona, Palermo e di nuovo a Milano. In occasione di questa seconda esecuzione milanese compaiono due ampie recensioni, sulla Perseveranza (17 marzo) e sulla Rassegna Musicale (28 aprile). Sulla prima leggiamo che in questo quartetto: "il quadro musicale, costituito dai quattro episodi di prammatica fu tratteggiato da una mano franca e spedita... Non ci troviamo di fronte all'avido ricalco di forme o consacrati dogmi del classicismo, ma ad un lavoro equilibrato, originale, fresco d'intendimenti, ricco di giovanile spontaneità. È una musica di stile nobile, ben condotta, piena di nerbo, che dal tessuto delle armonie ricercate senza sforzo, dalle svariate modulazioni al minuto lavorio polifonico trae le migliori risorse dell'effetto peregrino"'. Sulla seconda si evidenzia che "la signorina Recli è una musicista ben temprata di forti studi a cui non manca una personalità spiccata, un vero temperamento musicale, solido e sicuro". H critico della Rassegna musicale prosegue osservando che "il primo tempo si svolge su due temi, il primo dei quali è italianamente melodico e il contrappunto assai elaborato non soffoca, non opprime il cantabile sempre signoreggiato con grande spontaneità. Il secondo movimento, Scherzo, è ritmato in modo assai singolare: l'originalità di questo squarcio colpì di giusta ammirazione l'eletto pubblico che affollava il Conservatorio, lieto di poter constatare tanto felice connubio tra facoltà creativa e sapienza tecnica. Ma la parte che piacque di più fu l'Adagio soavissimo, ("latinamente melodico" per La Perseveranza) pieno di dolci e delicate armonie... Il Finale chiude il bel componimento con un magistrale Fugato, ordinato, limpidissimo, nonostante l'intreccio contrappuntistico, che sarebbe a dimostrare le solide qualità della Recli della quale speriamo poter ammirare in composizioni di genere sinfonico, avendo ella provato di averne tutti i requisiti".

L'auspicio del critico si avvera l'anno seguente con l'esecuzione, in prima assoluta il 17 maggio 1914, del poema sinfonico Alba dell'anima per la Società Orchestrale del Teatro alla Scala, su commissione della direzione del Teatro stesso. Sul podio il M° Antonio Guarnieri. È la prima volta che una composizione di una donna viene presentata al Teatro alla Scala.

Come si conviene ad un poema sinfonico, vi era un ampio programma premesso alla partitura e riportato sul programma di sala, ispirato a un passo di Jean Paul che recita: "L'alba è una luce di sogni e di canti che svaniscono nella via della vita ove è un andare lento e triste...".

In un articolo apparso il giorno dopo sul quotidiano milanese La Ser si sottolinea come questo lavoro sia più che una promessa e riveli il temperamento spiccatamente drammatico dell'autore. Si lodano le delicate armonie, gli effetti coloristici assai indovinati che rivelano un buon gusto non comune e "uno studio appassionato e costante di tutte le più moderne partiture", riferendosi ai francesi ed ai "moderni" maestri della scuola russa. Anche G. Cesari su Il Secolo nota un certo "gusto impressionista" di derivazione francese. L'attenzione al moderno, le influenze straniere incontrano invece la disapprovazione del critico conservatore del quotidiano La Perseveranza che rileva innanzi tutto come già il genere - evidentemente da lui aborrito — del poema sinfonico implica un andamento frammentario ed episodico, dovendosi piegare "alle speciali significazioni del testo", quindi accusa la musicista di "non essere passata incolume attraverso le tentazioni dell'arte debussyana" di cui sarebbe permeata gran parte della composizione. E questo è un male poiché "Debussy non è l'autore che offra un vasto emporio di risorse creative. I musicisti che vogliono seguire le orme di lui corrono il rischio di perseguire una chimera. I loro tentativi non possono avere che un risultato incompleto perché per assecondarla, tarpano le ali alla loro fantasia. La signorina Recli ha troppo frenato l'impeto della sua ispirazione, od almeno l'ha sacrificata per la realizzazione del suo elevato proposito". Il critico conclude sottolineando il magistero tecnico {"prova di conoscere tutte le risorse della strumentazione moderna") con l'auspicio che nei futuri lavori la compositrice sappia imprimere il suggello dell'italianità.

Qualche mese dopo (30 novembre) il poema sinfonico viene riproposto al teatro Augusteo di Roma con l'orchestra dell'Accademia di Santa Cecilia sotto la direzione di Tullio Serafin ed accolto con grande successo di pubblico e di critica per quello che, come fa notare il recensore del Giornale d'Italia, fu "una spede di battesimo del femminismo in musica", cioè per la prima volta nel programma dell'Augusteo appariva il nome di una donna come compositore. Ma il pubblico "non ebbe bisogno di ricorrere al proprio sentimento di cavalleria, perché bastavano i pregi riscontrati nel nuovo poema sinfonico di Giulia Recli per assicurare alla musidsta le più favorevoli accoglienze".

Nel 1917 Ricordi pubblica un primo gruppo di musiche per canto e pianoforte {Bozzetti lirici, Bergerette, Frammento di ballata dal Decamerone, Il Pastore canta, Sul fiume) e il Dizionario del De Angelis ci dà notizia di altre opere composte in quegli anni rimaste però inedite: il Miserere per coro e orchestra, Vox clamantis in deserto per Tenore, coro e orchestra e Leggenda per violino e pianoforte.

Del 1919 è la cantata Euge mater, su testo della sorella Maria, per mezzosoprano, Tenore, coro e grande orchestra, presentata al Politeama Rossetti di Trieste il 3 novembre per celebrare il primo anniversario della vittoria. Il brano comincia con la voce dolente della Madre che invoca il Figlio e il coro di una moltitudine di altre madri commenta il pianto doloroso: ma ecco che una Voce consolatrice risponde ed esalta il sacrificio materno. "Il poema — scrive La Nazione il 4 novembre 1919 — è tutto pervaso di un soffio di sensibilità, di commossa ispirata vena melodica, ed impostato su una linea di concezione drammatica sicura, procedente con precisa intuizione dal primo fioco lamento materno al mistico clangore delle voci unite, esaltanti la sublime offerta alla Vittoria Santa. Lo strumentale felicemente calmo nei momenti descrittivi, intensamente colorito nei momenti drammatici, commenta con magistrale fedeltà l'alto spirito espresso nelle due voci solistiche: la Madre e la mistica Voce consolatrice"

Giulia Recli in un suo appunto annota che l'orchestra aveva minacciato di scioperare perché non voleva eseguire una composizione di una donna.

Nel 1920 il Direttore del Conservatorio di Milano, Giuseppe Gallignani, le conferisce l'incarico d'insegnamento per un corso straordinario su "Madrigali e antiche Musiche". Negli anni successivi Ricordi pubblica un secondo gruppo di Liriche: Sei bozzetti popolari (1922), Nenia popolare (1922), Anda! (1926), Bella bellina (1926). Nel marzo 1921 una sua nuova composizione per orchestra, il poema sinfonico Bozzetti montanini in tre parti, è il primo lavoro eseguito all'estero a Brema ed è la prima volta in Germania che si esegue musica sinfonica di una donna. "I Bozzetti montanini" — scrive la Rivista Nazionale di Musica del maggio 1921 — "descrivono ed esaltano la vita di montagna nella bellezza pittorica e nella manifestazione della forza rigogliosa della natura, a cui fa contrasto l'espressione soggettiva e umana del pastorello... Il lavoro della Recli è nato da un'emozione artistica che ha voluto esprimere soggettivamente e oggettivamente la vita primitiva delle cose... esso inoltre s'impone per la bellezza dei temi, per lo sviluppo degli elementi e per gli amalgami orchestrali veramente interessanti, per cui conseguono effetti non comuni, come quello del vento ululante e l'altro, pieno e grandioso, del canto trionfale delle forze elementari della natura".

I tre brani sono più diffusamente commentati nella recensione apparsa nello stesso mese sul periodico Musicisti d'oggi. "Nel primo brano, Fra greggi e pastori, l'infinito silenzio musicale è rotto dal quieto muovere delle greggi e da una nostalgica cornamusa (oboe). Nel secondo, La chiesuola chiama alla preghiera, nasce l'alba annunziata da una piccola campana cui fanno eco le campane dai villaggi vicini, vinte, poco a poco, dal risveglio gioioso della natura su cui aleggia l'ingenua preghiera del pastorello. Nel terzo, Il vento della foresta narra, è il gioco del vento fra gli alti alberi che ora soffia impetuoso, ora sospira dolcemente e mormora al pastorello arcane cose, per riprendere poi l'inno trionfale delle forze della natura. Questi tre diversi momenti della vita di montagna ci sono rivelati oltre che obbiettivamente e doè nell'essenza coloristica del quadro musicale, anche nella sensibilità del pastorello che dà valore drammatico alla scena, appunto perché ne è la manifestazione soggettivamente umana".

Nel 1923 Giulia Recli vince il Primo e il Secondo premio del concorso di composizione della Lega Musicale Italiana a New York con due liriche: Canzone Villereccia e Voce campestre. Nd maggio dd 1925, al Teatro del Popolo di Milano, viene presentata la "nuovissima" Sonata romantica per violino e pianoforte pubblicata successivamente da Cariseli con il titolo Tre Tempi. Il critico e compositore Alceo Toni, recensendo questo lavoro sulla Rivista Nazionale di musica, scrive che "la robusta plastica dei temi, la veemenza ritmica e la piena sonorità sono gli elementi essenziali della sua costituzione... L'autore possiede un franco e sincero andamento melodico, non senza caratteri di una certa modernità. Invano si cercherebbe in Essa quel che di languido e sentimentale che è il lato inevitabile e più caratteristico dell'espressione femminile... Giulia Recli ha al suo attivo dei successi a cui molti uomini aspirano invano".

Nello stesso anno l'editore Bongiovanni di Bologna pubblica il Quartetto per archi e Nicolette s'endort per violino e pianoforte, trascrizione della terza parte della Suite per orchestra Aucassin et Nicolette.

Nel 1926 i Bozzetti montanini vengono eseguiti al Metropolitan di New York sotto la direzione del maestro triestino Bamboscek. Anche al Metropolitan la Recli è "la prima donna compositore". Nel 1928, sempre nello stesso teatro, vengono presentati due cori sacri, Vocavi te e Cantate Domino, in un concerto diretto dal G. Setti, maestro dd coro del Metropolitan e recensiti con toni entusiastici sulla stampa americana. Una riduzione per coro e pianoforte del Cantate Domino viene pubblicata nel 1930 da Schirmer di New York, unica opera della Recli stampata da un editore straniero. È di questi anni l'inizio di un lungo e proficuo sodalizio artistico, nonché di una profonda amicizia con Vittore Veneziani, direttore del coro della Scala, il quale si fa promotore dell'esecuzione di alcune composizioni corali della Recli (ad esempio Vocavi te, Lamento, Primavera, Cantate Domino nel 1927 al Salone dell'Umanitaria a Milano). Stimolata dalla collaborazione con Veneziani è la produzione di diverse pagine corali alcune delle quali vengono pubblicate tra il '30 e il '40 presso Ricordi e Bongiovanni {Il miracolo del cieco, Ad primam, Mattutino, Per la via del calvario, Crepuscolo, Voce di laguna). Alcune di queste opere, composte originariamente per coro e orchestra, vengono pubblicate da Ricordi nella riduzione per coro e pianoforte. Ed è ancora Veneziani, con il Coro femminile dell'Accademia della Scala, a realizzare nd 1934 una registrazione di un gruppo di composizioni corali per la casa discografica La Voce del padrone {Per la via del Calvario, Mattutino, Invocazione, Il miracolo del cieco).

Gli anni '30 si aprono con il ritorno della Recli al Metropolitan di New York (1931) con un nuovo lavoro, la suite per orchestra Aucassine et Nicolette, riproposta qualche anno dopo a Vienna e Londra . A Budapest vengono eseguiti dei Bozzetti montanini "Voci della foresta" (1932) e "Fra greggi e pastori" (1935); è la volta quindi nel 1935 del suo primo lavoro orchestrale {Alba dell'anima) riproposto a Basilea (Sala del Conservatorio), mentre nel 1938 si ha una nuova esecuzione del Salmo Cantate Domino per coro e orchestra nella St. George's Cathedral di New York. Infine, sempre nel corso degli anni '30, altri due lavori per orchestra, Andante doloroso e Invocazione, vengono eseguiti in diverse città europee (Budapest, Vienna, Bucarest, Lugano, Basilea).

Gli anni '20 e '30 vedono quindi una presenza frequente e costante di opere della Recli nei programmi di concerti, limitata in Italia alle composizioni cameristiche, mentre quelle sinfoniche e corali con orchestra compaiono solo all'estero (Austria, Canada, Cecoslovacchia, Germania, Gran Bretagna, Olanda, Romania, Stati Uniti, Svizzera, Ungheria). Una notevole circolazione all'estero in particolare ha poi il Quartetto d'archi e presenti sono anche i Tre Tempi per violino e pianoforte e le liriche per canto e pianoforte. In Italia prevale un forte pregiudizio nei confronti di una donna compositrice di cui si fa portavoce l'anonimo estensore della recensione dei Sei bozzetti popolari, apparsa sul periodico La critica musicale (aprile 1922) in occasione della loro pubblicazione da Ricordi: "...penso che le donne dal canto loro abbiano una limitata facoltà creativa nel campo artistico: specie se vogliono cimentarsi in vaste e organiche costruzioni o esprimere stati d'animo eccezionali. Quando invece si accontentano di una più raccolta cornice e ci rivelano francamente, senza lusso di frange e di vanità magniloquenti, una loro serena intimità affettuosa, possono fare opera non inutile né disprezzabile. Portano allora queste loro creature una soave impronta di femminilità che è destinata a conquidere anche i giudici più arcigni e più restii alle seduzioni... I Sei bozzetti popolari sono sei liriche brevi su poesie popolari dove la voce ha inflessioni piani e insinuanti e dove il commento pianistico è di una sobrietà esemplare... Confesso di aver letto con piacere questa musica semplice e senza pretese dopo tante pagine complicate dovute a compositori dell'altro sesso".

E anche il tono di altre recensioni dei suoi lavori non si discosta da questa impostazione: viene lodata la semplicità, la freschezza dell'espressione, il melodizzare ingenuo, insomma le caratteristiche di una compositrice senza troppe pretese e ambizioni. Quando poi bisogna prendere atto del successo di una composizione orchestrale all'estero {Bozzetti montanini Brema, 1921) si riconosce al massimo che essa è "degna di un nobile cervello virile" oppure, sempre a proposito della medesima partitura (Budapest, 1931), che "è molto sorprendente che questa bella e ricca partitura sia stata scritta dalla mano di una donna", aggiungendo però che Giulia Recli è senza dubbio la più grande compositrice degli ultimi tempi.

Un'eccezione nd panorama italiano critico di quegli anni è la recensione apparsa su Musica d'oggi nel 1930 in relazione alla pubblicazione dd Salmo Cantate Domino, Si rileva che la composizione polifonica ha "una solida ossatura contrappuntistica e una fluidità di ideazione veramente degne di rilievo. G. Recli pone in evidenza le risorse non comune della propria natura musicale, dimostrando una singolare versatilità, che le consente di applicarsi con esito sicuro allo stile severo della liturgia, in virtù di un'accurata preparazione tecnica maturata attraverso le varie manifestazioni della sua musica sinfonica e da camera".

Nd 1935 la compositrice viene nominata presidente della sezione musica del Sindacato Donne Professioniste e Artiste, carica che tenne finché non venne l'obbligo di prendere la tessera del partito fasdsta nd 1938. Rassegnò quindi le dimissioni e, come si legge in un suo appunto, "per una lunga epoca non si eseguì musica sua". In effetti, in Italia, dopo questa data, fino alla fine della guerra, si segnalano pochissime esecuzioni di sue composizioni tra le quali spicca però il concerto della Società del Quartetto (Milano, 29 febbraio 1940), nel cui programma appaiono i Tre tempi romantici (ovvero la Sonata per violino e pianoforte) nell'esecuzione della grande violinista Gioconda de Vito accompagnata al pianoforte da Tito Aprea.

Dalla fine della guerra alla metà degli anni '60 appaiono un ultimo gruppo di composizioni cameristiche presso Carisch e Curci {Piangono gli occhi miei, La cancion de un muchacho, La Campanella, Nei silenzi una voce canta); un unico brano, La giornata di pollicino, per pianoforte, appare invece presso le Edizioni Accordo (1956). Agli anni '40 e '50 risalgono infine i lavori teatrali e un brano per orchestra tutti rimasti inediti che si trovano nel fondo musicale di Villa Recli a Brivio: Eliduc o Villidiana, leggenda in tre tempi; Cento ducati, azione fiabesca in tre tempi; Belluccia, azione fiabesca; Piume d'oro, balletto in due tempi; L'isola dei pastori, per orchestra.

Con la fine del conflitto riprende intensa la collaborazione con Veneziani e vengono così riproposti alcuni suoi lavori corali in diverse città italiane (Milano, Venezia, Siena, Assisi, Roma); frequenti sono in Italia ancora le esecuzioni di liriche e della musica strumentale da camera, mentre risultano vani i tentativi di far rappresentare o pubblicare i suoi lavori teatrali. Solo la RAI trasmette attraverso la Radio pagine scelte delle opere Eliduc (1949) e Cento ducati.

Giulia Recli ricopre negli anni '50 l'incarico di vicepresidente del Sindacato Musicisti Italiani (SMI) e dal 1951 al 1966 è presidente del Lyceum di Milano, dove si fa promotrice di eventi musicali, organizzando concerti per giovani talenti e istituendo un concorso di canto e uno per violino e pianoforte. Nel 1950 vince con il Quartetto per archi il Concorso Internazionale di Basilea riservato alle Donne Compositrici e nel 1955 il primo premio al concorso "Arti" intitolato a Trieste con la lirica Campanelle.

La presenza di composizioni di G. Recli a partire dagli anni '60 diventano sempre più rare: sono documentati alcune esecuzioni di liriche, dei Tre Tempi (o Sonata) per violino e pianoforte e del Quartetto (Roma, Montecatini, 1965). A coronamento di un'intensa vita dedicata alla musica, riceve due onorificenze dallo stato italiano, "Cavaliere al merito della Repubblica Italiana" (1964) e "Ufficiale al merito della Repubblica Italiana" (1969) ed è nominata "Accademico" dell'Accademia dei Cinquecento (1964).

Giulia Recli muore a Milano il 19 dicembre 1970, lasciando per legato testamentario i diritti d'autore alla Casa di Riposo per musicisti "G. Verdi" di Milano.

Antonio Schilirò




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Ultimo aggiornamento 8 agosto 2020